È il titolo dell’ultimo concerto-teatro scritto e interpretato da Salvatore Nocera Bracco, in programma per il prossimo 10 giugno 2015 alle ore 20.30 nei padiglioni dell’EXPO di Milano, della durata di circa 90 minuti, eseguito con la preziosa collaborazione del chitarrista Osvaldo Rizzo, nonché del supporto creativo del fisarmonicista Angelo Sanfilippo, presenti il sindaco di Naro dr Lillo Cremona, e l’artista figurativo Fabio Brancato, che installerà le sue opere, piccole e originali statuine già premiate in varie parti d’Italia, nello spazio del concerto;
“È un concerto-teatro (così definito in quanto genere perché si riconosce nella grande tradizione italiana che fa capo a Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci ma anche, per certi versi, a Domenico Modugno) in cui il mio vissuto personale e la Storia umana e culturale di Naro, questa splendida città barocca, si intersecano simbioticamente, l’una necessaria all’altro, in una originalissima interpretazione di tradizioni, racconti, poesie, eventi, canti ed espressioni artistiche riunite in un unicum compositivo dal sapore gradevolmente antico, pur intriso e impregnato dei suoni e delle sensazioni del nostro devastante presente: un itinerario dunque che pur partendo dal locale sfocia nel globale, GLOCAL espressione di talento e valorizzazione emozionale che si sviluppano attraverso un genere che si avvicina molto a ciò che io ascoltavo da bambino nelle piazze di Naro, a sei anni, appena arrivato da Desio dove sono nato, e dove i miei genitori erano emigrati negli anni ’50 in cerca di fortuna all’Autobianchi: dai cantastorie come Ciccio Busacca, ai venditori ambulanti, ai cuntastorie e ai banditori spesso appostati nelle cantunere, ovvero gli angoli delle strade, ai cantanti e musicisti dei barbieri, con chitarre, mandolini, fisarmoniche e stornellate siciliane, ai poeti dialettali e naif che amavo ascoltare per la musicalità della loro lingua, ai carrettieri e ai racconti e gli aneddoti dei vecchi, nonni compresi, verso i quali nutro ancora oggi un sentimento di gratitudine per ciò che sono riusciti ad insegnarmi a partire dagli anni ’60, l’epoca della mia infanzia, quando ancora si condivideva insieme, vecchi e bambini, molto più tempo di quanto non accada oggi, epoca di nativi digitali, in cui si è praticamente perso il senso dell’acculturazione e dell’appartenenza la quale, pur garantendo una forte identità culturale in senso antropologico, non ci faceva comunque mai rinunciare alla diversità come risorsa: il vero significato del Glocal, appunto! – per quanto il boom economico i nostri contadini lo abbiano subito come semplice mano d’opera a basso costo per le importanti fabbriche del Nord. Ma non importa. Ciò che mi capita oggi è riprendere tutte quelle esperienze formative da un punto di vista artistico e trasformarle in un genere che mette insieme il racconto e l’affabulazione teatrale con la canzone poetica e la riscoperta evoluta di linguaggi musicali che hanno la loro radice nella nostra complessa tradizione storico-culturale, di cui viene scandito e individuato una sorta di vocabolario che ne permette la riproposizione assolutamente moderna e attuale – non modernizzata e attualizzata! – del tutto originale e autoctona che si concreta nella serie di queste canzoni-monologo qui proposte. Riflessioni che partono da lontano, a partire dal tentativo di dar senso al mio essere siciliano in una città come Naro, in cui adesso orgogliosamente abito, cosa di questa città mi nutre e cosa, a ben vedere, potrebbe nutrire tutti coloro i quali, saturi dei ritmi disumanizzanti delle grandi città, volessero decidere di de–urbanizzarsi e riscoprire il valore e la qualità della vita cosiddetta di provincia, troppe volte a torto denigrata e relegata a un rango inferiore e involuto. Questo concerto-teatro testimonia della vera ricchezza di questa nostra Provincia così bistrattata ma che sta riconquistando a poco a poco il ruolo centrale che le compete, da sempre comunque il vero motore creativo e niente affatto marginale del nostro Paese (basti pensare al valore della sua letteratura attuale, e non solo!).
Dalle filastrocche ironiche alle riflessioni sagaci sulla nostra sicilianità, dalla riproposizione del nostro bagaglio poetico narese, primo fra tutti il grandissimo poeta falegname Pietro Gueli Alletti, di cui mi onoro di essere stato amico in gioventù, alla rielaborazione teatrale delle motivazioni che hanno spinto all’ondata di migrazione di gran parte di siciliani attratti dal boom economico degli anni 50 e 60, verso il Nord Italia, la Germania e l’Inghilterra innanzitutto, il Belgio, eccetera con canzoni e musiche struggenti che ripercorrono il sapore e il ricordo di quegli anni, sia pure “contaminati” dai suoni del rock, del blues, del jazz che nel frattempo si sono imposti nella cultura musicale mondiale, ma senza nulla togliere, anzi aggiungendo potenti energie alla nostra naturale propensione artistica!, e oggi contaminandosi ancora di più attraverso il contatto con forti presenze africane, asiatiche e dell’Est europeo, conseguenze delle forti migrazioni che stanno sconvolgendo l’equilibrio del Mediterraneo, su cui Naro si affaccia altera, sulla prospiciente spiaggia di punta Bianca. Per non parlare delle tradizioni tipicamente naresi – anche se presenti ubiquitariamente in Sicilia – dalle rappresentazioni della Settimana Santa tra le più antiche della Sicilia, alle celebrazioni in onore del Santo più venerato dalle nostre parti: San Calò, il Santo Nero e Taumaturgo a cui tutti si rivolgono per ottenere grazie! E poi ancora escursioni musicali nel nostro ricchissimo Medio Evo, a partire dalla Leggenda di Giselda, che anima in forma di fantasma le notti lunari dello Splendido Castello Chiaramontano che domina dall’alto della collina di Naro un vastissimo territorio che abbraccia tutta la Val di Noto e gran parte della Val di Mazara. E aneddoti, e informazioni sulla gastronomia e gli usi e i costumi e canzoni e musiche e poesie e ninne nanne … un enorme bagaglio di cui vado fiero e che propongo orgogliosamente da vero siciliano, anzi: di Naro!
Salvatore Nocera Bracco