Per la prima volta in Europa il terrorismo islamico colpisce specificamente i Cattolici e la Chiesa.
C’era una diffusa convinzione che la “comprensione” di Papa Bergoglio non certo per il terrorismo, ma per l’assalto musulmano all’Occidente, e poi le “attenuanti” che il Papa sembra portato a riconoscere ad esso, la “provocazione” che secondo lui le vittime del primo massacro in Francia, avrebbero messo in atto avendo osato irridere a Maometto, affermata nella famosa parabola del “carc’in culo” santissimo a chi “offende i miei genitori”, avrebbero indotto gli strateghi della jihad ad indirizzare la loro ferocia su obiettivi diversi da quelli specificamente cattolici.
L’episodio di Saint Entienne du Rouvray, primordiale per la ferocia e per la rozzezza dell’organizzazione, e per gli strumenti (i coltelli) nonché per la “tattica” fa, certamente, pensare ad un attacco intervenuto al di fuori di programmi organizzati dall’Isis o da altra sigla.
Ma proprio questo è, forse, il fatto più grave ed allarmante. Il terrorismo mostra di avere ramificazioni incontrollabili, vaste e profonde.
A ben vedere anche la strage compiuta dal folle ragazzo tedesco-iraniano a Monaco è, anch’essa, espressione del dilagare del terrorismo che domina anche le menti dei folli indiscutibilmente tali. Se l’odio primordiale dei musulmani per il Cristianesimo, la Chiesa, il Clero si espande nella periferia incontrollata del terrorismo, c’è il rischio che ne sia influenzata, poi, anche la strategia degli attacchi meglio preparati e più attentamente diretti.
Se qualcuno ha fatto conto della posizione più “comprensiva” di Bergoglio come parafulmine per Roma, la Chiesa, le folle di Fedeli, dovrà rivedere questo suo ottimismo.
Al contempo il diffondersi e l’estendersi tra soggetti e in direzioni incontrollabili del terrorismo, l’accentuarsi della sua matrice (e della direzione verso obiettivi religiosi) dei suoi assalti, renderà sempre più difficile la pervicace predicazione dell’”accoglienza” indiscriminata e della risposta caritatevole all’invasione.
Non pretendiamo di fare pronostici, né di ipotizzare come la storia giudicherà domani il ruolo di Papa Francesco.
Ma quel che è avvenuto a Saint Etienne du Rouvray sembra destinato a segnare una svolta.
Mauro Mellini