Interessante puntata di Matrix di questa sera, condotta da Luca Telese, incentrata sul fenomeno del terrorismo islamico e sui rischi per l’Italia, nel corso della quale non sono mancati momenti dai toni forti come le critiche mosse da Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che, ritenuto incapace nell’affrontare quattro ubriaconi che stavano devastando Roma, non si capisce come si possa pensare sia in grado di affrontare il terrorismo. Alla puntata ha preso parte anche il giornalista Toni Capuozzo, intervenuto in merito alle vicende che riguardano l’Iisis e agli aspetti del reclutamento di jihadisti nelle carceri italiane.
Capuozzo, nel precisare come ci troviamo coinvolti in una guerra che non abbiamo voluto, ha sottolineato come l’Italia si trovi impreparata ad affrontarla.
Critica di natura politica quella della Meloni o accuse fondate? Non spetta a noi accertarlo. Non v’è dubbio però, che qualcosa non funziona. Nel corso della puntata è infatti intervenuto da Tunisi Alfredo Manchi, illustrando le tante discrasie che hanno caratterizzato la storia che ci è stata raccontata dalla strage. A partire su quale fosse il vero obiettivo dei terroristi. il Parlamento o il Museo? Ogni mercoledì alle 7:00 scendono i turisti da due navi di crociera italiane. Questo è un dato di certezza. Così come è certo che all’orario in cui i terroristi hanno attaccato il museo, i turisti italiani si trovano lì per la visita dello stesso.
Toni Capuozzo che ha sottolineato come il presunto assalto al Parlamento non avesse lasciato alcun segno, non un foro di proiettile, non una scalfitura sulle pareti. Dubbi persino su come sia stato condotto il blitz, su quanti ostaggi siano stati liberati dalle forze speciali. A seguire, la testimonianza di una turista italiana, Roberta Gatta, sopravvissuta alla strage e che ha avanzato il dubbio di come l’obbiettivo dei terroristi fosse il museo e forse proprio gli italiani. Una testimonianza che avvolora quello che Capuozzo, che per questo subì anche pesanti critiche, ipotizzò quasi nell’immediatezza dei fatti.
Una testimonianza importante quella di Roberta Gatta che ha narrato aspetti inediti della vicenda e retroscena che gettano ombre anche sull’operato delle nostre istituzioni. Importante anche quando parla del fatto che aveva dei dubbi prima di scendere a terra per visitare il museo. Paure che nascevano da quanto le era stato riferito in merito a possibili rischi ma che aveva superato vedendo i numerosi pulman di turisti in visita alla città. La donna però non era a conoscenza del fatto che quel giorno era un giorno delicato perchè si discuteva la legge sul terrorismo. Nessuno aveva informato di questo i turisti italiani. Eppure, un documento della Capitaneria di porto di Salerno indirizzato a tutte le Agenzie Marittime e per conoscenza all’Autorità portuale di Salerno e all’Ufficio Polizia Frontiera Marittima e Area della stessa città, avrebbe dovuto portare tutti a stare più attenti.
Un documento del mese di agosto, mesi prima che si verificassero i fatti della Libia, le minacce all’Italia, l’attacco ad una nostra motovedetta, con il quale la Capitaneria avvisa di “possibili attentati in acque territoriali Tunisine”, precisando come “a seguito di segnalazione da parte del locale Ufficio Polizia di Frontiera Marittima e Area della P.S., si rende noto che nelle acque territoriali Tunisine vi è la possibilità di atti terroristici Jihadisti nei confronti di natanti, imbarcazioni o obiettivi marittimi Tunisini”.
Il documento conclude: “Tanto si comunica per opportuna informazione e sensibilizzazione degli armatori delle navi rappresentati da codeste Agenzie”.
L’attacco di giorno 18 al Museo Bardo di Tunisi ad opera di jihadisti dell’ISIS, è bene ricordare, è costato la vita a 22 persone tra cui 18 turisti occidentali, quattro dei quali italiani, oltre a numerosi feriti.
A seguito della strage, il presidente tunisino Essebsi ha rimosso dall’incarico dall’incarico sette responsabili della sicurezza, tra i quali il responsabile della sicurezza per il turismo il capo della sicurezza del distretto del Bardo e persino il comandate dei vigili, mentre agli arresti è stato messo l’agente di polizia responsabile di vigilare l’ingresso del museo e che in quel momento non si trovava al suo posto.
Una risposta dura nei confronti di chi aveva commesso degli errori ma doverosa nei riguardi delle vittime. In Italia sembra invece che nessuno abbia mai responsabilità alcuna, seppure morale. Un evento che, a detta di tutti, era imprevedibile.
Tanto imprevedibile che ben due navi da crociera, la Costa Fascinosa e la Msc Splendida, quel maledetto giorno avevano permesso ai passeggeri di scendere a terra per prendere parte ad una tranquilla escursione. E l’allarme lanciato mesi prima dalla Capitaneria? Ignorato!
Si organizza la gita a terra, come si era fatto tante altre volte. Come tante altre volte? No! Questa volta, c’è stata una strage. Una strage che stando al documento della Capitaneria, più che imprevedibile sembra annunciata.
Mentre a Tunisi il Presidente della Tunisia ha preso seri provvedimenti contro chi ha ritenuto responsabile, rimuovendo dall’incarico ben sette persone sulle quali ricadeva la responsabilità della sicurezza, c’è da chiedersi in Italia cosa stiamo facendo. Può essere che non ci sia mai la responsabilità di qualcuno in fatti tanto gravi? Tra gli ospiti di questa sera a Matrix, Stefano Dambruoso, già Capo dell’Ufficio per il Coordinamento dell’attività internazionale del Ministero della Giustizia, con Alfano, attualmente deputato, al quale è stato chiesto se non si sia sottovalutato il rischio che rappresenta l’ISIS. DAmbruoso, nell’annunciare le nuove misure per la lotta al terrorismo, ha dichiarato che sì, forse si è sottovalutato, ma nulla lasciava pensare si potesse verificare quello che sta accadendo.
Lo stesso Stefano Dambruoso, ex magistrato esperto in terrorismo internazionale, il quale tempo fa dichiarò di poter escludere il pericolo che potessero ancora sussistere le condizioni che diedero luogo alla nascita di strutture come al-Qaeda… Infatti, nacque l’ISIS…
Gian J. Morici