Meglio dirlo subito, così chi si deve incazzare si incazza!
Non è una presa di posizione ideologica, e forse non sono neanche d’accordo al cento per cento, ma è la reazione, spropositata, che mi ha fatto pensare. Cosa hanno detto i due stilisti, notorialmente gay ed ex compagni nella vita prima di esserlo solo nel business? Che la famiglia tradizionale è quella formata da un padre e da una madre, che sono contrari al desiderio di maternità e paternità a tutti i costi, agli uteri in affitto, ai bambini sintetici. Subito le prese di posizione.
Gli schieramenti sono chiarissimi: da una parte i gay, offesi dal tradimento, dall’altra la destra reazionaria e conservatrice, che appoggia i due senza se e senza ma, e dall’altra ancora la sinistra progressista e tollerante che in un rigurgito di antisessismo li condanna a morte. Io, che sono abituato a pensare con la mia testa e a sbagliare da solo, non appartengo a nessuno di questi schieramenti, ma se devo scegliere, scelgo loro, i due stilisti. Prima di tutto perché le opinioni sono sacre. Quelle di tutti. Si possono e si devono contestare, in uno stato democratico, ma si devono accettare.
Lo ha spiegato benissimo ieri Michele Serra su Repubblica. E talvolta le opinioni sono più importanti perché vanno controcorrente. Nessuno si è indignato da una parte o ha eretto altarini dall’altra quando qualche anno fa dichiararono che sentivano il desiderio di paternità. Eppure sarebbe stato facile, e se vogliamo anche giusto protestare. Ma come? Due gay che vogliono diventare padri? Non mi risulta che la destra allora abbia fatto barricate o che la sinistra si sia schierata in difesa.
Ah già, la sinistra. La mia sinistra. Questa tragica reazione pavloviana della sinistra, quando viene toccata l’ideologia! Quando due gay ricchi dicono una cosa “giusta”, si fa passare inosservata, quando la dicono “sbagliata” si mandano avanti gli obici. Non pensiate che sia un caso; negli anni di esempi come questi ne ho visti molti: reazioni spropositate basate su ciò che è giusto o sbagliato in base all’ideologia del momento. Oggi siamo in piena fase demagogica, con il Sindaco di Roma che non sa niente di quello che gli accade sotto gli occhi, ma istituisce il registro delle unioni civili, in barba alla legge, legge che dice “non si poteva fare ma non possiamo cancellare, ci pensi il Parlamento”. Il casino italiano. E invece di un serio ragionamento, si spara sul pianista di turno. Ma cosa hanno detto i due stilisti di così tragico? Due cose sostanzialmente:
1) Che la paternità/maternità per le coppie gay è da evitare 2) Che la ricerca di un figlio a tutti i costi è insensata
Il primo punto è forse quello che ha suscitato più stupore, e che ha avuto la reazione (scomposta) di Sir Elton John, felice marito di un uomo e padre di due bambini avuti con utero in affitto. Prima di dire quello che penso di Elton John (che rimane uno dei miei autori preferiti) vorrei essere chiaro su questo punto.
La sessualità, nella società degli ultimi millenni, è un fattore puramente culturale, e personale. Greci e romani non consideravano l’omosessualità un peccato, e da Giulio Cesare ad Adriano gli esempi si sprecano. Esiste in ogni nazione una morale individuale e una collettiva. Quella individuale è insindacabile, purché non violi la legge, che rappresenta, o dovrebbe rappresentare, la morale collettiva. Mentre la morale individuale è appunto legata all’individuo e per certi aspetti è invariante, quella collettiva cambia, si evolve, si aggiorna, oppure torna indietro. Non possiamo trascurare questo punto, se vogliamo capire bene cosa significa considerare “normale” una famiglia i cui genitori siano dello stesso sesso. Perché nessuno, NESSUNO, in questa discussione sterile, ha considerato il punto di vista dei bambini.
Chiunque abbia un figlio sa bene cosa desidera questi più di qualsiasi altra cosa: la normalità. I figli non voglio i genitori troppo ricchi, troppo poveri, troppo alti, troppo bassi, troppo simpatici, troppo antipatici. Non voglio vestirsi diversamente, non vogliono avere abitudini strane, non vogliono essere diversi dagli altri. Qualcuno si è chiesto se sia veramente normale che un bambino venga cresciuto da due padri o da due madri? Se quando si va a scuola, alla recita, alle feste, ai colloqui, alla gita, alle uscite, nella società italiana di oggi sia possibile che questo bambino cresca senza condizionamenti?
In questi casi le obiezioni, debolissime, sono sempre di tre tipi: a) Guarda che nel lontano stato del Michigan (oppure Islanda oppure Corea del Sud) c’è una coppia omosessuale che ha allevato tre figli e sono assolutamente equilibrati. Come noto, il caso singolo non fa testo, e sono contento per questi bambini del Michigan, ma sticazzi, io vivo a Roma, e qua il Michigan non sanno neanche da che parte stia. b) E’ pieno di genitori eterosessuali che fanno danni irreparabili ai loro bambini. Vero. Verissimo. Ultravero. Ma che cazzo c’entra? Il fatto è che per essere padri, o madri, non bisogna avere nessuna patente, basta essere fertili, so what? L’esistenza di genitori sciagurati non vuol dire che qualsiasi altra cosa vada bene è l’argomento più usato e allo stesso tempo più inutile. c) La società deve evolversi, è un processo irreversibile. Ecco. Questo mi spaventa. C’è qualcuno che per il proprio egoismo vuole fare esperimenti sociologici con i bambini. Ma voi pensate veramente che in un Paese in cui ancora il Vaticano decide un sacco di cose, in cui l’ipocrisia la fa da padrone, si possa ottenere qualche cambiamento in questo modo? PRIMA, si cambiano le regole, la morale collettiva, e POI, forse, si può cercare di inserire i bambini nel discorso. Sono sempre i bambini, i più deboli, da salvaguardare. Non ce lo dimentichiamo.
C’è poi un sottilissimo velo di sessismo al contrario, in questi ragionamenti: come se tutti i gay fossero persone colte, educate, ricche, generose, stabili, e gli eterosessuali tutti generatori di bambini infelici. E se la coppia gay divorzia? Che vogliamo fare? Trovarci con una bella famiglia allargata con quattro papà, oppure tre papà e una mamma? Io credo che l’ideologia faccia sempre perdere di vista il contatto con la realtà.
Sul secondo punto spenderei solo poche parole. A livello personale sono assolutamente comprensivo con chi vuole diventare padre o madre, e credo sia giusto fare tutto ciò che è ragionevole per diventarlo. Ecco, la parola chiave è ragionevole. Quando donne ultracinquantenni ricorrono alla scienza per mettere al mondo figli che potrebbero essere loro nipoti, o donne che danno alla luce figli fatti con l’inseminazione di ovuli di altre donne, penso a quanti bambini, in Italia e nel mondo, sono senza genitori. E che essere genitori non vuol dire solo tenere un bambino nella pancia, ma crescerlo, educarlo, ed amarlo. E che volere a tutti i costi un bambino “proprio” è un atto di grande egoismo e non di amore, comprensibile, ma non da avallare a tutti i costi.
Ultima cosa: a Elton John, se potessi, direi che un uomo che nella sua vita ha sposato due donne, poi un uomo, e ha avuto due figli da una madre surrogata (senza considerare il resto), rappresenta proprio il paradigma di ciò che credo sia sbagliato, e della sua protesta (come quella dell’equilibratissima Courtney Love) credo che ce possiamo ampiamente fregare.
Rodocarda