In occasione della presidenza della Polonia nel Gruppo di Visegrad (luglio 2016-giugno 2017) l’Ambasciata di Polonia ha organizzato un incontro mirato alla presentazione della cooperazione tra i quattro paesi che fanno parte del V4. Nel 2016 ricorre anche 25° anniversario della fondazione del Gruppo.
Nel filmato che vi invitiamo a vedere presentiamo alcuni interventi che spiegano questo tema. Parlano i rappresentanti di tutti e quattro i paesi: dalla Polonia il prof. Jacek Purchla, dalla Repubblica Ceca il prof. Jaroslav Pánek, dalla Slovacchia l’ambasciatore Magdaléna Vášáryová, dall’Ungheria la giornalista Edit Inotai.
Il Gruppo di Visegrad: Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, sono quattro paesi con forti legami storici. La cooperazione odierna del Gruppo è nata nel 1991. Il suo nome trae però origine dalla città ungherese di Visegrad dove nel 1335 i re ceco, polacco e ungherese si incontrarono per sigillare un’intesa di carattere politico e economico. Nel 1991, 656 anni dopo lo storico incontro, i presidenti di Cecoslovacchia, Polonia e Ungheria si riunirono nello stesso posto per dar vita a una nuova cooperazione nota anche con la sigla abbreviata V4. Il prof. Jacek Purchla ricorda: “il Gruppo Visegrad esiste da 25 anni ed è nato in un momento speciale della storia dell’Europa cioè dopo il fallimento dell’Unione Sovietica, la guerra fredda e l’abbattimento del muro di Berlino, la fine del Patto di Varsavia.
Tre personaggi simbolici – Josef Antall in Ungheria, Vaclav Havel in Cecoslovacchia, Lech Wałęsa in Polonia – rappresentavano la resistenza anticomunista.”.
L‘ambasciatore Magdaléna Vášáryová aggiunge: “Quando parliamo delle radici della cooperazione di Visegrad dobbiamo ricordare che negli anni 80. tanta gente, tanti intellettuali come György Konrád, Vaclav Havel, Milan Kundera, Adam Michnik, Czesław Miłosz, pensavano alla libertà dell’Europa Centrale. Sono loro che hanno cominciato di nuovo a pensare al significato dell’Europa Centrale.”.
Il prof. Jaroslav Pánek precisa: “Da oltre mille anni l’Europa centrale è una parte viva della civiltà europea. Nel 2004 questi paesi sono entrati nell’Ue. Il Gruppo di Visegrad è stato fondato dopo gli avvenimenti del 1989 dagli eroi anticomunisti. I legami del Gruppo hanno permesso di sopravvivere al periodo dei cambiamenti politici nei tre, poi nei quattro paesi del Gruppo.” L‘ambasciatore Magdaléna Vášáryová sottolinea l’importanza della cooperazione odierna: “Per quarant’anni eravamo spariti dalla mappa mondiale. Mi ricordo un libro scolastico americano dove la nostra regione era marcata solo come una grande zona rossa. Per questo motivo le nostre nazioni hanno sentito il bisogno di cooperare insieme.”
La collaborazione nell’ambito del Gruppo di Visegrad è percepita dai paesi membri come complementare e non competitiva verso gli altri concetti integrativi. Come spiega Edit Inotai dall’Ungheria: “La cooperazione di Visegrad viene spesso percepita come un pericolo distruttivo per l’Ue. Alcuni considerano il V4 una marca ‘tossica’. I politici della nostra regione la considerano, sopravvalutandola, invece una opportunità per rivitalizzare anche le nostri nazioni. Entrambe le visioni sono sbagliate. Il V4 non rovinerà l’Ue, ma nemmeno la salverà.”. Il V4 costituisce l’emanazione di interessi comuni e prioritari che sin dall’inizio sono legati all’Unione Europea e alla NATO. Dopo l’entrata nell’Ue, lo scopo è diventato quello di armonizzare la posizione comune del Gruppo. A tal fine i paesi del V4 svolgono consultazioni prima degli incontri del Consiglio dell’Ue. Il Gruppo di Visegrad rimane informale. È nato per favorire la consultazione senza intenzione di creare delle istituzioni governative congiunte. L’unica forma organizzata è il “Fondo Visegrad Internazionale” fondato nel 2002 con lo scopo di favorire la cooperazione culturale e scientifica.
