“Abbassare i toni”. E’ l’ammonimento che viene dal Quirinale a proposito della campagna per il referendum costituzionale.
Per chiamare le cose con il loro nome, non mi pare possa farsi a meno di definirlo “ipocrito”. Il riguardo dovuto alla Persona non mi impedisce di usare un termine appropriato.
Mentre a favore del SI si mobilitano poteri e prepoteri (prepotenze) di ogni genere e, magari, si spendono i soldi dei contribuenti, mentre la RAI è stata ridotta in TeleSI prima di un cosiddetto regolamento per la “par condicio” (brutto termine preso a prestito dal diritto fallimentare, non a caso, da Scalfaro) che ci si studia come rendere di mera facciata, mentre una stampa di proprietà di enti, banche e concessionari si adopera a confondere le idee dei cittadini, il Quirinale sfodera una delle solite esortazioni ad abbassare i toni. Come dire: il poliziotto che interviene per intimare al derubato che grida “al ladro”, di non disturbare la quiete pubblica.
Ci sono precedenti anche più gravi di questo tipo di interventi da quel Palazzo. E precedenti di omissioni, non definibili con toni “moderati”, che non costituiscono certamente una pregevole prassi.
E’ sperabile che qualcuno non ne approfitti per cercare ancora di imporre alla sua Parte un NO “moderato”, moderatamente pendente.
E questo mentre nessuno, ad esempio, ricorda dal Quirinale al Presidente del Consiglio il suo dovere di astenersi da interventi di parte. E poi dicono che non ci dobbiamo preoccupare di derive autoritarie!
Mauro Mellini