Non si cava sangue dalle rape. Ma ci sono rape che, riuscendo a far zampillare qualcosa di rosso, riescono a farsi qualificare, magari, frutti tropicali.
Così i pentiti. Stabilito che un pentito vale quello che un bravo inquirente sa trarre utilizzando il suo “intuito” per sollecitare i più profondi recessi della memoria, ogni pentito ha qualcosa da dire. Per chi sa “ascoltare” e sa tener conto del proverbio, deformazione effettiva di quello antico, che è “pentito che mente è buono per un’altra volta”.
Siamo in una fase della storia giudiziaria, ma, si potrebbe dire, della storia in genere, in cui i pentiti tornano in auge, aprendo orizzonti nuovi, anche se lungamente sognati, ad inquirenti pieni di spirito di iniziativa.
C’è nell’aria la scoperta del “livello superiore”, l’assalto al quale offrirà gloria anche a chi non è riuscito a conquistarselo finora, combattendo in gradini troppo bassi.
Mentre a Reggio Calabria il Procuratore Antimafia Lombardo teorizza sul “sistema criminale integrato” (composto da tutti i “cattivi” del mondo inseriti nel potere istituzionale, “reale”, economico, bancario e, chissà, scientifico) e ci informa che i veterani del pentimento, in “servizio” permanente effettivo da quindici, venti anni, sono turbati sentendo di non essersi saputi spiegare (pare che debbano parlare “per segnali”, chi sa perché) sull’esistenza di tale superiore sistema, sembra che la risposta e la conferma gli venga di lontano.
Gli fa eco da Roma (e dintorni) un pentito, nientemeno, della “Banda della Magliana”, sempre pronta, a riscappar fuori quando c’è da riempire qualche vuoto politico-giudiziario.
Con l’aria che tira i reduci di quella che sembra la più controversa, multiforme, composita ed anche intermittente organizzazione criminale del Gotha italiano, debbono sentirsi ribollire il sangue nel dover prendere atto della carriera ultra brillante di uno di loro, Carminati ha compiuto in questi anni, però da “cane sciolto” (o legato ad altri guinzagli) e non da “Maglianista”, lasciando, anzi, all’asciutto i “compari” di una volta.
Ai quali, se è stata negata la partecipazione al banchetto di “Mafia Capitale”, non sembra possa esserlo anche in quanto pentiti. Così, appunto, sembra.
Un pentito della “Banda della Magliana”, tale Antonio Mancini (un nome che non dice un granché neanche a molti mafiologhi) uscendo dalle tenebre in cui pare vivano i pentiti sotto programma di protezione, anche quelli cui non è stata “cambiata l’identità”, ha reso a volto scoperto una intervista video registrata ad Alessandro Ruotolo, “giornalista antimafia” come tale targato ed, evidentemente, autorizzato a disporre dei pentiti, tirati fuori dai loro protetti nascondigli.
Che cosa ha detto questo pentito all’antimafiogiornalista? Quello che, è da ritenere, avrebbe gran voglia di riferire a qualche P.M. e “verbalizzare”, così da poter accedere, con la conseguente immancabile pubblicazione del verbale, ai fastigi della stampa nazionale.
In altre parole quel Mancini, che nella Banda pare fosse soprannominato “l’Accattone”, per aver avuto una particina in un film di Pasolini, sta friggendo dalla voglia di essere richiamato in servizio per dire la sua su “Mafia Capitale”.
Per ora la dice a Ruotolo.
“La Banda della Magliana? Esiste ancora!” (come dire: che aspettano questi P.M. qua a tirarla fuori?) e poi “Carminati? C’è qualcuno sopra di lui”.
“L’Accattone” tende la mano per ricevere una citazione come teste, o, magari come “concorrente esterno potenziale” (una nuova qualifica che assai bene si inquadrerebbe nella teoria della “colpa d’autore”).
E, intanto, mostra di essere già in linea con gli ideali investigativi dei “mejo P.M. antimafia” “che lo faccino capì a questi qua de Roma dove hanno d’annà a mette le mano…”. Questo lo ha lasciato intendere.
Una volta, quando si parlava di guerra i vecchi ufficiali in pensione, promossi colonnelli e generali “della Riserva”, che si erano tenuti aggiornati leggendo le riviste degli Ufficiali in Congedo, sognavano il “richiamo alle armi”, e con esso comandi mai ottenuti ed una specie di nuova gioventù.
Vedremo se la Procura di Roma richiamerà in servizio, anzitutto, la “Banda della Magliana” con il suo noto ruolo qualificante e, con essa, i pentiti già ad essa appartenenti già bene in linea con le teorie del sistema criminale integrato. Che il cielo ci aiuti.
Mauro Mellini – www.giustiziagiusta.info