Le nazioni del Gruppo di Visegrad sono unite non solo dalla storia, ma anche dalla tradizione intellettuale. Una percezione degli aspetti geopolitici simile e la vicinanza culturale testimoniano che i quattro paesi hanno da sempre voluto appartenere e appartengono alla cultura occidentale.
Sulla geografia europea si esprime il prof. Jacek Purchla: “La nostra più grande ossessione era la geografia, la posizione sulla mappa appartenendo all’Occidente. Noi eravamo spesso percepiti come quelli dell’Est. Ci piacerebbe piuttosto chiamarci come quelli di Mitteleuropa oppure dell’Europa Centrale che rappresenta la nostra specificità e i nostri valori. Noi non abbiamo mai accettato il sistema sovietico.”. Lo chiarisce il prof. Jaroslav Pánek dalla Repubblica Ceca: “Anche i paesi come Polonia, Ungheria, Slovacchia, Cecchia hanno dato il proprio contributo alla civiltà europea. Osserviamo tappe simili nella civiltà segnata dal cristianesimo, creazione degli stati, evoluzione agraria, processi urbanistici sin dal Medioevo. I reciproci legami politici e culturali in Europa hanno portato alla crescita culturale europea. Per esempio Praga durante il regno di Carlo IV. Le università di Praga, di Cracovia sono state fondate in tempi vicini alla fondazione delle università di Bologna o di Parigi.”. Il prof. Pánek sottolinea l’importanza delle nazioni nella storia europea: “Non dimentichiamo il ruolo della Polonia e dell’Ungheria nella lotta all’espansione ottomana. Oppure la partecipazione dei piloti polacchi e cecoslovacchi alla Battaglia d’Inghilterra. Spesso le nazioni centro-europee hanno salvato la libertà, la civiltà del continente.”.
Il prof. Jacek Purchla chiarisce i legami polacco-italiani: “La famiglia reale polacca Jagiellone era legata all’Italia. Solo per dare un esempio della regina Bona Sforza. Gli italiani hanno portato il rinascimento alle nostre città per esempio a Budapest – all’epoca Buda oppure a Cracovia. Creando i panorama di queste città però anche influendo la nostra mentalità che ci distingueva nell’epoca sovietica.”. Il prof. J. Purchla chiarisce le nostre radici comune europee: “Tornando all’idea di Visegrad di 25 anni fa – loro sono tornati alla storia comune precedente, alla nostra esperienza e le radici europei a cui noi apparteniamo dal X secolo. Nel X secolo abbiamo cominciato la nostra lezione europea grazie al cristianesimo arrivato da Roma. Cosi è nata la Polonia. Quest’anno celebriamo il 1050 anniversario del battesimo della Polonia. I valori sono una cosa che abbiamo in comune. Il cristianesimo, i diritti dell’uomo e la governabilità al livello locale.”.
Ci si osservano anche alcune divisioni nel Gruppo su quali punta Edit Inotai: “Ci sono due duo, due coppie. Le europeiste Repubblica Ceca e Slovacchia e le scettiche Polonia e Ungheria. La Slovacchia è l’unico paese dei V4 a essere anche membro dell’eurozona, cosa che la avvicina a un’integrazione europea più stretta. Un’altra cosa che ci potrebbe dividere è l’atteggiamento verso la Russia. Qui si osserva una maggiore amicizia da parte dell’Ungheria, fondamentalmente per ragioni economiche, politiche, filosofiche. L’Ungheria è anche contraria alle sanzioni. La Polonia mantiene una posizione più dura verso Mosca per ragioni spiegabili con la storia. Ci sono tante cose che ci dividono nel Gruppo, per non parlare delle lingue. Slovacchi, cechi e polacchi si possono più o meno capire. L’ungherese ha un’altra radice linguistica. I nostri paesi non sono legati nemmeno sul piano economico. Gli investimenti reciproci sono scarsi.”
La regione rimane stabile dal punto di vista economico. Lo spiega Edit Inotai: “la regione rimane stabile e mantiene una costante crescita e una bassa disoccupazione. Per l’Unione siamo una regione poco problematica. Seguiamo il modello economico tedesco.” Il prof. Jaroslav Pánek aggiunge: “L’Ue non deve percepire il Gruppo come un pericolo, bensì come una ricchezza e una opportunità per la comprensione reciproca tra gli stati membri.”.