Fino a pochi anni fa si parlava semplicemente di diminuire il numero delle persone che pativano fame e malnutrizione, di ridurre la povertà estrema. Oggi giustamente diciamo che non esiste un numero accettabile. Lavoriamo verso uno sviluppo rurale che porti all’obiettivo Fame Zero». Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ha aperto i lavori della 40esima riunione annuale del Consiglio dei Governatori del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) a Roma.
Martina ha ricordato che sono fame e povertà, soprattutto nelle aree rurali, il primo anello della catena di fattori che porta a conflitti, instabilità, emergenze umanitarie e migrazioni. Porre fine a tali piaghe, ha spiegato, significa costruire le fondamenta della pace. Questi sono temi, ha aggiunto, «a cui dedicheremo ampio spazio nell’ambito della nostra presidenza del G7».
Tre quarti delle popolazioni più povere del pianeta vivono nelle aree rurali dei paesi in via di sviluppo. Per la propria sussistenza, la maggior parte di tali popolazioni rurali dipende da piccole aziende agricole e dalle realtà industriali ad esse correlate. L’IFAD investe in queste zone per poter arginare il flusso migratorio causato dalla fame e dalla mancanza di prospettive in cui versano.
«Abbiamo scelto di lavorare congiuntamente con le tre agenzie Onu, FAO, IFAD e PAM, alla preparazione del G7 di Taormina – ha proseguito il Ministro Martina – nella convinzione che dove c’è fame non c’è dignità, né sicurezza». E ha aggiunto: «La scelta del luogo non è casuale: la Sicilia è il cuore del Mediterraneo, ponte con l’Africa ed è il simbolo della cooperazione con il continente africano».
Nel suo ultimo discorso da presidente, Kanayo F. Nwanze ha sottolineato come lo sviluppo rurale sia un «obbligo morale». Rivolgendosi ai rappresentanti dei governi venuti a Roma per seguire i lavori del Consiglio dei Governatori che si chiuderà domani, Nwanze ha ricordato che «di fronte alla prospettiva di fame e povertà le persone sono costrette a migrare verso le città. Per loro non c’è oceano troppo grande o barriera troppo alta o confine invalicabile».
Si è concentrato sulla situazione africana il discorso del Presidente della Repubblica di Mauritius, Bibi Ameenah Firdaus Gurib-Fakim, che ha spiegato: «L’Africa subsahariana resta il luogo della povertà. Troppi nostri concittadini vivono sotto il livello della povertà. Oggi quasi due bambini su cinque sono malnutriti e una donna su otto è sottopeso». E ha aggiunto: «Senza un settore agricolo florido, le popolazioni africane resteranno escluse dal crescente benessere».
Durante il Consiglio dei Governatori è in programma la designazione del Presidente dell’IFAD. Otto i candidati, di cui tre donne, a rappresentare paesi quali Indonesia, Messico, Italia, Marocco, Togo, Turchia, Repubblica Dominicana e Svizzera.
Il Presidente uscente, Kanayo F. Nwanze, resterà in carica fino al 31 marzo prossimo. Il Consiglio dei Governatori è il più alto organo decisionale dell’IFAD, quella di Presidente è la carica più alta del Fondo e comporta la responsabilità di guidare l’organizzazione e presiederne il consiglio di amministrazione.
Nwanze fu designato nel febbraio del 2009 ed è rimasto in carica per due mandati, termine massimo consentito. Tra i principali risultati ottenuti, Nwanze verrà ricordato per le modifiche apportate al modello operativo dell’IFAD, sviluppato durante il suo mandato, che mette le popolazioni delle aree rurali al centro del lavoro dell’IFAD e che considera l’agricoltura un business, indipendentemente dalla grandezza dei progetti agricoli presi in esame. Nwanze, con l’obiettivo di portare l’IFAD a più stretto contatto con le popolazioni rurali ha aumentato il numero degli uffici sul campo del Fondo presenti nei paesi in via di sviluppo, portandoli da nove a quaranta.
Nel 2016, Nwanze è stato insignito del premio Africa Food Prize per la sua leadership eccezionale e il suo lavoro passionale volto a mettere i piccoli agricoltori al centro dell’agenda agricola mondiale.
Sotto la sua presidenza, il valore del portafoglio di investimenti IFAD è cresciuto da 3.4 miliardi di dollari a 5.9 miliardi, grazie anche al suo approccio di finanza flessibile che include prestiti sovrani e altri meccanismi di gestione delle risorse.