Nuove terapie accessibili per un numero sempre maggiore di pazienti, nuove combinazioni potenti ed efficaci: l’eradicazione dell’HCV si avvicina
Intervista al Professore Antonio Craxì, ordinario di Gastroenterologia, Università di Palermo
NUOVE TERAPIE ACCESSIBILI PER UN NUMERO SEMPRE MAGGIORE DI PAZIENTI, NUOVE COMBINAZIONI POTENTI ED EFFICACI: L’ERADICAZIONE DELL’HCV SI AVVICINA
L’obiettivo e il focus dell’incontro organizzato a Palermo da EpaC onlus sono eloquenti già dal titolo: “Epatite C: potremo davvero guarire tutti in pochi mesi?” Le prospettive di trattamento dell’infezione da virus HCV sono infatti sempre migliori: qual è lo scenario che si sta aprendo?
Le prospettive di trattamento sono sempre più incoraggianti: un anno fa a livello europeo sono stati registrati i nuovi farmaci (sofosbuvir, daclatavir, simeprevir, la combinazione a dose fissa e una sola compressa di sofosbuvir/ledipasvir e la combinazione a tre farmaci di paritaprevir-r/ombitasvir +dasabuvir), ma la ricerca non si ferma: saranno presto disponibili anche nuove opzioni terapeutiche (Grazoprevir/Elbasvir) altamente efficaci anche nelle tipologie di pazienti cosiddette “difficili”.
In Italia, la negoziazione per la rimborsabilità è stata lunga, ma ha portato alla fine a un prezzo molto inferiore rispetto a quello della media europea. Questo significa che in una situazione come quella italiana, con migliaia di pazienti, possiamo avere farmaci per trattare un numero maggiore di persone. Sono già stati avviati al trattamento circa 18.000 pazienti in tutta Italia.. Tra le varie Regioni, inoltre, si è ormai realizzata una parità d’accesso e i primi dati dei registri nazionali fanno vedere percentuali di successo delle cure molto elevate, che rispecchiano molto i dati degli studi registrativi. Lo scenario è positivo, avremo la possibilità di trattare le diverse tipologie di pazienti nell’intento di allargare l’accesso alla terapia a quei pazienti che al momento sono esclusi dai criteri del Servizio Sanitario Nazionale per la rimborsabilità dei trattamenti. Questo significa che ci avviciniamo sempre più all’obiettivo finale: l’eradicazione del virus.
L’ampliamento delle terapie disponibili per l’HCV alimenta grandi aspettative, ma la ricerca non si ferma perché anche con le nuove opzioni non mancano certamente i problemi: quali sono i principali bisogni terapeutici non ancora soddisfatti e quali le soluzioni anche in virtù delle nuove opzioni terapeutiche in arrivo?
Nessuna combinazione di farmaci è perfetta, tutte lasciano “scoperto” qualche genotipo e proprio per questo è importante avere a disposizione il maggior numero di opzioni terapeutiche. La possibilità di avere delle alternative terapeutiche ci aiuta a fronteggiare il problema delle resistenze. C’è sempre un 5-10% di insuccessi di cui bisogna tener conto legati a una insensibilità o non risposta alla terapia. La combinazione grazoprevir/elbasvir è anche attiva contro virus che erano stati resi resistenti dall’esposizione ad altri farmaci. L’altro problema è l’utilizzo di questi nuovi farmaci nei pazienti con insufficienza renale: sofosbuvir, per esempio, ha evidenziato dei limiti d’uso proprio in questi pazienti, mentre la combinazione grazoprevir/elbasvir sembra in grado di superare anche questo problema. Infine, un ulteriore, importante problema è rappresentato dal genotipo 3 che ancora non ha una completa copertura, ma su questo aspetto la ricerca è molto attiva.
Qual è il valore aggiunto di un regime terapeutico con i nuovi Antivirali ad Azione Diretta (DAA) che assicurano un’elevata efficacia terapeutica anche senza l’utilizzo di ribavirina? In quali tipologie di pazienti può essere utilizzata la combinazione grazoprevir/elbasvir senza l’aggiunta di ribavirina?
Una volta superato il problema dell’uso dell’interferone, resta quello della ribavirina, un antivirale che può essere considerato debole ma che può essere sfruttato per rinforzare le combinazioni attuali nelle situazioni in cui i nuovi farmaci presentano qualche lacuna. Il problema reale dell’utilizzo della ribavirina sono gli effetti collaterali – quali tosse, anemia, prurito – e il fatto che spesso risulta per questo sgradita ai pazienti, che in genere sono proprio i pazienti più “difficili”, per i quali l’eliminazione della ribavirina pone non poche difficoltà. Oggi sappiamo che la combinazione grazoprevir/elbasvir potrà essere utilizzata nella maggior parte dei casi, senza ribavirina, il che ci dà la possibilità di poter trattare una sempre più ampia popolazione di pazienti.
I pazienti infetti da HCV con malattie ematologiche rappresentano una classe di pazienti particolarmente “fragili”. Il suo Centro ha avviato una sperimentazione proprio in questa tipologia di pazienti con l’associazione fissa grazoprevir/elbasvir; qual è la sua esperienza al riguardo?
Lo studio multinazionale di cui siamo Centro coordinatore per l’Italia, ha arruolato 30 pazienti con talassemia ed epatite C, ottenendo due risultati impressionanti: la guarigione nel 100% dei casi e la completa assenza di effetti collaterali, favorita anche dal fatto che nello schema terapeutico non era inserita la ribavirina. Sicuramente grazoprevir/elbasvir si avvia a diventare di uso routinario nella pratica clinica.
In Sicilia si stimano oltre 4.500 pazienti in terapia in 31 Centri sul territorio che si occupano di trattamento dell’HCV: qual è la situazione regionale relativamente all’accesso ai farmaci e alle modalità di gestione delle nuove terapie per l’epatite C?
Attualmente 7.500 pazienti sono registrati nella Rete regionale per la gestione dell’epatite C: di questi 3.500 rientrano nei criteri AIFA per il trattamento e 1.800 di essi hanno già iniziato o concluso la terapia. Mi sembra giusto e opportuno sottolineare l’enorme sforzo finanziario della Regione Siciliana per mettere i nuovi farmaci a disposizione dei pazienti.