di Ettore Zanca
Ho letto molte considerazioni in merito, come sempre quando parlano gli psicologi, si può liquidare tutto con un: “tanto quelli non capiscono un cazzo”. E invece non è proprio così, visto che in Italia ormai si è arrivati all’eccesso opposto. Galimberti in un suo editoriale diceva che è perfino eccessivo il ricorso a loro, ormai più interpellati del medico generico. Quelli più gettonati sono ovviamente gli psicologi infantili. Quando un cucciolo ha una falla, una esitazione, non è abbastanza competitivo, immediatamente ha qualche problema. Psicologico. Non si scava nelle patologie, molte volte si sono curati bambini che avevano sindromi maldiagnosticate, ma soprattutto non si sconfigge la vera causa. Noi.
Spesso il principale problema formativo ed educativo, per i cuccioli d’uomo è molto vicino e individuabile. È la nostra immaturità. Ultimamente molti educatori e psicologi, cominciano a segnalare il problema a monte in maniera indiretta. Stiamo assistendo a una crescita difficile dei bambini, ma la spiegazione risiede anche (non solo) dal regresso che gli adulti stanno subendo.
Il quadro è sconfortante ed è ritratto in una definizione da manuale, siamo la generazione che ha iniziato il secolo con Peter Pan e lo ha finito con Harry Potter.
Sempre più genitori non forniscono esempi edificanti ai figli. È conclamato che specie sulle piattaforme sociali, ci sia un regresso degli atteggiamenti. Un essere umano di mezza età, si comporta su facebook come se fosse un bimbo di sette anni. Chatta con più fidanzatine contemporaneamente, ma a casa ha famiglia, e questo è un discorso ambosessi. Come se fosse alla scuola elementare in cui la poligamia era un gioco. Abbiamo bisogno di consenso e di autostima e la cerchiamo in un mondo in cui chiudiamo fuori i nostri figli. O peggio, li usiamo. Inconsciamente infatti, parliamo di loro, mettiamo le loro foto, per dare l’immagine rassicurante di bravi padri e madri di famiglia, per far vedere e farci riconoscere dagli altri come ottimi. Non a caso, in tempi di morìa di like, parliamo ad arte di una impresa del nostro erede al trono.
I figli sono costretti a farci da genitori, noi regrediamo non volendo diventare vecchi e ribellandoci al tempo che passa. Vogliamo pensare giovane, essere alla moda, avere l’ultima app trendy.
Non vogliamo fare davvero introspezione, lo psicologo è uno che deve darci ragione, noi siamo i giusti, il mondo non ci capisce.
Stando alle ultime teorie ci sarebbe poi un sottile legame tra questo regresso genitoriale e i fenomeni di violenza che esplode, tornando bambini siamo più soggetti all’istinto puro, ecco perchè si uccide, ogni volta è l’ultimo atto non di violenza da raptus, ma fondata sull’immaturità. Io non posso avere allora anniento, come i bimbi viziati che non possono ottenere un giocattolo. Con tutto il melodramma di cui siamo capaci da adulti con pretese infantili.
Anche i mezzi di distrazione di massa non ci aiutano a maturare, fateci caso, televisione, social, e reti varie, inneggiano alla superficialità, e un paese superficiale e distratto è infantile, e controllabile.
L’inseguimento alla giovinezza ci fa diventare sbrigativi, nei rapporti che non mettiamo al primo posto. E purtroppo spesso mettiamo i figli dopo.
La teoria è molto, troppo semplice, il regresso infantile porta prima a una semplice immaturità, ma poi nella degenerazione dell’istinto.
Come dice Francesco Matteo Cataluccio, autore del saggio “immaturità” (Einaudi), si rischia il «complesso di Lucignolo, si capisce perché. Pinocchio lo trovava molto più interessante del noioso padre Geppetto e del Grillo Parlante. Come sempre la realtà è complessa e non ha uno sviluppo lineare. L’immaturità ha facce nascoste. I “Neets” (“Not engaged in Employment, Education or Training”: “non impegnati in lavoro, studio o tirocinio”) sono milioni. Si chiudono in casa, vivono al computer, hanno stabilito qual è il perimetro del loro mondo. Altri milioni riducono il loro orizzonte a progetti minimi, al tempo presente (anche linguisticamente chi usa più il passato remoto, il trapassato prossimo?) e navigano sull’onda di un blando narcisismo».