Fin da tempi remoti la storia dell’Europa è assai discutibile. Europa, figlia di Agenore, venne infatti rapita da Zeus dio che si presentò a lei sotto le forme di un toro bianco. La dolce pulzella, prima ancora che il dio si mostrasse, si lasciò portar via dal toro. Basterebbe questo ad indicare le origini dell’Europa. Con Zeus ebbe tre figli, Minosse, Sarpedonde e Radamanto. Il primo, divenuto re di Creta, diede vita alla civiltà cretese, culla di quella che sarebbe stata la civiltà europea.
Se Minosse fu re giusto e saggio o viceversa, come suggerito dai miti attici, un tiranno crudele, non potremo mai saperlo. Così come non potremo mai conoscere la storia dalla quale nacque la leggenda che vuole avesse pregato Poseidone affinchè gli inviasse un toro da sacrificare in suo onore e non avendolo poi fatto, subì le ire di Poseidone che per punirlo fece innamorare della bestia la moglie di Minosse, la quale a seguito di quell’unione partorì il Minotauro, un essere metà uomo e metà toro.
Storie di tradimenti che non potremo mai appurare. Sta di fatto che la storia d’Europa è costellata dalle corna, quantomeno quelle dei tori. È certo, che tanto in epoca greca, quanto in epoca romana, con il termine Europa veniva indicata un’area geografica a nord del Mediterraneo, della quali si sconoscevano i confini settentrionali.
Oggi tutti sappiamo quali sono i confini naturali del continente europeo. Ma da questo a parlare di un’Europa politica, o meglio di Unione Europea, ne passa. Con 28 paesi membri, accomunati in parte da una moneta unica (euro) e da una zona di libero mercato, l’Unione Europea dal 1993 ha cercato invano di riproporre un’unione di stati che, cedendo in parte la propria sovranità, creassero un’organizzazione internazionale sovranazionale sul modello di altre unioni di Stati, quali gli Stati Uniti o l’ex Unione Sovietica.
Un’accozzaglia di Paesi diversi per cultura, economia, storia, lingua e politica interna, che ha finito con il creare una sorta di caotica trappola dalla quale è oggi difficile venir fuori. Diciamocela tutta, l’Europa Unita è un’invenzione nella quale sono sempre meno coloro i quali ci credono. A differenza degli Stati Uniti, l’UE non ha un proprio ordinamento giuridico che vale per tutti gli Stati membri, non ha una lingua comune a tutti i Paesi che ne fanno parte, non ha, per l’appunto, una popolazione che possa definirsi “europea”.
Se negli USA anche le pietre conoscono il nome del presidente americano, altrettanto non può dirsi per i presunti cittadini europei che nella stragrande maggioranza dei casi sconoscono i leader politici che siedono in Parlamento. Che dire poi di elezioni europee che prevedono la partecipazione di partiti sconosciuti al di fuori dei confini della propria nazione? Quali i loro programmi? Quanti italiani conoscono i partiti tedeschi, francesi o danesi e viceversa?
Sarebbe sufficiente porre qualche domanda per scoprire che i cosiddetti “europei” non hanno la più pallida idea di chi siano gli uomini che li governano, che non hanno mai sentito un loro intervento politico, che ne sconoscono programmi ed appartenenza.
E se qualcuno ritiene che siano i giovani a sentirsi “europei”, si sbaglia di grosso. A smentire l’eventuale teoria di giovani europeisti, le elezioni di ieri che vedono l’avanzata di partiti euroscettici e nazionalisti, il cui elettorato è in larga parte formato da quei giovani che tutti vorremmo immaginare cittadini europei.
Del resto, da una storia di tori e tradimenti, cosa ci si poteva aspettare?
gjm