Ha lasciato ieri mattina Palazzo Pitti, alla volta di Lampedusa, l’Amorino dormiente di Caravaggio, normalmente esposto nella Galleria Palatina. L’opera si trova a Firenze dal 1667, quando venne acquistata dal Cardinal Leopoldo de’ Medici.
Scortato dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Firenze e accompagnato dal Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, il dipinto sarà tra i capolavori esposti alla mostra che si inaugura venerdì 3 giugno, a Lampedusa, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, nel “Museo del Dialogo e della Fiducia per il Mediterraneo” promosso dal Comune dell’isola, dall’Associazione First Social Life, dal Comitato 3 Ottobre e dalla Rai.
L’Amorino dormiente fu eseguito nel 1608 a Malta, dove Caravaggio era giunto per chiedere asilo all’ordine dei Cavalieri, in quanto ricercato dalla giustizia. Come afferma Schmidt, l’opera dunque “ritorna nel suo ambito geografico d’origine, un’isola al centro del Mediterraneo, non lontano da Lampedusa. Da Malta l’artista fuggì di nuovo, verso la Sicilia, risalendo poi lungo la costa tirrenica per approdare infine, nel 1610, a Porto Ercole, sulla cui spiaggia morì. Se il destino di quest’uomo braccato può essere assimilato a quello, purtroppo, di tanti profughi, del passato e di oggi, la posa dell’Amore dormiente inevitabilmente evoca la foto del piccolo Aylan, il bimbo annegato lo scorso anno su una spiaggia turca. L’arte ci fa riflettere su una tragedia contemporanea, ha il potere di risvegliare la nostra coscienza. Inoltre, poiché nell’antichità il sonno era considerato fratello della morte, anche il soggetto del quadro ci aiuta a non dimenticare la sua presenza incombente sul nostro presente. Tuttavia l’Amorino dormiente, nel contesto della mostra, non vuole essere solo un triste memento, ma deve anzi diventare un segno di speranza e, naturalmente, di amore: non a caso Caravaggio trae ispirazione da una tipologia già esistente nella Grecia classica, raffigurante Eros, dio dell’amore, addormentato. L’amore come soggetto artistico di lunga tradizione, dunque, ma anche come potenza vitale, cui fare appello per abbattere le barriere dell’egoismo, per combattere l’indifferenza verso i profughi, per sostenere i poveri disperati che hanno dovuto lasciare le loro case, la loro patria, cercando di scampare a guerre, torture e morte. È questa la ragione vera della scelta del capolavoro di Caravaggio per questa mostra”.
L’opera resterà in mostra nell’isola fino al prossimo 3 ottobre.