Dopo che l’Italia, nella persona, ahimè, dei suoi governanti, ne ha commesse di tutte e di più sulla pelle dei poveri nostri Fanti di Marina Girone e La Torre, ora che l’arbitrato internazionale, richiesto dopo averlo annunziato bugiardamente tre o quattro volte si è adeguato ai tempi della “sollecitudine” della parte attrice (giudici internazionali sembrano volerci dire: ve la siete presa comoda a ricorrere a noi, ora noi ce la pigliamo comoda a decidere) Renzi chiede aiuto. Chiede aiuto agli Stati Uniti, al Presidente Obama perché intervenga perché tutti e due i nostri Marò siano mandati a casa.
Una carta per convincere Obama Renzi ce l’avrebbe. Obama con ogni probabilità, per declinare la richiesta o per farci pesare il suo più o meno caloroso intervento non mancherà di dire, anzitutto, a Renzi: ma se in India ce li avete voluti rimandare voi, perché ora vieni a scocciarmi?
E’ quello che le dissennatezze dei governi italiani che si sono succeduti in questa incredibile odissea dei nostri Militari, purtroppo comporta ci sia ragionevolmente risposto quando chiediamo, la solidarietà altrui.
Ma ad Obama Renzi, se ne avesse il coraggio e la capacità, potrebbe opporre che se gli USA si sono “presi” il principale (o, almeno, uno dei principali) responsabile di questa invereconda ed incredibile “cessione in ostaggio” di Girone e La Torre, l’ex ammiraglio ed ex ministro della Difesa Di Paola, oggi vicepresidente di una grossissima società americana produttrice di armamenti, si potrebbero almeno preoccupare di ottenere la limitazione delle conseguenze delle sue pregresse malefatte.
Eh, già: perché questo ministro è quello che, responsabile almeno politicamente, del “rientro” in acque territoriali indiane della Petroliera su cui erano imbarcati i due malcapitati Marò, dopo aver almeno apparentemente collaborato con il ministro degli Esteri Terzi all’operazione per farli rimanere in Italia quando ambedue vi erano venuti in “permesso speciale”, voltò loro le spalle e si “allineò” con i sostenitori della “linea affaristica” del governo Monti (il mancato rientro in India avrebbe turbato gli affari con l’India)… Poco dopo Di Paola, senza nemmeno attendere un anno dalla cessazione delle funzioni ministeriali, andò a “riscuotere” una superconsulenza “planetaria” in Finmeccanica, della cui holding faceva parte la fabbrica di elicotteri Agusta, fornitrice all’India di una grossa partita di tali apparecchi, per la quale capi politici e militari indiani erano imputati di corruzione. In Italia i dirigenti dell’Agusta furono condannati per aver “messo da parte” con falsi in bilancio, i quattrini per corrompere gli indiani, ma assolti dall’imputazione di averli corrotti. Di Paola non si poté godere il risultato dei suoi sforzi per piazzarsi alla Finmeccanica (capogruppo della fabbrica di quegli apparecchi, l’Agusta) perché per la fretta, non aveva atteso l’anno di “astinenza” previsto dalla legge per chi ha coperto certe cariche. In compenso (quando uno è nel giro non si può mai fare a meno della sua “specializzazione”) andò a fare il vicepresidente di una grossissima società USA. Gli USA, dunque, si “sono presi” l’ammiraglio, che, sul piano degli affaronissimi “planetarii” è un grande esperto senza cedimenti alle visioni da un punto di vista “troppo nazionale” delle questioni connesse. Renzi, se ne fosse capace e sapesse guardare a certi intrecci al di là di orizzonti meramente “etruschi”, potrebbe benissimo porre ad Obama lo scambio: vi siete presi l’ammiraglio: tenetevelo e godetevelo. Ma aiutateci a farci riprendere i Marò, evitando il protrarsi di recriminazioni e chiacchiere anche nei confronti di uno che ora fa i vostri affari”.
Potrebbe farlo. Ma, passato il Natale, le telefonate in India a Girone, e quelle a La Torre, il pensiero grato del Presidente della Repubblica ai Militari etc. etc. Renzi avrà altro da fare. Dimenticherà i Marò e Di Paola e quel che tale caso insegna.
Ovvia, dirà, ché non si sa che tutto il mondo è Etruria?
Mauro Mellini