Alle prime luci dell’alba i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Modena hanno dato esecuzione a 6 misure cautelari personali ed al sequestro di un patrimonio, mobiliare ed immobiliare, del valore stimato di circa 11 milioni di euro, nei confronti di appartenenti ad un’associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, al riciclaggio internazionale ed a plurimi reati tributari di varia natura.
Tra i destinatari del provvedimento restrittivo vi è anche un cittadino italiano che nei mesi scorsi, al termine di una lunga latitanza, è stato individuato e arrestato in Albania a seguito delle indagini del Nucleo di Polizia Tributaria di Modena, in forza di una richiesta di estradizione in quanto destinatario di plurime condanne per i medesimi reati.
Circa 40 le perquisizioni, eseguite in diverse regioni italiane ed all’estero, che hanno visto coinvolti oltre 100 finanzieri, con l’ausilio di unità aeree del Corpo, e le forze di polizia di Portogallo, Slovenia e Spagna, con il costante e prezioso supporto e contributo di Eurojust, Agenzia dell’Unione Europea che si occupa della cooperazione giudiziaria tra le varie Autorità nazionali degli Stati membri.
Presso Eurojust, all’Aia (Olanda) è in funzione oggi per tutta la durata delle operazioni, al fine di garantire – conformemente alle finalità istituzionali di Eurojust – l’esecuzione coordinata e contestuale dei molteplici provvedimenti cautelari ed investigativi emessi dall’A.G. modenese nei vari paesi interessati, un Centro di Coordinamento, collegato in tempo reale con le varie AA.GG. e P.G. competenti ed operanti, diretto dalla rappresentanza italiana, con il contributo essenziale di Europol e degli analisti diEurojust.
Il provvedimento, disposto dal G.I.P. del Tribunale di Modena, dr.ssa Eleonora DE MARCO, su richiesta della Procura della Repubblica, giunge al termine di complesse indagini di polizia giudiziaria – coordinate dal Procuratore della Repubblica di Modena, dr.ssa Lucia MUSTI, e dal sostituto Procuratore dr. Marco IMPERATO – durate circa un anno e caratterizzate dal ricorso a strumenti operativi ad alta penetrazione investigativa nei confronti di un professionista formalmente residente all’estero, il cui ruolo è risultato centrico nell’ambito di svariati fallimenti societari.
L’approfondita analisi delle vicende societarie sottese alle citate procedure ha permesso di individuare una complessa intelaiatura costituita da decine di soggetti giuridici che, grazie al sistematico ricorso ad una serie di prestanome, sono stati fittiziamente delocalizzati all’estero per drenarne le disponibilità aziendali dalle pretese dei creditori ed evitare conseguenze penali agli imprenditori coinvolti.
Le Fiamme Gialle modenesi, sulla base sia degli esiti dell’analisi dei dati emersi dall’incisiva e penetrante attività investigativa, sia dell’attivazione di canali rogatoriali con le Autorità giudiziarie dei Paesi europei scelti come basi logistiche dal sodalizio criminale, hanno ricostruito i meccanismi fraudolenti utilizzati dal professionista e dall’associazione da lui diretta e promossa per autofinanziarsi e per penetrare il sano tessuto economico nazionale tramite l’acquisizione di attività lecite di ristorazione ed alberghiere, da usare per il riciclaggio del denaro proveniente dalle condotte illecite.
L’articolata associazione a delinquere, ramificata in diverse regioni italiane e con una spiccata vocazione transnazionale, era divenuta nel tempo una vera e propria holding del crimine, alla quale altri professionisti e imprenditori italiani si rivolgevano per perfezionare fittizie delocalizzazioni all’estero atte ad eludere la normativa fallimentare in danno dei creditori delle società interessate e spostare capitali dal territorio nazionale ricorrendo a fatturazioni per operazioni inesistenti.
Al vertice del sodalizio criminale si trovava un professionista reggiano, di fatto residente a Parma, che, con il supporto dei suoi più fidati collaboratori, anch’essi destinatari delle odierne ordinanze di custodia cautelare, curava il rientro in Italia di tali somme, riconsegnandole in contanti agli imprenditori coinvolti, attraverso svariate movimentazioni bancarie, anche estero su estero e tra società diverse, al fine di ostacolarne la tracciabilità, divenendo un vero e proprio “traghettatore” e ispirando il nome dell’operazione, ossia “Barqueiro”.
A tal fine, determinanti si sono rivelati i molteplici servizi di pedinamento e controllo valutario effettuati in collaborazione con i competenti Reparti del Corpo nei diversi scali aeroportuali utilizzati.
Particolarmente lesiva per gli interessi erariali ed al contempo remunerativa si è dimostrata, tra le molteplici attività criminali del sodalizio, la compensazione di falsi crediti IVA generati da società cartiere create ad hoc ed amministrate da un altro dei componenti della consorteria criminale, che venivano ceduti a titolo oneroso con formale atto notarile a imprenditori terzi che li usavano per compensare proprie reali posizioni debitorie, creando così un danno alle casse dello Stato di diversi milioni di euro.
