Marino se ne va, defenestrato malamente.
Malamente perché a schiodare quel Rubagalline dalla sua poltrona in Campidoglio hanno dovuto muoversi quelli che avrebbero dovuto starsene buoni. La democrazia non ha saputo fornire gli “anticorpi”, come direbbe il cosiddetto Garante dell’Anticorruzione.
La “democrazia senza partiti” (o con partito unico, che è al contempo “democrazia del gradimento”, un “gradimento” di Marino che gli è venuto meno per baggianate, tutto sommato minori tra quelle di cui ha fatto collezione) non sarebbe riuscita a “schiodarlo”, se ex chirurgo dei due Mondi non avesse fatto l’impossibile per rendersi indigesto anche agli stomaci più robusti.
Purtroppo, mezzi anomali ed anche buffoneschi sono stati usati per rimuovere questo personaggio da operetta, asceso al Campidoglio grazie allo “sbianchettamento” che ne aveva fatto un tipico atto del Partito dei Magistrati (la condanna dei giornalisti che avevano scritto che era stato “licenziato” dall’Università Americana, mentre era stato “allontanato”, dopo che era stato scoperto il doppio rimborso di spese che si era fatto liquidare “ma non necessariamente “ad causa” di tale furtarello”) scelto dal partito democratico e dagli elettori perché ritenuto “antipolitico”, quasi come un Grillino.
Ho avuto modo di scrivere, giorni fa, che Marino è il vero, l’autentico “uomo di Sinistra” oggi in circolazione.
Un uomo di Sinistra infarcito delle peggiori caratteristiche borghesi, che tira in ballo Che Guevara, che parla sempre dei lavoratori quando c’è da difendere qualche suo interesse. Che vuole le “nozze gay” e al contempo la benedizione del Papa, che inneggia al Giubileo (di cui ignora tutto dal punto di vista religioso e del quale non glie ne fotte un fico secco) per l’impulso che può dare all’economia di Roma. E via discorrendo.
Con l’aggiunta, però di una dose incredibilmente elevata di buffoneria. Uno che, come si suol dire, pare non possa far a meno di andarsele a cercare.
L’aspetto buffonesco del personaggio pare sia infettivo: destinato a trasferirsi su quelli che hanno a che fare con lui e, magari, cercano di fermarlo e metterlo da parte. Basta pensare al provvedimento di “dimezzamento” escogitato dal Governo Renzi (Alfano) con la mafia “inchiodata sul bagnasciuga di Ostia” e con l’esclusione dalle funzioni più manifestamente “ruberecce”.
Detto tutto ciò resta il fatto che nel vuoto rappresentato da un Sindaco di tal fatta e dal sistema (che impedisce al Consiglio Comunale di sfiduciare un Sindaco senza dover andarsene con lui, baggianata introdotta in nome nientemeno che della “governabilità”) si sono intromessi poteri estranei. Prima di tutto il Papa che ha colto al volo la baggianata del suo grottesco viaggio in America e della sua presenza senza invito (ma con sciarpa tricolore) al Convegno sulla famiglia (lui con le sue esibizioni per le nozze gay!!) per prenderlo a pesci in faccia e ridicolizzarlo, così da creare finalmente un “caso Marino”.
E poi i suoi rapporti col P.D., con il quale ha cercato di trovare anziché evitare, motivi di attrito e di scontro.
E’ finita come è finita. Se è finita.
Perché il risultato vero ancora s’ha da vedere.
Non è solo e non è tanto quello delle elezioni cui ora si deve ricorrere con la prospettiva di una vittoria dei Cinquestellisti (uno “spauracchio” sempre meno deterrente per il crescente squallore degli altri).
Chi oggi afferma come fosse chi sa quale oscura ed occulta dietrologia che il Papa ed il Vaticano ci abbiano messo lo zampino in questa giullaresca vicenda per dare una lezione al Sindaco del registro delle “unioni gay” nella Capitale del Cattolicesimo etc. etc,, scopre l’acqua calda.
Le taglienti ed impietose dichiarazioni di Francesco nell’alto dei cieli durante il viaggio in aereo, più esplicite di così non potevano essere. Né poteva essere più esplicito il giubilo mascherato da contrizione dell’Osservatore Romano per la susseguente estromissione di Marino dal Campidoglio.
Ed è quest’ultima presa di posizione che richiede un’attenzione che non sembra le sia stata data. Il piagnisteo dell’organo ufficiale del Vaticano per le condizioni di Roma, fanno pensare a disegni di una rinnovata discesa in campo delle falangi cattoliche per “rimettere a posto le cose”.
Così il Renzismo, di cui Marino era ed è la sia pur deleteria espressione, con questo personaggio è con l’incapacità di fargli fronte con i mezzi della democrazia (con le acrobazie dei tentativi di “dimezzamento conservativo etc. etc.”) rischia di finire col darci una nuova edizione delle intromissioni neotemporaliste della Chiesa del Papa Gesuita nella vita politica Italiana, facendoci tornare indietro di parecchi anni.
Spero di sbagliarmi. Si vedrà presto.
Mauro Mellini