
“Le colpe dei padri non devono ricadere sui figli!”
Ad affermarlo è Giuseppe Cimminisi, Coordinatore Nazionale dei Familiari Vittime di mafia dell’Associazione “I Cittadini contro le mafie e la corruzione”.
È giusto – continua Ciminnisi riferendosi al fatto che le colpe non devono ricadere sui figli -ma che Angelo Provenzano, figlio di Bernardo Provenzano che sta scontando l’ergastolo per reati di mafia, tra cui il suo coinvolgimento nelle stragi dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, racconti la storia di suo padre a turisti americani, ci sembra davvero di cattivo gusto e finisce con il riaprire ferite che non si sono mai rimarginate.
L’iniziativa di Angelo Provenzano, il quale ha firmato un accordo con la sede di Boston di Overseas Adventure Travel per incontrare i turisti americani illustrando loro la figura paterna del boss, rientra in un contesto che vede le persone interessate più alle gesta dei criminali che non alla semplice e dolorosa storia delle loro vittime.
Un filone sfruttato già dalla cinematografia e dai tanti scrittori che si dedicano a narrare la vita di mafiosi e pentiti, consegnando le loro storie ai posteri e, spesso, distorcendo la realtà dell’orrore che la mafia ha seminato nella nostra regione.
Mentre le vittime finiscono così nel dimenticatoio, i loro aguzzini vengono consegnati alla storia, diventando a volte miti che vengono emulati dai giovani che si lasciano influenzare da figure che vengono rappresentate con grande carisma.
Apprezzo molto – conclude Ciminnisi – la scelta del giovane Provenzano di condurre una vita da persona onesta, non calcando, come spesso avviene all’interno di Cosa Nostra, le orme paterne, ma non va dimenticato che, a differenza sua, che può raccontare del rapporto tra padre e figlio, c’è chi in questa terra che ha conosciuto sangue e dolore non potrà raccontare del proprio padre grazie a chi ha causato la morte di tanti innocenti.