Si è tenuta Sabato 31 Ottobre e Domenica 1 Novembre, a Bassiano in provincia di Latina, l’Assemblea nazionale dell’Associazione “I CITTÀDINI CONTRO LE MAFIE E LA CORRUZIONE”.
Dinanzi la sala che ospitava persone venute da diverse regioni d’Italia, dopo i saluti del Sindaco della Città di Bassiano, Domenico Guidi, al quale va un doveroso ringraziamento per essersi adoperato affinchè si potesse svolgere l’incontro, presieduto dal Dr. Romano De Grazia presidente emerito aggiunto della Suprema Corte di Cassazione e dal Prof. Gaetano Porcasi , ha aperto il lavori del primo giorno il Presidente Nazionale dell’Associazione, Dr. Antonio Turri.
Un incontro che a differenza di quanto spesso accade nel corso di convegni o altre manifestazioni sotto l’egida della cosiddetta antimafia, nel corso delle quali tutti parlano mettendo in mostra il proprio ego a disposizione di folle plaudenti, ha fatto emergere le discrasie esistenti all’interno di un’antimafia parolaia e di facciata, e le difficoltà che incontrano quanti ritengono, da tempo, che sia il momento di smettere con le passerelle per passare ai fatti, quelli concreti, quelli che non puntano sugli aspetti emotivi per fare nuovi fan, mantenendosi sempre nel generico, senza il coraggio di far nomi o facendoli solo allorquando gli stessi non appartengono alla loro parrocchia, tratti tipici di una retorica antimafia i cui risultati sono quelli che tutti stiamo vedendo, da “Mafia Capitale” alle vicende che in questi giorni stanno riguardando la Sicilia.
Il dato che emerge dal primo giorno di incontri, è quello della necessità di smetterla con i riti di questa antimafia costruita su icone che si stanno sgretolando ogni giorno di più, su altarini che si scoprono mettendo a nudo quello che non avremmo mai voluto vedere: un’antimafia raccogliticcia, all’interno della quale rappresentanti delle associazioni, delle istituzioni, a partire dalla magistratura per finire con le forze dell’ordine, della politica e dell’imprenditoria, portavano a termine gli stessi progetti che perseguiti da altri avremmo definito “mafiosi”.
Si può fare antimafia mettendosi in discussione senza appartenenze che ci rendono più simili alle sette o alle organizzazioni criminali, che non a coloro i quali si propongono di combatterle?
Sì, si può fare, si può fare se prendiamo atto che si deve metter la parola fine a quel tipo di antimafia, per come oggi la conosciamo. È necessario azzerare per ripartire daccapo, iniziando proprio riformando quelle leggi che ad oggi hanno favorito malaffare ed intrallazzi di ogni sorta, beneficiando mafiosi, politici imprenditori e, permettetemi di dirlo, la stessa antimafia di carriera, di business, di facciata.
Pensare di poter far questo senza attirarsi antipatie, attacchi personali, minacce o peggio, sarebbe un’utopia. Ma come ha ricordato il Dr. De Grazia nel corso di uno degli interventi della giornata, esiste, e lo dico in maniera del tutto laica, un undicesimo comandamento: Non uccidere la speranza!
Ad indicare quale sia una delle strade della speranza, ha provveduto lo stesso De Grazia, che nella giornata di domenica ha illustrato la “Legge Lazzati”.
Gian J. Morici