Henning era un umanitario, un uomo profondamente addolorato per le sofferenze inflitte al popolo siriano dal dittatore Assad.
Mentre il conflitto infuriava provocando un disastro umanitario di un proporzioni senza precedenti Alan voleva prendere parte alle operazioni di soccorso per alleviare le sofferenze del popolo siriano. Intraprese per questo un viaggio in Siria conducendo convogli di aiuti umanitari. Per poter fare questo lavoro in un paese sconvolto da una guerra civile, ad Henning fu garantito dai musulmani un “patto di sicurezza” (Amana), affinchè nessuno potesse toccarlo.
A raccontare chi fosse Hanning e cosa accadde il giorno del suo sequestro, è stato 17 giorni fa un altro operatore umanitario:
“Durante questo periodo ho fatto conoscenza con un uomo meraviglioso chiamato Alan Henning.
Alan aveva effettuato quattro viaggi alla guida di un’ambulanza carica di aiuti e attrezzature mediche. Andò due volte al campo profughi di Reyhanli in Turchia e in altre due occasioni è entrato in Siria. La prima volta fu nel maggio 2013 Dopo aver visitato il campo profughi situato sulla città di confine di Kilis, ha attraversato il confine con i membri del convoglio e andò in diverse città siriane e villaggi che erano state distrutte dalla guerra. Il viaggio fu facilitato dalla IHH turca. Abbiamo trascorso un giorno intero in Siria. Al calar della notte rientrammo in Turchia.
Arresto di Alan
Erano le prime ore del mattino di Giovedi 27 Dicembre 2013, quando abbiamo guidato per diverse ore per raggiungere il Bab al-Hawa border-crossing. Dopo alcune ore di lavoro, siamo entrati in Siria (circa mezzogiorno) dove eravamo attesi dall’altra parte del valico di frontiera. Dopo una calda accoglienza, ci hanno accompagnati di nuovo alla loro città natale, a 30 minuti d’auto di distanza. Diversi anziani della città ci hanno accolti e rifocillati. Eravamo stanchi dopo aver fatto un viaggio lungo e faticoso senza chiudere occhio.
Era passata non più di mezz’ora dal nostro arrivo presso la foresteria quando improvvisamente uomini in uniforme militare, passamontagna e armati di pistole fecero irruzione.
Questi uomini appartenevano al gruppo chiamato ISIS ora conosciuto come IS (lo ‘Stato islamico’). Gli anziani si precipitarono subito nella casa in cui ci trovavamo avvisando i combattenti che eravamo fratelli e che eravamo loro ospiti. Tuttavia, le loro richieste scaddero nel vuoto e i miliziani dello Stato Islamico iniziarono a comportarsi in modo aggressivo anche verso gli anziani.
Prima del raid io ero dentro la struttura, mentre Alan era seduto fuori, nel cortile, con alcuni dei locali e di coloro che erano venuti con noi con il convoglio. Fu preso subito dai combattenti. Quando hanno fatto irruzione ci fu detto di andare nelle nostre stanze, sederci e non parlare. Presero i nostri telefoni e passaporti. Successivamente siamo stati tutti interrogati uno per uno in una stanza adiacente e alla fine i nostri effetti personali ci sono stati restituiti. Si tennero la 4×4 ma purtroppo anche Alan.
Il capo convoglio era ancora al valico di frontiera, supervisionava tutte le ambulanze facendo in modo che tutto andasse bene. Dopo che l’ultimo veicolo di aiuti attraversò il confine, il capo convoglio si diresse verso la pensione, dove potè vedere gli uomini dell’IS che si allontanavano con Alan sul retro di uno dei veicoli. Ci ha detto che Alan sembrava terrorizzato. Questa fu l’ultima volta che qualcuno dei membri del convoglio vide Alan.
Questo evento ha scosso l’intero convoglio. Alan era stato portato via e l’IS aveva gestito in maniera dura il tutto picchiando anche uno dei membri del convoglio pensando che fosse un alawita. Sul perché lo avessero sequestrato non diedero nessuna spiegazione.
I cittadini di ad-Dana., dove avvenne il sequestro, erano infuriati per quello che era successo. In passato eravamo stati diverse volte lì, portando soccorso agli abitanti del luogo che avevano sempre mostrato il loro apprezzamento, offrendoci una splendida ospitalità ogni volta che abbiamo visitato la città.
Nel corso della giornata i notabili della città decisero che sarebbero andati alla sede dell’IS (‘Stato islamico’) per chiedere il rilascio di Alan. Tra questi, studiosi, giudici, medici e leader dei ribelli, oltre una figura di spicco, un anziano sceicco cieco che venne rispettato da tutti.
Andarono e chiesero la sua liberazione, Amir, il loro leader disse di non preoccuparsi, che lo avrebbe liberato l’indomani.
Alan era emotivamente attaccato al popolo siriano, aveva lavorato instancabilmente per raccogliere denaro e aiuti per la Siria, prendendo parte ai convogli umanitari.
Ho vissuto con lui momenti memorabili.
Mentre con un convoglio attraversavamo l’Europa, ci fermavamo ogni tanto a riposare nelle ambulanze. Un giorno in Italia si gelava e il freddo nella parte posteriore dell’ambulanza era insopportabile. Così, la maggior parte dei membri del convoglio decisero di prenotare in alberghi locali per la notte, ma Alan si rifiutò di farlo, rispondendo: “Se i miei fratelli e sorelle possono dormire in tenda al freddo, perché non posso dormire in ambulanza?” Il capo convoglio sentendo questo si offrì di pagare per la sua sistemazione in albergo; ma Alan rispose di dare i soldi ai rifugiati siriani, perché ne avevano bisogno di più e che lui avrebbe dormito in ambulanza.
Il convoglio di dicembre, quello che doveva essere l’ultimo per Alan, partiva poco prima di Natale. Sua moglie non era contenta perché significava non festeggiare il Natale con la famiglia. Si adirò con lui e gli chiese: “Che mi dici di Natale”? Alan rispose: “Al Natale, io non ci credo comunque”. Sua moglie: “E i tuoi figli?” Alan: “I miei figli hanno un tetto sopra la testa, loro non hanno niente e hanno bisogno di più aiuto di quanto non ne abbiano bisogno qui i miei bambini.” Mi confidò quello che era preoccupato che la moglie lo potesse lasciare. Tuttavia, fece il sacrificio di andare ad aiutare il popolo siriano, pur sapendo che il suo matrimonio poteva essere in pericolo.
Potrebbe essere una sorpresa per alcuni il fatto che Alan non credeva più nel Natale. Alan ormai credeva in Allah, nel Suo Messaggero il Profeta Muhammad (saw) e nel fatto che Gesù nonera Dio o il figlio di Dio. Il suo comportamento aveva iniziato a conformarsi ad uno stile di vita musulmano come il fatto di rinunciare al consumo di alcol. Tuttavia, egli non aveva fatto la sua shahada (dichiarazione di fede), ma solo perché voleva prima fare ancora un paio di cose: imparare l’arabo e andare a vivere in Siria. Solo Allah può sapere se questo fosse solo un pio desiderio o un’intenzione sincera ma una cosa è certa, amava il popolo siriano”.
Lo Stato Islamico non ha tenuto in nessun conto quello che anziani e notabili musulmani hanno raccontato di Alan. Né del “patto di sicurezza” (Amana), garantito dai musulmani siriani ad Henning. Forse persino le truppe di Assad avrebbero risparmiato l’umanitario inglese. Ma non lo Stato Islamico…
Gian J. Morici