Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di Salvatore Petrotto, ex sindaco di Racalmuto (Ag):
Al Senatore Mario Michele Giarrusso All’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione)
Vi chiedo, gentilmente, se sono state date delle risposte alle interrogazioni a risposta scritta, la 4-04306 presentata da MARIO MICHELE GIARRUSSO giovedì 16 luglio 2015, nel corso della seduta n.486, unitamente ad altri senatori (oltre 20) su Girgenti Acque ed all’interrogazione a risposta scritta, la 4-04187 di giovedì 25 giugno 2015, presentata nel corso della seduta n.473, al Ministro dell’Interno, l’agrigentino Angelino Alfano, sempre dal senatore MARIO MICHELE GIARRUSSO e da altri 25 senatori, relativa all’affidamento diretto, senza gara, del centro per immigrati di Lampedusa, da parte della Prefettura di Agrigento; ritenuto illegale, e del valore di 10 milioni di euro.
Il centro di Lampedusa, come viene evidenziato, nella relativa interrogazione, è stato affidato alla Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia, con sede a Firenze, senza gara, senza alcun bando pubblico, per un importo di 10 milioni di euro violando la legge di riferimento, ossia il comma 7 dell’articolo 122 del decreto legislativo n. 163 del 2006.
Riguardo a Girgenti Acque faccio presente che, il Prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, uomo di Alfano, già componente della sua segreteria politica, dopo tre anni, la settimana scorsa, è corso ai ripari ed ha rilasciato la certificazione antimafia alla società di gestione dei servizi idrici agrigentini, oggetto dell’interrogazione. Ciò ritengo che avvalora di più il fatto che tale società mista, pubblico-privato, ha operato sinora, per tre anni consecutivi, illegalmente.
Aggiungo inoltre, altri motivi che dovrebbero indurre, immediatamente, sempre il prefetto di Agrigento, a rimuovere Marco Campione da presidente, legale rappresentante nonché maggiore azionista privato, col suo 51% delle azioni, di Girgenti Acque. Mi riferisco all’applicazione della legge Severino, alla luce della recente determinazione, la n. 8/2015, dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, presieduta dal magistrato Raffaele Cantone. L’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), proprio nella determinazione n.8/2015 ha chiarito che anche le società miste e/o controllate da enti pubblici, come è del resto Girgenti Acque, sono chiamate ad adottare misure a prevenzione della corruzione, fugando quelli che sembravano dei dubbi di applicazione della legge 190/2012 (più comunemente nota come legge Severino) e del Dlgs 33/2013, riguardanti le società e gli altri organismi partecipati dalle amministrazioni locali, definendo in modo dettagliato gli adempimenti ai quali tali soggetti sono sottoposti.
Nel caso di Girgenti Acque ci troviamo infatti in presenza di un’azienda in cui un condannato in via definitiva per dei gravi reati contro la Pubblica Amministrazione, l’imprenditore Marco Campione, continua a detenere il 51% della azioni di una s.p.a , di cui è inoltre il legale rappresentante; è partecipata da diversi comuni, primo fra tutti Agrigento ed è sottoposta al controllo della Regione Siciliana, in quanto gestore di un servizio pubblico essenziale.
Girgenti Acque avrebbe già dovuto, immediatamente, cedere direttamente ai comuni agrigentini la gestione di acqua, reti fognarie ed impianti di depurazione, oltre che per le gravissime motivazioni contenute nella interrogazione presentata dal senatore Mario Giarrusso e dai suoi colleghi parlamentari, anche per le altrettante gravissime violazioni delle leggi anticorruzione .
Le vigenti leggi, la Severino, ad esempio, impongono a Girgenti Acque di non far rivestire alcuna carica a chi attualmente la rappresenta, il già citato Marco Campione, condannato in via definitiva a 10 mesi di reclusione ed al pagamento allo Stato di 1 milione e mezzo di euro di risarcimento per i reati di falso e truffa commessi, nella costruzione, con calcestruzzi depotenziati, del nuovo ospedale di Agrigento, il San Giovanni di Dio.
Malgrado tutto, il Campione, ricopre ancora la carica di presidente di Girgenti Acque e ne è l’azionista di maggioranza, in violazione di ciò che prevede proprio la legge Severino In altri termini il Campione (presidente ed azionista di maggioranza di Girgenti Acque) dovrebbe essere rimosso ai sensi della legge Severino da sua Eccellenza il prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, alla stregua di un qualsiasi altro amministratore pubblico, ai sensi della già citata legge Severino.
Perché ciò non avviene? Si tratta infatti di una spa, il cui capitale azionario, circa il 40 %, è detenuto dai comuni del consorzio pubblico del Voltano e dai comuni dell’Acoset di Catania e che gestisce un servizio pubblico essenziale, quali l’acqua e perciò è chiamata ad assolvere a questi obblighi di legge, in materia di anticorruzione. C’è un’ulteriore aggravante: i vertici di Girgenti Acque, qualche mese fa, si sono persino rifiutati, più volte, persino di fornire informazioni ad un deputato regionale agrigentino di 5 Stelle, Matteo Mangiacavallo, riguardanti la gestione dei servizi e del personale.
Si è rifiutata cioè di fornire delle informazioni di rilevanza pubblica, ad un componente di un Organo Istituzionale, l’Assemblea Regionale Siciliana, preposto al controllo di gestione proprio di questo genere di società miste, a capitale pubblico e privato, qual è Girgenti Acque.
Adesso tali tipologie di violazioni di legge sono al centro dell’attenzione dell’ANAC che sancisce dei precisi obblighi di legge, in materia di pubblicità relativa ai dati ed alle informazioni dell’organizzazione delle società e quelli in merito alle attività di pubblico interesse. L’ANAC ribadisce che tra questi obblighi di legge rientra la pubblicità degli atti relativi a tutte quante le attività, quali l’acquisto di beni e servizi o la realizzazione di lavori, o la gestione delle risorse umane e finanziarie; considerato che si tratta di attività volte a soddisfare un interesse pubblico e quindi devono essere sottoposte agli obblighi riguardanti la trasparenza.
Girgenti Acque è come detto, una società mista, pubblico-privato che gestisce un servizio pubblico, in virtù del fatto che il 40% delle azioni, lo ribadiamo, è detenuto da enti a totale capitale pubblico. Malgrado ciò, non ha, ad esempio, mai reso pubblici, a distanza di anni, i nominativi dei suoi 300 dipendenti, le modalità di reclutamento e quali sono le imprese che assicurano forniture e servizi. p.s. la lettera di cui sopra è stata inviata ufficialmente nei siti istituzionali delle autorità in indirizzo
Salvatore Petrotto