A cura dell’Associazione “Nemo”, interessantissimo e riuscito incontro con la celebre scrittrice sarda Michela Murgia.
“Il diritto di abitare in una terra non è un diritto di sangue, né un diritto derivato da una presunta identità territoriale o dall’essere casualmente nato su quella terra. Chiunque può abitare un paese, se sente di appartenervi e ha la volontà di contribuire alla crescita della sua comunità”.
L’Ostello AIG “Villa Giardino” di Ponte Felcino, Perugia, dove l’Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù in collaborazione con l’ARCI ospita un piccolo gruppo di richiedenti asilo, ha vissuto una giornata d’eccezione. Michela Murgia, affermata e nota scrittrice e opinionista mai banale, si è qui infatti offerta al dialogo con un pubblico numerosissimo: tanti cittadini del quartiere, ma anche, naturalmente, molti fans della scrittrice… E soprattutto, i giovani africani qui ospitati, che la Murgia ha voluto coinvolgere direttamente, invitandoli a parlare, a raccontare le loro storie, a cantare nella loro lingua (dopo essersi esibita lei stessa in un canto popolare sardo).
“Un’iniziativa di grande qualità, spessore e significato, di cui ringraziamo vivamente la sensibilissima Murgia – dichiara il presidente nazionale di AIG, Anita Baldi, una vita per l’Associazione e da sempre in prima linea su innumerevoli iniziative di solidarietà, condivisione, aggregazione – un incontro che parla da sé, che ha aggiunto valore e contenuto ad un progetto, questo dell’accoglienza solidale, fortissimamente, e se posso dirlo, anche esemplarmente voluto e messo in campo, pure con qualche comprensibile difficoltà e incertezza da noi dell’AIG e che intendiamo portare avanti con tutto l’impegno e la convinzione possibili”.
L’ultimo romanzo della Murgia, “Chirù” (Einaudi), a sei anni dal grande successo di “Accabadora” (premio Campiello) è una storia d’amore intergenerazionale; una storia che può insegnare molto, in questi tempi, su quanto si possa imparare dall’altro, dal diverso da noi. “Chiaro e forte il suo messaggio – spiega il presidente di ‘Nemo’, Maurizio Tarantino -: non può esistere un “centro”, di una città, come del mondo, che si arroghi il diritto di porre ai margini chi non vi appartiene; il diritto di abitare in una terra non è un diritto di sangue, né un diritto derivato da una presunta identità territoriale o dall’essere casualmente nato su quella terra. Chiunque può abitare un paese, se sente di appartenervi e ha la volontà di contribuire alla crescita della sua comunità”.
La riflessione della Murgia a Ponte Felcino, probabilmente non piacerà a tutti. Possibile che possa suonare assai ruvida alle orecchie di quanti (pochi) si sono opposti nei mesi scorsi alla presenza dei migranti nell’Ostello e nel quartiere… Ma è comunque un messaggio pieno di speranza: e la gioiosa e serena mattina di primavera a Ponte Felcino lo ha testimoniato, caratterizzandosi come un bel punto di svolta e di piena consapevolezza e condivisione, sulla scia delle altre iniziative di solidarietà e integrazione da parte di associazioni laiche e religiose che hanno visto l’Ostello al centro dell’interesse.
L’incontro, davvero emozionante, coinvolgente, entusiasmante, è stato organizzato dall’Associazione “Nemo”, che prende il nome dal celebre personaggio di Verne, capitano e costruttore del Nautilus, ribelle e appassionato di sapere. I suoi soci fondatori operano da anni nell’organizzazione e nella gestione di attività culturali in tutti i campi: dalla letteratura all’arte, dalla fotografia alla musica, dal cinema alla grafica. Si propone come punto di riferimento per la vita culturale della città di Perugia, nella convinzione che la cultura non abbia confini geografici o tematici, ma vada intesa come un processo, fatto di azioni e interazioni. Vuole agire, organizzando attività ed eventi di qualità; e interagire con gli enti, le altre associazioni, i cittadini, dando corpo e potenza alle buone idee…