Sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, le Fiamme Gialle del locale Comando Provinciale, del Nucleo Speciale Polizia Valutaria e del Servizio Centrale I.C.O. di Roma hanno eseguito, in Calabria e in Campania, un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria con il quale è stata disposta, nei confronti del noto imprenditore Alfonso Annunziata, l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro dell’intero patrimonio aziendale di n. 4 imprese e delle quote di n. 2 società di capitali, di n. 85 unità immobiliari, di n. 42 rapporti finanziari personali e aziendali nonché di denaro contante per quasi 700.000 euro, il tutto per un valore stimato pari a circa 215 milioni di euro.
Il provvedimento si fonda sulle risultanze acquisite a seguito dell’operazione “Bucefalo” condotta dai Reparti della Guardia di Finanza – nell’ambito del quale, nel mese di marzo 2015, Annunziata. era stato raggiunto da un’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere emessa dal G.I.P. di Reggio Calabria.
Proprio in relazione a tali vicende, si sta celebrando in questi giorni presso il Tribunale di Palmi il processo che lo vede imputato per il reato, tra gli altri, di cui all’art. 416-bis c.p. in quanto ritenuto partecipe alle attività illecite di una cosca di ‘ndrangheta (Piromalli) , operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria.
In particolare, come evidenziato nella predetta ordinanza, Annunziata “non è un imprenditore vittima, non è stato e non è costretto a favorire la cosca. Al contrario, è un soggetto storicamente legato ai componenti di vertice della famiglia Piromalli ed è, dunque, un soggetto intraneo che si presta da oltre venti anni, volontariamente e consapevolmente, al perseguimento degli scopi imprenditoriali ed economici della predetta cosca, così creando e sviluppando, nel tempo, solide cointeressenze economiche, accompagnate da ingenti investimenti commerciali nel territorio di Gioia Tauro. In definitiva, è da ritenere partecipe della cosca, rappresentandone (…) il «cuore imprenditoriale»”.
È emersa, quindi, l’esistenza di un indissolubile rapporto di cointeressenza economico-criminale tra Alfonso Annunziata. e la cosca Piromalli che sarebbe nato sin dalla prima metà degli anni ’80, che si sarebbe definitivamente sviluppato tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 e che sarebbe proseguito ininterrottamente fino all’attualità.
La risalenza nel tempo del rapporto di contiguità con la cosca Piromalli ha trovato riscontro in dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia nonché nella complessa e articolata attività investigativa svolta anche mediante intercettazioni telefoniche e ambientali. In tal senso significativa di tale stretto rapporto di contiguità è la conversazione, captata in modalità ambientale, in cui Annunziata, dialogando all’interno della propria autovettura con la moglie D. e passando davanti a un terreno in cui attualmente si trova una villa di proprietà della famiglia Piromalli, nei pressi del cimitero di Goia Tauro, raccontava alla propria consorte di quando si era più volte recato a trovare “Peppe il vecchio” quando quest’ultimo – all’epoca latitante (già ricercato nel luglio 1979 e tratto in arresto nel 1984) – si trovava all’interno di una baracca a giocare a carte con altri amici.
Annunziata, pertanto, sarebbe stato un punto di riferimento fondamentale per le attività economiche del clan Piromalli, svolgendo anche il ruolo di “garante ambientale” per gli imprenditori interessati a operare presso l’omonimo centro commerciale che a lui si rivolgevano nella consapevolezza del suo collegamento con la citata cosca.
Una volta delineato il profilo di pericolosità sociale qualificata del proposto, l’attività investigativa si è concentrata, poi, sulla ricostruzione del complesso dei beni di cui Alfonso Annunziata e il suo nucleo familiare sono risultati poter disporre, direttamente o indirettamente, nell’arco temporale intercorrente dal 1979 al 2013, accertando la netta sproporzione esistente tra i redditi dichiarati o le attività economiche svolte e la progressiva accumulazione patrimoniale personale e familiare dell’imprenditore.
Sulla base di tale evidente sproporzione e dell’ulteriore quadro probatorio raccolto dagli inquirenti, il patrimonio oggetto della presente misura di prevenzione è stato, pertanto, ritenuto il frutto o il reimpiego dei proventi di attività illecite e, nella specie, dell’attività delittuosa di cui all’art. 416-bis c.p..
A tal fine è stata estrapolata e acquisita copiosa documentazione – consistente in contratti di compravendita di beni immobili, di quote societarie, atti notarili, ecc. – necessaria a ricostruire ogni singola operazione economica effettuata dal predetto nucleo familiare. Il materiale così acquisito è stato oggetto, quindi, di circostanziati approfondimenti tesi a ricostruire, con dovizia di particolari, tutte le movimentazioni finanziarie eseguite da Annunziata e dai suoi familiari, che hanno determinato un arricchimento decisamente anomalo, se rapportato alla lecita capacità reddituale dichiarata dai soggetti investigati.
Sotto il profilo della disponibilità dei beni, gli Organi inquirenti non solo hanno individuato quegli asset patrimoniali di cui Alfonso Annunziata è risultato titolare o per i quali ha operato, in capo allo stesso, la presunzione legislativa di disponibilità; ma hanno altresì raccolto dati oggettivi e concreti che hanno consentito di ritenere che il proposto, al di là della formale intestazione dei beni, ne è risultato essere l’effettivo dominus.
In esecuzione del Decreto emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria è stato sequestrato ad Annunziata e al suo nucleo familiare il seguente patrimonio:
intero patrimonio aziendale della ditta individuale A. A. con sede legale in Gioia Tauro e unità locale in Vibo Valentia, S.S. 18 – località Spoletino;
intero patrimonio aziendale della “A. S.r.l.”, con sede legale in Gioia Tauro (RC) e due unità locali in Gioia Tauro (RC);
26,67% delle quote societarie della “G. S. S.r.l.”, con sede legale in Gioia Tauro (RC);
intero patrimonio aziendale della “C. A. DI A. A. & C S.N.C.”, con sede legale in San Giuseppe Vesuviano (NA);
6% delle quote societarie della “S. S.p.A.”, con sede legale in Gioia Tauro (RC);
intero patrimonio aziendale della “A. G. S.r.l.” e due unità immobiliari;
85 beni immobili, tra ville, appartamenti, locali commerciali e terreni siti nelle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Napoli;
42 rapporti finanziari personali o aziendali;
denaro contante per un importo pari a quasi € 700.000,00.
Conclusivamente, personale del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, del Nucleo Speciale Polizia Valutaria e del Servizio Centrale I.C.O. di Roma hanno sottoposto a sequestro di prevenzione, nei confronti di Alfonso Annunziata e di 4 componenti del suo nucleo familiare, l’intero patrimonio aziendale di n. 4 imprese e le quote di n. 2 società di capitali, n. 85 unità immobiliari, n. 42 rapporti finanziari personali e aziendali nonché denaro contante per quasi 700.000 euro, il tutto per un valore stimato pari a circa 215 milioni di euro.