Pare che Berlusconi stia per tornare a casa dall’America, dove è andato a completare un programma di convalescenza e riabilitazione.
Torna, ci dicono, con un programma preciso: prendere la guida della campagna per il referendum di Forza Italia e del Centrodestra, oggi, in pratica, tutto sulle spalle di Renato Brunetta, mentre gli altri pare che si prodighino solo con le loro autorevoli pronunzie per il NO.
Finiranno, si spera, le insinuazioni circa presunte incertezze ed ambiguità di un NO che sarebbe solo un NI, così da poter puntare sui famosi “moderati” che sarebbero quelli moderatamente rassegnati a farsi fregare.
Voci la cui assurdità non è tale, se si tiene conto della posizione “aziendale” del manager della Famiglia, il Confalonier-Confindustriale.
Il ritorno “in campo” (anche se con la “moderazione” giustificatissima ed auspicabile d’ordine sanitario) di Silvo Berlusconi è quindi da salutare con piacere e sollievo da tutto il fronte del No e c’è da aspettarsene un effetto positivo notevole.
Qualche preoccupazione sussiste.
Pare che Berlusconi intenda riprendere prioritariamente la “ricucitura” del Centrodestra e che voglia lanciare nella competizione il peso di un “programma di riforma costituzionale” concertato con gli alleati.
Una strategia che, francamente guardiamo con serie perplessità.
Progetti “alternativi” al pasticcio Bosco-Renziano, anche se sicuramente tali da assai ben figurare al confronto, servono, in questa fase, più a dividere che a compattare, raccogliendo più critiche che consensi, comportando la rinunzia al vantaggio che consiste proprio nel fatto che a dimostrare che la riforma è buona e da approvare dovrebbero essere quelli che la propongono ed ai quali, intanto, fa carico anche il dovere di dimostrare la necessità di un “cambiamento” che non è in sé un bene assoluto. Se c’è da scegliere tra due modifiche, potrebbe prevalere la propensione per quella già scodellata, anche se obbrobriosa.
C’è poi, a stare alle notizie di stampa, nel “progetto costituzionale” Berlusconiano, una norma che contrasta con una qualsiasi visione liberale della Repubblica: il “mandato imperativo”, con la sanzione della decadenza dalla carica, dei parlamentari che non vi si attengano. Se il fenomeno delle “trasmigrazioni” (di cui il Centrodestra è stato vittima) è vergognoso, non per questo è concepibile farvi fronte con una norma che, unita al fatto che un po’ tutti i sistemi elettorali in auge prevedono parlamentari “nominati” più che “scelti” dagli elettori, finirebbe per sanzionare il carattere burocratico-aziendalistico della rappresentanza parlamentare.
Perché regalare al SI il vantaggio di offrire adesso il fianco a questa e ad altre critiche con un progetto che è, comunque, fuori della scelta da fare?
A parte tutto ciò, auguri a Berlusconi. Con la convinzione che chi nella competizione per il NO darà il meglio ed il più, ne avrà, nel risultato positivo, i maggiori vantaggi di leadership. A prescindere dai progetti.
Mauro Mellini