Ci sono proprio tutti, la politica, il sindacato e poi loro: i precari a tempo indeterminato. Una storia da rileggere in chiave “Fantozziana”, da “immortalare” nelle pagine di un bel libro, magari scritto dall’amico Gian Antonio Stella, noto giornalista de Corriere della Sera. L’epoca del ”Benedetto” fu l’articolo 23 del 1988, una norma che prevedeva il finanziamento, nei territori del Mezzogiorno, di “progetti di utilità collettiva” tramite l’impiego, a tempo parziale e per un periodo non superiore a 12 mesi, di giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni. Nascono i cosiddetti Lsu: lavoratori socialmente utili. In molti casi “offerti” dalle cooperative alle amministrazioni locali per una serie di servizi: dalla manutenzione ambientale al recupero urbano.
Già c’era chi si fregava le mani. A poco a poco, anno dopo anno,la loro precarietà è diventato, appunto, sempre più stabile. Siamo agli albori del precariato. Dopo 25 anni di “postofisso”, a marzo di quest’anno scadrà il “progetto” scuolebelle. Le Aziende,Coop, etc… hanno compilato le prime liste di licenziamenti di massa. Un gioco per riaprire tavoli e rubinetti. Allora eccoli di nuovo in pista, come nel 1988: il politico di turno con la solita frase rispolverata per l’occasione: “Tranquilli, ci siamo noi”. Gli fa eco il classico sindacalista ottimista: “State sereni, tutto andrà bene”. Per ultimo loro, i precari a tempo indeterminato, stanchi, invecchiati, sempre speranzosi e mal sorridenti. Chissà se riusciranno a svegliarsi dal quel “torpore” lungo 25 anni.
Come scrive Nonciclopedia (l’enciclopedia priva di qualsivoglia contenuto): Il precariato è un’antica usanza italiana rispolverata recentemente da Massimo D’Alema, Silvio Berlusconi ed Enzo Biagi che l’ha tradotta in legge; grazie a esso la nostra Italia, che era in difficoltà, viaggia di nuovo a gonfie vele. Il precariato moderno non è semplicemente la trasposizione delle usanze della nostra ridente penisola negli anni ’20: unisce infatti al sapore tutto nostrano per il sottopagato, l’esperienza dei veri maestri delle risorse umane di ieri e di oggi, come il Vietnam, la Germania Nazista, la Cina e i buon vecchi confederati americani. Il precariato è la risposta ai bisogni di novità della risorsa umana. Esiste un elenco dei modi in cui il precariato si manifesta: la lista non è mai aggiornata visto che questa stupenda usanza è in continuo miglioramento.
Scrisse Luigi Pirandello, drammaturgo, scrittore e poeta: “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”.
Aldo Mucci