Con l’accusa di aver violentato una ragazza di origini italiane, all’epoca dei fatti non ancora quindicenne, è stato interrogato un uomo svedese di trent’anni, il quale avrebbe anche fotografato le fasi del suo gesto criminale.
Secondo la polizia che sta indagando sul caso di stupro, l’uomo avrebbe fatto prima ubriacare la ragazzina – della quale si sa soltanto che sarebbe originaria del Sud Italia e non vengono rese note le generalità – per poi violentarla documentando con le immagini il momento della bestiale violenza della quale si sarebbe reso protagonista.
La vicenda, di per sé squallida, diventa ulteriormente complicata visto che il sospetto di violenze sessuali riguarderebbe anche altri casi e ad essere tirato in causa è pure il Comune che avrebbe avuto la responsabilità di accudire la minore che aveva avuto in affidamento giudiziario.
Secondo le prime notizie acquisite, ai genitori della minore sarebbe stato impedito di incontrare la propria figlia in modo da poterne accertare lo stato di salute ed eventualmente concordare eventuali trattamenti ai quali sottoporre la giovane vittima per superare il trauma psicologico subito.
Si tratterebbe di un diniego apparentemente immotivato e lesivo del diritto genitoriale, tanto più che i familiari della ragazza erano stati contattati dalla polizia svedese che ha chiesto loro l’autorizzazione per poter interrogare la giovane vittima, così come previsto dalle leggi del paese.
Non meno grave il fatto che, secondo quanto dichiarato dai familiari della ragazzina che denunciano apertamente attraverso questa notizia presunte responsabilità del Comune, la vittima era stata lasciata dallo stesso ente del quale era in custodia senza cibo, telefono, computer, soldi per il bus, farmaci contro infezioni in corso, vestiti e scarpe adatte alla stagione.
Il Tribunale Penale che sta trattando il caso, nel respingere la nomina di un avvocato di fiducia chiesto dai genitori, il quale tra le altre cose avrebbe avuto sufficiente competenza in materia di immigrazione, ha nominato un avvocato d’ufficio che ha già rimarcato il fatto che altre persone possano essere rimaste vittime di abusi da parte dell’uomo che risulta oggi indagato.
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