Ce ne eravamo dimenticati. Il Ministro che Renzi voleva a Via Arenula, il P.M. “giustizialista” estremista, Gratteri, che Napolitano cancellò dalla lista perché non aveva chiesto l’”aspettativa” per mettersi “fuori ruolo” come magistrato, così che abbiamo avuto alla Giustizia il Ministro “omm’e gnente”, come si dice a Napoli, Orlando (mica Vittorio Emanuele, tornato dall’Altro Mondo, che lo era stato con Gìolitti). Era poi comunque andato al Ministero con un incarico per non meglio precisate riforme. Tutti dissero: “per fare da badante ad Orlando”, che di giustizia capisce quanto io ne capisco di astrofisica.
Gratteri rimase in quella semisegreta funzione ministeriale con una commissione ancor più semisegreta. Poi è tornato a tempo pieno a Reggio Calabria, Procuratore della Repubblica ed esponente dell’ala oltranzista calabrese della Magistratura (cioè del P.d.M.).
Mentre ogni “novità” del Governo Renzi viene strombazzata in anticipo come la chiave di una nuova era, dell’opera “riformatrice” da lui e dalla “sua” commissione, svolta a Via Arenula, non se ne è più parlato. Ci vuol poco a cavarne il “gatta ci cova…”.
Ora, da una intervista resa dallo stesso Gratteri a Lucio Musolino de “Il Fatto Quotidiano”, ripresa con rilievo e commento allarmato ma assolutamente incompleto e impreciso da “Il Dubbio”, (l’ex “Il Garantista”) di Sansonetti, apprendiamo che Gratteri ha preparato la “rivoluzione della giustizia” per “aggredire corruzione e mafie”, una vera rivoluzione giudiziaria che dovrà intervenire, come sottolinea “Il Dubbio” al “momento opportuno”. Un vero e proprio disegno di legge che prevede la MODIFICA di circa 850 ARTICOLI tra CODICE PENALE, DI PROCEDURA PENALE e dell’ORDINAMENTO PENITENZIARIO.
Che una commissione ministeriale presieduta da un magistrato noto per il suo oltranzismo giustizialista prepari la “rivoluzione giudiziaria” è di per sé motivo di “estremo allarme”. Che questo avvenga in semisegreto mentre un Ministro della Giustizia va “umilmente” a far la sua parte alla sceneggiata del congresso dei bambocci del cosiddetto Partito Radicale transnazionale “ad requiem” di Marco Pannella, tenuto “significativamente” nientemeno che nel Carcere di Rebibbia in Roma, dove si è parlato di una fantomatica amnistia non so se generale o di quale altro grado, è ancor più allarmante.
Ma l’allarme più grave e angoscioso è dato dal fatto che, nel momento in cui la notizia del “progetto rivoluzionario” da “scattare” al momento opportuno sembra rompere il muro del silenzio, Gratteri e chi dà notizia della sua intervista “rivelatrice” evitino accuratamente di fare il nome di Renzi e del suo Governo, roba che in un altro contesto avrebbe mandato in bestia il “protagonista maximo” ex Boy-scout, che di protagonismo è maestro. L’omertà impone, però di non rivelare il mandante.
L’articolo, che ho sotto gli occhi, de “Il Dubbio” ex “Il Garantista” fa tutta una bella lezione sulla separazione dei poteri e sulla “spettanza al potere legislativo” di “elaborare disegni di legge” (il che non è esatto) e sul fatto che non spetta “ai magistrati combattere alcune battaglie politiche” ma evita accuratamente di nominare Renzi ed il suo Governo che ha incaricato Gratteri e la sua commissione di preparare la rivoluzione da far scoppiare al momento opportuno. Un’altra bella riforma, dopo quella della scuola e quella sottoposta a referendum della Costituzione.
Non conosco le vicende editoriali de “Il Dubbio” già garantista né troppo bene il suo indirizzo politico ma mi pare evidente che abbia voluto dare una mano a Renzi, facendo passare il progetto di “rivoluzione giudiziaria” come imputabile solo a quel magistrato (che, magari coltiva visioni di palingenesi giustizialgiurisdizionalista della società e del mondo) mentre è evidente che, invece esso è pienamente condiviso e commissionato dal “Partito della Nazione”, dal Governo e dal suo Presidente Renzi, che si riserva di farlo scattare se vince il SI, a coronamento del suo disegno autoritario, alla faccia dei vari Giuliano Ferrara, del Foglio e di molti “garantisti” di mia o di vostra “conoscenza”, che vogliono vinca il SI e voglia negare il disegno autoritario di Renzi.
Alla faccia dei miei colleghi Avvocati che, con la lodevole eccezione di Trieste, non sono voluti scendere in campo unanimi per respingere il pericoloso pasticcio della riforma costituzionale.
Naturalmente non mi sogno di voler spiegare a Sansonetti chi è Gratteri e quali rapporti ha ed ha avuto con Renzi. Temo che li conosca benissimo. Ed allora, perché non parla chiaro? Perché risparmiandoci la sua pregevole disquisizione sulla separazione dei poteri, non invita a reagire nell’unico modo possibile e giusto, semplicemente votando NO?
Mauro Mellini