Una caratteristica che sembra accomunare tutti i partiti italiani o quel che ne resta e quel tanto di nuovi che si affaccia sulla scena, pare che sia lo scissionismo, la frantumazione.
Ora sembra che sia la volta dei Cinque Stelle, che, in realtà non è che abbiano molte ragioni per stare assieme, salvo, magari il vincolo delle carte da bollo, che ne evidenzia l’assurdità proprio nella sua inconcludenza giuridica.
Ma c’è un partito che non mostra crepe e contrasti. Non ne mostra e non può mostrarle, e, soprattutto non può far nulla per combatterli, appianarli e superarli, perché non può “apparire”: è il Partito dei Magistrati, un’istituzione-partito, come tale abusiva e prevaricatoria.
Non v’è dubbio che proprio nel momento in cui il Partito dei Magistrati diventò tale da coinvolgere l’intera Corporazione (piaccia o non piacca a Berlusconi la storia di “alcuni P.M. comunisti”) si manifestarono differenze e contrapposizioni assai rilevanti nel suo seno.
Una frangia (se si tratta solo di una frangia) oltranzista, con una ideologia tanto vaga e rozza quanto estremizzante e fanatica, sta affermandosi soprattutto in talune zone attorno ad alcune “stars” della lotta alla mafia, ma con propaggini che si manifestano un po’ dovunque.
Nessuno può ragionevolmente sostenere che il Partito dei Magistrati si identifichi in certi personaggi, in certe operazioni assurde (come il processo per la “trattativa Stato-Mafia”). Certo è che queste frange, questi personaggi, queste baggianate, così come un estremismo giudiziario di facile presa, sono però parte e caratteristiche non secondarie del P.d.M.
Non saprei dire se oggi è più pericolosa la parte ancora maggioritaria di quest’abnorme partito, oppure la sua porzione pressoché apertamente eversiva.
Piuttosto mi sembra evidente che il Partito dei Magistrati non è in condizione di controllare quella sua minoranza oltranzista e dichiaratamente eversiva, la frangia Calabrese e Palermitana dei visionari che si direbbe vogliano perseguire chi rappresenta e serve lo Stato come se si trattasse di un’associazione a delinquere.
Non lo possono fare perché essi stessi, quelli della maggioranza, per così dire, corporativa, in quanto costituiti in partito-istituzione, sono in posizioni implicitamente eversive. Non solo, ma, negando di essere un partito, magari non rendendosi conto di esserlo, non possono imporre a nessuno di loro di rispettare una linea comune meno oltranzista, né imporre una qualsiasi “disciplina” di partito negando di essere partito. Del resto la magistratura non riesce nemmeno a realizzare una decente funzione disciplinare istituzionale al proprio interno.
Non so se ciò rappresenti un elemento di debolezza per il Partito dei Magistrati o se implichi solo che esso sia destinato a portarsi inevitabilmente su posizioni le più oltranziste.
Certo le speranze di quelli che, contano su di una svolta moderata del P.d.M., come pare in questo momento sia di moda nel Partito Democratico, si direbbe siano affette da un malsano e pericoloso ottimismo.
E’ pure certo che, da quando il P.d.M. ha realizzato il massimo dei suoi successi, riuscendo a disarcionare Berlusconi, la sua politica, e la sua stessa esistenza, si sono fatte più complesse e problematiche.
Il che non è una buona ragione per rimanere mesti ad aspettare che di là venga qualcosa di buono.
Mauro Mellini