
Trasmissione di Marie-Christine Vallet per France Infos
Come i corrispondenti europei percepiscono il dibattito francese sulla fine vita? La risposta con Luisa PACE del giornale on-line “La Valle dei Templi” e Peter GIESEN del quotidiano olandese “Volkskrant”.
Il dibattito francese avanza lentamente poiché c’è chi si oppone ad una legislazione, ma la Francia non è abituata ai “dibattiti ricorrenti”? Prendiamo la Legge Leonetti-Claeys, attualmente dibattuta in Parlamento, si ha l’impressione che François Hollande avanzi a passettini.
I due corrispondenti spiegano quello che succede nei rispettivi paesi.
In Italia, 160 parlamentari hanno depositato una proposta simile alla Legge francese che prevede una sedazione per i malati in fin di vita.
Nei Paesi Bassi, dove il diritto di morire esiste dal 2001, dei gruppi auspicano il suicidio assistito, come in Svizzera. Altri si pongono la questione dei malati d’Alzheimer che non possono più esprimere la propria volontà.
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MC Vallet Le questioni della fine vita e dell’eutanasia tornano in Francia in modo ricorrente come queste ultime due settimane in occasione del processo del dottor Bonnemaison. Ci sono stati molti commenti il che dimostra che il dibattito non è ancora chiuso in Francia mentre una legge sul fine vita è in corso di voto in parlamento e presto arriverà in senato. Questo dibattito esiste anche neigli altri paesi europei? Ne parliamo con Luisa Pace e con Peter Giesen
MC Vallet – Innanzitutto come vedete il dibattito in Francia?
L.P. – E’ un dibattito che riprende i dibattiti precedenti. In Francia non si avanza. Ogni volta i Governi successivi Governi incontrano grosse difficoltà esistono molte reticenze. Lo dico come italiana perché crediamo “nostre” queste difficoltà in quanto subiamo anche le pressioni del Vaticano a Roma, ed immaginiamo la Francia un po’ più moderna nelle proprie scelte. Eppure c’è un ritorno di benpensanti, di associazioni molto cattoliche… che bloccano come se non fossimo in uno Stato laico in cui si possono prendere delle decisioni in favore dell’eutanasia, appurato non si obbliga nessuno se la scelta non è nelle sue convinzioni morali.
P.G. – E’ un dibattito ricorrente ma tutti i dibattiti in Francia sono ricorrenti. Mi affascina questo paradosso di un esecutivo molto forte che prende decisioni molto deboli. Penso anche che questa legge sulla fine è un compromesso e che il Presidente Hollande non ha voluto risvegliare il movimento cattolico come per la “Manif pour tous” (gli anti matrimonio gay). Avanza a piccoli passi.
MC Vallet – Ma la Legge avanza poiché è già stata instradata, votata in seconda lettura al’assemblea nazionale.
P.G. – Sì! Avanza ma molto lentamente poiché il soggetto non è chiuso
MC Vallet – Che forma prende in Italia? Avete questo tipo di dibattito?
L.P. – Ne abbiamo da un sacco di tempo, da oltre una ventina d’anni, e sono sempre scatenati da singoli casi. Abbiamo avuto il caso Englaro, la giovane che ebbe un incidente stradale e che restò in coma senza possibilità di ripresa, il cui padre ha avuto il coraggio di battersi per 17 anni affinché fosse staccata dalla macchina che la teneva in vita.
MC Vallet – Ed è diventato un dibattito nazionale?
L.P. – Certo che lo è diventato ma alla fine il padre ha deciso di metterla in una clinica dove è stata staccata ed è deceduta in poche ore. Da allora, in certi comuni si può depositare una sorta di testamento biologico con, ad esempio, “auspico che le mie volontà sono che non si pratichi un accanimento terapeutico” ma non ha alcun valore legale. In seguito abbiamo avuto il caso di un politico e scrittore, Piergiorgio Welby, che si è battuto per l’eutanasia ma neanche con il suo caso ci sono stati cambiamenti. In questo periodo abbiamo un terzo caso, quello di Max Fanelli, un uomo di circa 55 anni, che ha deciso di interrompere le cure. Un gruppo formato da 160 parlamentari ha depositato una bozza di Legge per poter infine poter ricorrere ad una fine vita per sedazione con un sostegno particolare al testamento biologico. Un po’ come indicato nella Legge francese Leonetti, si deve passare da una consultazione con la famiglia o la persona responsabile del malato o una consultazione dell’équipe medica e non una decisione di un medico che potrebbe essere in buona fede ma anche preso da una sindrome di onnipotenza come in certi casi.
MC Vallet – I Paesi Passi hanno legiferati già tempo fa, nel 2001, ma ci sono ancora dei dibattiti intorno alla questione della fine vita?
P.G. – Sì! Ci sono delle personalità che militano per andare oltre per ottenere una sorta di diritto di morire come in Svizzera. C’è anche un dibattito attorno ai malati di Alzheimer che non possono più esprimere il loro desiderio di morire. C’è chi dice che si deve poter porre termine anche alla loro vita.
MC Vallet – Malati di Alhzeimer? Ci sono degli oppositori a quest’idea?
P.G. Sì! E’ molto difficile legiferare ma credo che il dibattito andrà in questa direzione. Prima o poi sarà deciso, come in Svizzera.
M.C. Vallet – Riprendete questo dibattito nei rispettivi media?
L.P. – Certo. Seguiamo cosa succede in Francia o nel resto dell’Europa. Dall’Italia, ad esempio, diversi casi terminali vanno in Svizzera. Si crea così una specie di turismo della morte che non ha nulla di etico.
P.G. Ne parliamo tanto più che abbiamo il sentimento di essere molto avanti!
Per ascoltare la trasmissione: MICRO EUROPÉEN 24.10.2015 24/10 Fin de Vie
La questione è stata trattata nella trasmissione radiofonica settimanale Micro éuropéen – curata da Marie-Christine Vallet, Vicedirettore editoriale Europa a Radio France, specialista delle questioni europee da quindici anni ed autrice della guida “Euro – Vivre l’euro au quotidien”, che ospita regolarmente due corrispondenti esteri a Parigi, di diverse nazionalità.