Mentre viene annunciato in gran pompa l’arrivo di 147 Capi di Stato e di 40.000 delegazioni per la COP21, la conferenza mondiale sul clima, che saranno scortati a Paris Le Bourget, place de la République, che si sta ancora leccando le ferite per gli attentati del 13 novembre scorso è diventata zona di scontri tra polizia antisommossa e manifestanti.
Fiori, bandiere, lettere ed altri omaggi sono stati calpestati sotto i tiri di lacrimogeni da parte della polizia e di lanci di oggetti contro le forze dell’ordine.
Dal 13 novembre appunto la Francia è in Stato di emergenza. Le manifestazioni e gli assembramenti sono stati vietati. La COP21 è stata mantenuta anche nel contesto attuale di gravità. Gravità fino ad oggi, domenica 29, rispettata nella più grande dignità.
Vietata la manifestazione, si è comunque creata una catena umana alla quale avrebbero partecipato sino a 10.000 persone.
A Parigi, privata di marcia per il clima, annullata a seguito degli attentati, place de la République è stata ricoperta di paia di scarpe. “Migliaia di scarpe marceranno per noi” è lo slogan. Un’operazione lanciata da Avaaz che ha raccolto oltre quattro tonnellate di calzature che andranno ai poveri.
Mentre Parigi è imbavagliata ed i suoi abitanti sono pregati di non circolare, soprattutto dalla regione verso il centro città, altri capitali mondiali da Bogotà a Sydney, da Madrid ad Amsterdam partecipano ad una marcia globale per il pianeta.
Parigi in lutto è privata di libertà di espressione pacifica. Cosa proibita cosa fatta si dice. Non lasciare libero sfogo a chi voleva sfilare per il pianeta a Parigi ha impedito quella che poteva essere una riunione pacifica, ma non ha impedito l’infiltrazione di individui violenti ed a volto coperto che hanno fatto degenerare quella che doveva essere l’espressione della difesa della natura.
Le scarpe simboliche, fino a poche ore prima poste ordinatamente, sono state lanciate e calpestate come i fiori e le candele.
Troppa sicurezza uccide la sicurezza.
Luisa Pace