Si terrà il prossimo 30 maggio 2015, dalle alle ore 18,00 alle ore 20,00, presso la sala comunale di Sora (Fr) in corso Volsci, l’incontro sul tema: Serena Mollicone –Mario Tuzzi la verità e la Giustizia non si archiviano. All’iniziativa organizzata dal Circolo provinciale de” I Cittadini Contro le Mafie e la Corruzione” di Frosinone partecipano:
saluti
– Ernesto Tersigni Sindaco di Sora
– Carlo Marino Referente Fr. “I Cittadini Contro le Mafie e la Corruzione”
-Guglielmo Mollicone Padre di Serena Mollicone
– Maria Tuzi Figlia di Santino Tuzi
– Pino Nazio Giornalista -scrittore
-Rosa Cordella Criminologa
– Rosangela Coluzzi Avvocato
Conclude
-Antonio Turri Presidente ” I Cittadini Contro le Mafie e la Corruzione”
Frosinone, caso Tuzi: la figlia chiede nuove indagini.
Il caso è stato archiviato come suicidio, ma lei non ci sta e torna a chiedere indagini sulla morte di suo padre. Si tratta di Maria Tuzi, figlia del brigadiere dei carabinieri Santino Tuzi trovato cadavere con un colpo esploso della sua pistola d’ordinanza.
“La morte di mio padre potrebbe essere legata al caso di Serena Mollicone: si faccia chiarezza”, dice Maria, che recentemente ha raccontato la sua storia nel corso dell’iniziativa “Il giorno di Serena”.
Santino Tuzi fu ritrovato morto l’11 aprile 2008 nelle campagne di Arce in località Campo Stefano nei pressi della diga, pochi giorni prima era stato ascoltato sul caso Mollicone. “Mio padre non si sarebbe mai suicidato. Qualche ora prima della sua morte uscì di casa dicendo che doveva recarsi un attimo a Sora, ma non è più ritornato. Non ci sono lettere o manoscritti che potessero far presagire una situazione del genere. Per fugare ogni dubbio – spiega Maria Tuzi – abbiamo anche avuto colloqui con il medico di famiglia il quale ci ha confermato che non aveva disturbi depressivi”. Il Messaggero Mercoledì 26 Novembre 2014
Il-mistero del-bosco. L’incredibile storia del-delitto di Arce-libro-Pino-Nazio
Un caso irrisolto — tra gli innumerevoli che costellano la storia giudiziaria italiana — da ormai dodici anni turba l’opinione pubblica di questo nostro paese. Vicenda oscura, insopportabilmente amara e dalla fibra sconnessa: un penoso fatto di cronaca, risalente al 1 giugno 2001, complicatosi con gli anni e mai illuminato dalla verità.La verità, questo valore così imprendibile e sempre così parziale, così semplice nell’essenza e così complesso nella forma — così celebrato! —, balugina ogni tanto con ritrosia, si avvicina e non si fa mai luce piena, non si lascia spogliare del tutto e si nasconde agli sguardi più clinici: ogni volta si ricompone e diserta, azzerando d’un colpo il gioco.Ed è un gioco terribilmente doloroso, inutile dirlo, che sevizia il cuore e offende l’anima. Pino Nazio, nel suo libro “Il mistero del bosco. L’incredibile storia del delitto di Arce”(Sovera Edizioni), ci racconta di Serena Mollicone, della sua innocenza tradita, della sua grazia messa a tacere. “Il mistero del bosco” è non solo la cronologia di un odioso delitto, ma anche la cronologia di una manciata di anime. Padre, madre, figlie: una figura materna uscita di scena troppo presto, per quelle amare deviazioni della vita che distruggono equilibri faticosamente raggiunti; la costruzione di un carattere dolce e combattivo, quello di Serena; la resilienza di un padre che ha visto due volte, orribilmente, spezzarsi le precarie e fortissime simmetrie familiari.Il titolo è stato presentato sabato, nel corso di Più Libri Più Liberi 2013, con l’intervento del nostro Mauro Valentini, di Guglielmo Mollicone — papà appassionato e mai domo di Serena — e di Giuseppe Pizzo di “Chi l’ha visto?“, che ai tempi dell’omicidio era Sovrintendente della Polizia di Stato e ha lungamente indagato sul caso. Tutto ciò che ruota intorno al «caso di Arce», dopo molti anni di convulse indagini, giace in una luce sinistra che non rivela e non riscalda, in parte impolverato dal passare del tempo e dall’assenza di un vento risolutore che non arriva, che non spazza via l’inessenziale. Un bagliore antelucano distorce la coscienza delle cose, la consistenza della realtà, in un rimpallo di specchi e di colpe inespiate. Il ritrovamento di un corpo, quello giovane e sottile di una ragazza; il dramma di una famiglia e specialmente di un padre; la nebbia fitta intorno al volto del colpevole o dei colpevoli.