C’è qualcosa di comico nella situazione venutasi a creare con la sonora sconfitta di Renzi sul referendum sulla sua sciagurata riforma elettorale.
Il voto degli Italiani è stato chiaro: NO alla riforma “ad personam” di Renzi, Renzi a casa, a casa la maggioranza che lo ha sostenuto e che si proponeva di farsi legittimare dal SI che non c’è stato.
A casa. A casa. Ma, intanto, è venuto fuori che non c’è una legge elettorale con la quale votare. C’è, ma è uno schifo, una trappola “ad personam” non meno della riforma costituzionale e, poi, sottoposta a giudizio di costituzionalità, essendo stati aggravati con tale leggi i vizi che avevano portato la Consulta a rottamare quella precedente.
Non abbiamo una legge elettorale. E’ questa una situazione inconcepibile in un Paese che si proclama una Repubblica democratica.
Ma a questo dato già in sé clamorosamente allarmante se ne aggiunge un altro che definire grottesco è poco.
Dal 1994, quando fu abolita la proporzionale rimasta in vigore dal 1948, sono state cambiate la bellezza di quattro leggi elettorali, cui si sono date nomi anch’essi grotteschi: Tatarellum, Mattarellum, Porcellum, Italicum.
Questo per la Camera. Poi le modifiche di quella per il Senato. Tanti cambiamenti, tante leggi e, al momento di dover votare con urgenza, in presenza di un Governo, una maggioranza cui il voto diretto referendario cui essi si erano sottoposti per avere un’investitura speciale, ha dato una sonora pedata, non c’è uno straccio di legge con cui votare.
Il modo in cui si è proceduto a redigere le leggi elettorali per lo più alla scadenza delle legislature, sulla base delle previsioni di voto già rilevate, da sfruttare al meglio secondo gli interessi della maggioranza e, con la distribuzione di briciole di sopravvivenza a partitini più o meno immaginari, è uno scempio di ogni principio di onestà pubblica, un mercimonio inconcepibile, emblematico di un vuoto morale e politico semplicemente spaventosi.
E questo baratro, questo letamaio è oggi quel che resta della forza di un tiramolla ambizioso e rissoso. Forte delle sue (e degli altri) malefatte e del disastro del Paese che ha tanto efficacemente contribuito ad ingigantire.
Ed allora, quali che siano le difficoltà, non c’è che da ripetere quello che gli Italiani si sono proposti il 4 dicembre: A casa! A casa! Ed al più presto.
Con Renzi non si tratta. C’è di meglio dovunque. E’ insinuante, arrogante, bugiardo.
A casa! A casa!
Mauro Mellini