Molti magistrati, “entrati in politica”, vi stanno facendo un’ottima carriera. A fronte di un Tonino Di Pietro, che dopo le glorie degli scorsi anni ha fatto un brutto cascatone, pare che gli altri vadano a gonfie vele.
In questi giorni, di fronte a queste brillanti carriere (ultima quella di Emiliano) ci si è ricordati che questi signori, mentre “progrediscono” ai vertici della politica, non avendo abbandonato la magistratura, ma passati solo “temporaneamente fuori ruolo” (si fa per dire: c’è chi ci resta per sempre, chi ci sta da decenni…) fanno carriera anche come magistrati. “Progrediscono” ai vari livelli, fino ai massimi.
In Magistratura, ce lo ricordano spesso, non ci sono “gradi”, ma “livelli” che vanno da Uditore a Magistrato di Cassazione idoneo alle funzioni superiori (Pres. di Sez. di Cass.).
I magistrati si incavolano quando si dice che la “progressione” ai livelli superiori è automatica. Niente affatto, spiegano: dopo tot anni in un livello, debbono essere “valutati” per essere collocati in quello superiore. Esatto. Solo che la “valutazione” è come i sigari di Vittorio Emanuele II: non si nega a nessuno. Quindi, neanche a quelli “fuori ruolo”. Anzi, per loro c’è solo un procedimento un po’ diverso.
Per quelli “in ruolo”, maturato il periodo di permanenza in un livello, il “Consiglio Giudiziario Distrettuale” dei Magistrati, esistente presso ogni Corte d’Appello, emette una “relazione” con un giudizio di “idoneità” al livello superiore. (Per quelli della Cassazione è l’analogo organo presso la Corte). Tale relazione passa al Consiglio Superiore della Magistratura che, in base ad esso, emette il provvedimento di “passaggio” al livello superiore. Chiaro? Anche troppo.
Poiché la legge prevede che vi sia un certo numero di magistrati “fuori ruolo” addetti con funzioni amministrative direttive al Ministero della Giustizia (un sistema molto discutibile) essa specifica che per questi magistrati la relazione valutativa la fa il Consiglio di Amministrazione del Ministero di Via Arenula.
Ma di magistrati “fuori ruolo” ve ne sono oggi a bizzeffe. Negli uffici legislativi dei vari Ministeri, presso le “Autority” etc. Per ognuno è trovato qualcuno che faccia una bella “relazione valutativa”.
E, poi, – ora ci siamo, ci sono i magistrati “fuori ruolo” perché eletti a cariche pubbliche. E, già, perché anche questi “fuori ruolo” “progrediscono”.
Chi fa la relazione “valutativa” dei magistrati-deputati, dei “magistrati senatori”?
Non ci crederete! (sbagliate: in Italia nulla è incredibile, solo che alle cose più ovvie è meglio non crederci troppo). Da “magistrato di Tribunali” si può diventare il Consigliere di Cassazione idoneo alle funzioni superiori con l’”esperienza” non di giudice o P.M., ma quella del mandato parlamentare. Per poi godersi, alla fine, pensione, adeguata al “livello”.
A fare le “relazioni” per la progressione, poniamo, di Anna Finocchiaro (che oramai credo sia progredita fino al massimo…) è stato l’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati. Che non ha “valutato” Anna come un’ottima deputata (del resto il Parlamentare è…insindacabile) ma un’ottima, o, almeno normale magistrata. Il che fa un po’ ridere: il buon magistrato sarebbe quello…che non fa il magistrato. Almeno se trova da far altro.
Io non so chi ha potuto fare la (o le) “relazioni valutative” di Emiliano, Sindaco di Bari e, poi, Presidente della Regione Puglia. Forse la Giunta…forse l’Ufficio Personale…
So però (e mi pare di averne già scritto) che ci fu un caso emblematico, grottesco.
E’ il caso di Enrico Ferri, magistrato “capocorrente” nell’A.N.M., che fu nominato Ministro dei Lavori Pubblici in quota P.S.D.I. Il caso volle che mentre era in tale carica venisse a “maturare” il tempo per il “passaggio” dal livello di Consigliere d’Appello a quello di Consigliere di Cassazione.
Ferri era ministro, ma non deputato né senatore. Chi dunque doveva fare la relazione valutativa?
Forse il Presidente del Consiglio? Non so se fu interpellato (era De Mita). Certo è che Ferri tagliò corto: la relazione se le fece da sé. Positiva, naturalmente.
Si descrisse come un ministro con i fiocchi, compilatore di leggi e di regolamenti di alto valore giuridico. E, naturalmente, il C.S.M. in base ad essa, lo “collocò al livello superiore”.
Ottimo sistema! La “trovata” di Ferri, che credo abbia fatto scuola, dato che il numero dei “magistrati in politica” è da allora assai aumentato, è, del resto, coerente con il principio fondamentale del potere delle Toghe, che è quello della “autorefenzialità”.
“Charitas incipit a semet ipso” diceva Sant’Agostino
C’è sempre da imparare.
Mauro Mellini