Anche in tal caso gli investigatori hanno accertato che il corrispettivo di tali cessioni veniva fatto transitare su conti esteri, prettamente sloveni, dai quali, grazie ad un altro dei sodali colpito da provvedimento restrittivo, venivano dirottati in Portogallo, presso i conti correnti di alcune società gestite dal professionista reggiano.
In considerazione della descritta vocazione transnazionale dell’associazione criminale, ed in linea con precisi indirizzi forniti dalla Superiore Gerarchia, si è provveduto ad attivare gli strumenti di cooperazione giudiziaria internazionale con interessamento dei collaterali organi inquirenti esteri, per il tramite del Comando Generale del Corpo e di Eurojust.
Di fondamentale importanza si è rivelata la proiezione internazionale della Guardia di Finanza, capace di assicurare un’efficace risposta alla criminalità economica sempre più caratterizzata da ramificazioni ed interessi che trascendono i confini nazionali. Infatti, il Corpo può contare, oggi, su una fitta rete di relazioni a livello mondiale e di un network cooperativo di cui sono protagonisti, tra gli altri, finanzieri altamente qualificati in servizio presso Agenzie e Organismi sovranazionali. Con riguardo all’operazione Barqueiro, un Ufficiale del Corpo, facente parte del citato network cooperativo, ha fornito il proprio contributo intervenendo al coordination centre istituito in data odierna presso la sede di Eurojust in L’Aja (Olanda).
Nel quadro del più ampio contesto investigativo delineatosi nel corso delle predette indagini, con l’avallo della Procura di Modena, particolare attenzione è stata dedicata alla ricerca e cattura, come detto, di uno degli indagati, in stato di latitanza per essersi sottratto a diversi ordini di cattura emessi dal Tribunale di Torino, dalla Procura della Repubblica di Ferrara e da quella di Milano negli anni 2014 e 2015.
Il ricorso ad indagini di natura tecnica, l’analisi del contesto familiare di riferimento del ricercato, nonché un’attenta opera di georeferenziazione e di pedinamenti, hanno permesso di individuare i fiancheggiatori che hanno coperto la latitanza del ricercato ed avviare, così, mirata attività di cooperazione internazionale che ha permesso, anche grazie alla collaborazione di Interpol, su attivazione del II Reparto del Comando Generale, di portare al suo arresto da parte della Polizia Albanese.
In ragione della pericolosità e gravità dei comportamenti accertati, che hanno permesso all’associazione criminale di accumulare introiti per milioni di euro, rendere vane molteplici procedure concorsuali a tutela delle aziende creditrici e acquisire strutture commerciali formalmente lecite, il Pubblico Ministero titolare delle indagini, accogliendo le proposte avanzate dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria, ha ottenuto dal G.I.P. del Tribunale di Modena l’emissione di:
- 6 provvedimenti di custodia cautelare, di cui tre in carcere e tre ai domiciliari, nei confronti del promotore dell’associazione e dei suoi più stretti sodali;
- un decreto di sequestro preventivo per equivalente di beni riconducibili ai membri dell’associazione per circa 11 milioni di euro, eseguito in Italia ed all’estero, cui è stata data concreta esecuzione nella mattinata di oggi e che hanno portato, tra l’altro, al sequestro di due locali di ristorazione, bar e di un complesso alberghiero con annesso ristorante di imminente apertura, oltre che all’esecuzione di n. 43 perquisizioni in Portogallo, Slovenia e tra le province di Modena, Reggio Emilia, Parma, Bologna, Firenze, Milano, Bergamo, Como, Monza-Brianza, Udine, Perugia, Venezia, Padova ed Agrigento, ed al sequestro preventivo di n. 8 società e svariati conti correnti riconducibili all’associazione.
L’operazione odierna si inserisce nella più ampia lotta al riciclaggio ed alla criminalità economica condotta quotidianamente dal Corpo in forma integrata tramite le sue proiezioni investigative ed operative nazionali ed internazionali, per tutelare l’economia legale e il sano funzionamento del tessuto produttivo, anche tramite operazioni di intelligence che, come nel caso di specie, hanno portato alla cattura di un latitante ad alta pericolosità economica, attività che testimonia ulteriormente la volontà di garantire la collettività assicurando alla giustizia i colpevoli di gravi reati economici particolarmente dannosi per le imprese sane, che rappresentano il reale volano dell’economia del Paese.
L’indagine delle fiamme gialle modenesi testimonia concretamente come la Guardia di Finanza, quale polizia economico-finanziaria a forte connotazione specialistica, si distingua da ogni altra Forza di Polizia e dalle Agenzie che tutelano l’Erario essendo in grado di colpire, nella loro globalità, tutti quei fenomeni che costituiscono ostacolo alla crescita ed alla realizzazione di un mercato pienamente concorrenziale, anche attraverso la piena tutela patrimoniale dei creditori delle società fallite, su cui basare lo sviluppo di una società più equa ed attenta ai bisogni dei cittadini.