Nel 2013, una raffica di scioperi dovuti a “sostituzioni” di cooperative all’interno di un importante polo logistico nel sud della Provincia Lodigiana, accompagnate da proteste assai vivaci di lavoratori licenziati da una cooperativa e non tutti riassorbiti da un’altra che subentrava alla prima, l’intervento delle Forze dell’Ordine per mantenere l’Ordine pubblico e le denunce ai giornali anche da parte di alcune sigle sindacali circa innumerevoli irregolarità perpetrate a danno dei lavoratori interessati, hanno indotto il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Lodi a approfondire la questione creando una task force investigativa composta da militari del Nucleo di Polizia Tributaria e della Compagnia di Lodi, a sua volta supportata da elementi scelti dello staff del predetto Comando.
Sono state perciò avviate indagini che hanno percorso due binari apparentemente paralleli e che invece, sin dall’inizio, sono stati creati assecondando una strategia di convergenza. Infatti, da una parte i militari delle Fiamme Gialle hanno avviato un’attività investigativa riservata che ha comportato l’esecuzione di molteplici pedinamenti a carico di diverse persone e quindi la riservata audizione di numerosi dipendenti delle cooperative poste sotto osservazione e indagini bancarie mentre, dall’altra parte, sono entrati diverse volte e anche con massiccio dispiegamento di forze, all’interno del Polo logistico di Somaglia (Lodi) per “testare” la validità dei risultati delle indagini condotte nell’ombra e per acquisire la documentazione che volta per volta risultava necessaria.
La fusione dei dati così raccolti ha permesso di cristallizzare anomalie che hanno gettato luce sull’effettiva natura giuridica delle due cooperative poste al centro delle investigazioni (ad esempio molti lavoratori non sapevano di essere formalmente dei soci della cooperativa che li pagava). Trattasi per di più di anomalie che potrebbero configurare gravi ipotesi di reato a carico dei responsabili anche occulti delle apparenti cooperative (emissione di documenti fiscali falsi, nonché la consumazione di truffa aggravata ai danni delle Casse Pubbliche): fatti che sono stati rapportati per le valutazioni alla competente A.G.
Documenti falsi, perché le cooperative emettevano a favore dei propri “dipendenti” buste paga riportanti trasferte in realtà mai eseguite dal singolo lavoratore e che però percepiva sotto tale forma i compensi per il lavoro straordinario prestato e che perciò non era assoggettato a tassazione e quindi ai contributi a fini previdenziali e assistenziali. Men che meno alle ritenute previste per le imposte sui redditi. Tra l’altro, chi (tra i lavoratori) si sottraeva a siffatto modo di procedere – perché per esempio voleva una busta paga regolare e questo anche per accedere a finanziamenti bancari ovvero per il rinnovo dei permessi di soggiorno – veniva messo all’indice dai delegati della “proprietà” che – da una parte – assegnavano lavori più pesanti ai riottosi e dall’altra parte impedivano a questi ultimi di fare ore di straordinario, adottando quindi modalità e metodi che saranno valutati dalla Procura della Repubblica di Lodi, il cui Capo ha seguito passo per passo l’evoluzione dell’attività della Guardia di Finanza.
La scoperta del pagamento “in nero” dello straordinario – equivalente a decine di migliaia di ore lavorative – non soltanto permetteva di accertare non solo che alcuni sindacalisti erano compartecipi al sistema ma anche ben altro. Infatti, le Fiamme Gialle hanno scoperto che i formali rappresentanti delle due cooperative avevano chiesto e ottenuto l’ammissione alla Cassa Integrazione in deroga e questo per decine di migliaia di ore di lavoro. Richiesta, formalmente, giustificata da “ristrutturazioni organizzative” in realtà inesistenti e larvatamente ricondotte alla riduzione dei carichi lavorativi che invece si mantenevano tali, tant’è che le somme pagate in nero tra il 2010 e il 2013 sono state circa 4.500.0000 di euro e siffatto ammontare ha provato proprio la continuità di quel lavoro che si voleva invece fare apparire come venuto meno.
Veniva poi scoperto che una delle due cooperative aveva chiesto e ottenuto l’accesso a un finanziamento per circa 180.000 euro della Regione Lombardia, per un progetto a beneficio del benessere dei dipendenti, senza però averne i requisiti. Il risultato delle investigazioni in questione, tra l’altro, ha determinato la necessità di un coordinamento operativo tra Comando Provinciale della Guardia di Finanza e Direzione Provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Lodi per consentire a ogni lavoratore dipendente “irregolare”, costretto a accettare il pagamento degli straordinari in nero e quindi a non dichiarare i relativi redditi, di fruire d’ogni beneficio di Legge e quindi per evitare – soprattutto a coloro che hanno tentato di far rispettare la legalità – ogni possibile e ulteriore danno.