Che l’antimafia così come l’abbiamo conosciuta stia attraversando una profonda crisi, non c’è dubbio. Dalle vicende siciliane che hanno visto coinvolti nomi di spicco di una certa politica targata “antimafia”, dell’imprenditoria, delle associazioni di categoria, alle vicende nazionali, il terremoto nel mondo dell’antimafia sta investendo tutti i livelli.
Quali saranno i risultati ancora non è dato sapere, ma quel che appare ormai certo, il fatto che il sistema è andato in tilt e che molte fortunate carriere politiche e imprenditoriali, fondate su posizioni ipocrite, quando non di autentiche collusioni, sono finite sotto la lente d’ingrandimento di inquirenti, giornalisti e, tramite questi, di un’opinione pubblica che rimane esterrefatta dinanzi i fatti dei quali è venuta a conoscenza.
A far discutere nelle ultime ore, il dossier presentato dal Movimento 5 Stelle dossier su Ostia e consegnato alla Commissione Antimafia.

A darne notizia due giorni fa, un articolo del giornale “Il Tempo”, dal titolo “I silenzi scomodi di «Libera» su Tassone”
Un dossier che, secondo quanto riportato dal giornale, tirava in ballo l’associazione di don Ciotti, coinvolta nella gestione di stabilimenti balneari affidata senza bando e che più che un’associazione antimafia è dipinta come una specie di «spa» che gestisce stabilimenti balneari a Ostia.
“Poi – riportava il quotidiano – c’è l’ex presidente del Municipio, il plurindagato Andrea Tassone, che attraverso una giornalista che glorifica le sue attività, attacca le altre associazioni territoriali contro la criminalità organizzata. Infine una rete di politici, come il senatore Stefano Esposito, che invece di «preoccuparsi delle infiltrazioni e collusioni del Pd, riscontrate nelle ordinanze di Mafia Capitale», distrarrebbe «l’attenzione dei cittadini e della stessa Commissione Antimafia». Questo, a grandi linee, il contenuto della relazione «Mafia e litorale romano: il caso Ostia» messa a punto dal Movimento5Stelle e depositata all’Antimafia, presieduta da Bindi”.
Libera
Immediata la reazione dell’associazione antimafia, che tramite Gabriella Stramaccioni della presidenza Libera ha invitato i pentastellati a ritirare entro oggi quanto messo nero su bianco nel presunto dossier presentato, anticipando, in caso contrario, l’intenzione a presentare querela.
Nel precisare come l’associazione in questione, accusata di strani silenzi in merito alle vicende di “Mafia Capitale”, non posti tweet ma invii i documenti in Procura, la rappresentante di Libera ha annunciato l’associazione che “si costituirà parte civile al processo contro Mafia Capitale
Una scelta ragionevole e sicuramente più efficace e sensata di quella di proclami, anatemi e scomuniche che sembrano più scelte di propaganda che di effettiva volontà di incidere sui fatti, ma sono in molti coloro che ricordano come a far uso abbondante di scomuniche e anatemi fosse proprio il prete antimafia di Libera, don Luigi Ciotti, quando vicende analoghe a quelle che oggi riguardano molti esponenti del Partito Democratico vedevano coinvolti soggetti di diversa appartenenza politica. Due pesi e due misure?
A questo si aggiunge il malcontento di alcuni familiari di vittime innocenti di mafia, che fanno o hanno fatto parte dell’associazione, i quali hanno lamentato come si sia fatta molta antimafia parolaia e come i oro nomi siano stati utilizzati in diverse ricorrenze, salvo poi incidere ben poco sugli aspetti normativi e dimenticarsi presto di quelli che sono stati usati come emblemi da parte dell’associazione, abbandonandoli a loro stessi.
Libera, smentisce quanto riportato dal presunto dossier del Movimento 5 Stelle, definendo le notizie riportate da “Il Tempo” come false e infamanti, precisando, tra le altre cose, che l’affidamento della spiaggia Libera Spqr. è avvenuto con partecipazione al bando pubblico, e non con assegnazione diretta come riportato nell’articolo; che Libera né la Uisp sono entrate mai nella gestione della spiaggia Faber Beach; che Libera non ha percepito contributi per l’iniziativa “Ostia Cinema Station”.
