Ah! bei tempi quando i politici erano brutti, noiosi ma onesti. Quando si litigava per un’idea o per un’ideologia, quando i riferimenti culturali erano Moro o Berlinguer o Almirante, e tiè! Te ce metto pure Craxi che i soldi se li rubava ma almeno era credibile.
Poi venne il ventennio berlusconiano e con esso la galleria dei mostri, composta da quadri di discutibile fattura, di cui ricordiamo con piacere le cene eleganti ad Arcore con il Premier, le case comprate a sua in saputa del Ministro Scajola, i massaggi rigeneranti del Sottosegretario Bertolaso, per finire con il tunnel sotto il Monte Bianco della Gelmini e un paio di bonifici di Previti.
Pensavamo, nel bene o nel male, di aver chiuso quella sala del museo, quando ecco che improvvisamente il buon Lupi decide di farsi fare un dipinto anche lui. E quando dico “buono” non lo dico a caso. Il curriculum di Lupi è tutto in odore di santità, dalla Cattolica a Milano a Comunione e Liberazione, dai primi incarichi con la DC al passaggio a Forza Italia, fino al culmine della carriera: fare da padrino a Magdi Cristiano Allam, un giornalista musulmano convertitosi al cattolicesimo, durante il battesimo di costui da parte nientepopodimenoche Papa Benedetto XVI. Lupi negli anni del confronto serrato tra i berlusconesi e la sinistra era il pontiere, l’uomo del dialogo, quello che in televisione era sempre pacato, mai una parola fuori posto, mai un capello fuori posto, l’uomo che dà le dimissioni irrevocabili da Ministro (tranne poi rimanere al suo posto) e che infine con grande sofferenza personale decide di abbandonare la barca forata di Forza Italia e del pregiudicato Berlusconi per sostenere la nuova avventura neo-neo-neo-neo-neo-democristiana di Alfano.
Insomma, cercate di capire anche il buon Renzi: ma ti pare che non ti fidi di un tipo così? Certo, il cognome non depone. Attenti al lupo, in bocca al lupo, homo homini lupus…insomma forse qualcosa si poteva subodorare. Ma di fronte a cotanta santità, cosa vuoi che sia un cognome infingardo?
Poi quei disgraziati, ficcanaso, rompiscatole Carabinieri del ROS che cosa ti vanno a fare? Ti intercettano tale Ercolino Incalza, grande manovratore degli appalti pubblici dentro e fuori il Palazzo, che nessuno sa chi sia al di fuori del grande gioco della politica e vengono a scoprire un sacco di cosine. Che ad esempio, come dice Repubblica, Incalza impone a Lupi i suoi due sottosegretari. Che Lupi minaccia di far cadere il Governo se tale Incalza non verrà confermato alla Struttura tecnica del Ministero (dove si decide in sostanza dove vanno i soldi…). Che per confermare il tizio a capo della struttura fanno un bando a cui può concorrere solo chi ha fatto il capo della struttura stessa per almeno dieci anni… Che tale Perotti, amico di Lupi, e che lavora con commesse del ministero, regala un Rolex da 10.000 euro al figlio di Lupi e lo assume nella sua società. Della serie: se sei bravo lavoro in Italia lo trovi…
Fossimo in un Paese normale ci fermeremmo qui. Il Ministro Lupi avrebbe dato le sue dimissioni immediatamente, e la magistratura farebbe il suo dovere per accertare se tutto quello che è emerso costituisca reato. Ricordiamo che il Presidente della Germania Wulff si dimise perché aveva ottenuto da un imprenditore un prestito a tasso agevolato, e aveva pernottato una notte in albergo a spese di un altro imprenditore. Lo so, sembra fantascienza, ma negli altri paesi accade, nel nostro bisogna sempre chiamare i caschi blu per schiodarli dalla sedia. Comunque la cosa che più sconvolge è che il buonissimo, cattolicissimo, santissimo Lupi dica al telefono le parolacce come un camallo genovese. Cazzo di qua, cazzo di là… e così via. Quasi quasi rimpiango il Berlusca e il suo “cribbio!”. Che nostalgia, che tenerezza.
Rodocarda