Il M5S, dal canto suo, scarica la responsabilità dell’articolo sul giornalista, affermando che la relazione, non ancora depositata in Commissione Antimafia, non corrisponde a quanto riportato dal quotidiano.
Una versione dei fatti prontamente respinta dal giornale che sottolinea come “la smentita, però, arriva dopo 48 ore dalla pubblicazione dell’articolo e, soprattutto, arriva solo dopo la decisione dell’associazione Libera di indire una conferenza stampa per rispondere alle ‘menzogne’ dei Cinquestelle. La relazione, che a questo punto risulta avere due versioni (una pre e una post conferenza stampa di Libera), è comunque stata consegnata a Il Tempo da fonte autorevole ed è a disposizione delle parti”.
Senatore Esposito
Sempre di ieri, la notizia che vede coinvolto il senatore del Pd Stefano Esposito, autore anche lui di una relazione destinata alla presidente della commissione antimafia Rosy Bindi, con la quale portava a conoscenza la presidente della commissione che ad Ostia esistono sedicenti associazioni antimafia cui leader solidarizzano con il clan Spada, assumendo atteggiamenti intimidatori e minacciosi nei confronti di ogni azione di legalità.
Per tali dichiarazioni, che individuavano ne “I cittadini contro le mafie e la corruzione” una delle “sedicenti associazioni”, nei confronti del senatore era già stata proposta querela.
A riportare ieri alla ribalta il senatore antimafia, un’informativa inviata dal Ros dei carabinieri dell’ottobre 201, avente per oggetto un’indagine sulla ndrangheta di San Mauro Marchesato insediata nel capoluogo piemontese.
Stando all’informativa, come riportato da “il Fatto Quotidiano”, in favore dell’imprenditore Ferdinando Lazzaro, oggi coinvolto in un processo di mafia, il quale nella metà dell’aprile 2012 rischiava di perdere alcuni subappalti a seguito del fallimento della sua società (Italcoge), era intervenuto, tra gli altri, anche il senatore Esposito.
L’informativa dei Ros, riporta come il Lazzaro riuscì a fare intervenire Esposito, il quale, in presenza dell’imprenditore – come emerge da una telefonata intercettata tra Lazzaro e un altro imprenditore – avrebbe contattato il presidente della Cmc di Ravenna, contraria ad affidare ad un’azienda fallita un subappalto per il movimento terra, affinchè tale posizione si ammorbidisse e l’Italcoge potesse ottenere i lavori.
Ma non sarebbe questa l’unica circostanza che vedrebbe coinvolto Esposito in vicende che riguardano l’imprenditore oggi coinvolto nel processo per mafia.
In un’altra informativa redatta nell’ottobre 2012 i Ros scrivevano di come il Lazzaro intrattenesse rapporti con personaggi politici e della pubblica amministrazione, affinchè una licenza rilasciata alla Italcoge per lo sfruttamento di una cava a Meana di Susa, scaduta da due anni e mai rinnovata, fosse volturata alla neo costituita Italcostruzioni.
Non tarda ad arrivare la replica del senatore Esposito, il quale nel precisare di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia, anticipa l’intenzione di chiedere ai Ros di rendere pubblica una sua segnalazione, presumibilmente del 2013, in merito a quanto apprese dall’imprenditore Ferdinando Lazzaro che gli avrebbe raccontato fatti che riguardavano gli appalti della Sitaf.
Una replica che, così come proposta, chiarisce ben poco in merito alle vicende che riguardano l’Italcoge e l’Italcostruzioni, per le quali il nome del senatore viene fuori dai rapporti dei Ros, già a partire dal 2012, ovvero un anno prima della segnalazione che lo stesso afferma di aver fatto.
In attesa che vengano chiariti i ruoli e l’eventuale coinvolgimento dei politici in queste vicende (insieme ad Esposito vengono infatti fuori i nomi di Stefano Fassina, Antonio Saitta e Luigi Massa), non possiamo tacere su come una certa stampa schierata politicamente in favore del partito del premier, lasci trapelare ben poco a proposito di quello che accade ad un’antimafia politicizzata, il più delle volte parolaia e, se le accuse venissero dimostrate, con aderenze assai discutibili con soggetti coinvolti proprio con quelle organizzazioni criminali che si dice di voler combattere.
Gian J. Morici