Mia zia adora i gatti. Una volta, dopo una cena di pesce decise che voleva sfamare con i rimasugli una colonia di felini residente sotto il suo palazzo, non volendo scendere nottetempo, preparò un pacchettino e lo lanciò dalla finestra. Lo faceva spesso. Piccolo particolare: abitava all’undicesimo piano.
L’involucro fu prontamente intercettato in discesa da un micio, più furbo di altri, consapevole che a una certa ora arrivava il cibo. Si piazzò sulla sua traiettoria. La cena era stata corposa, il pesce e i rimasugli erano davvero tanti. Il gatto fu fulminato dal sacchetto in testa, morendo sul colpo. Si fosse spostato avrebbe banchettato lautamente. Invece rimase a fissarlo per tutta la traiettoria.
C’erano tutti gli elementi per evitare il dramma. Però confesso, quando lei me lo raccontò in lacrime, io notavo un lugubre sarcasmo venirmi ai pensieri.
Dicono i greci: o miutòs deloi: la favola insegna qualcosa di profondo. Diamo retta ai presagi, specie se ci cadono dall’alto come rivelazioni, a volte certi segnali ci invitano a guardare i sentimenti e le azioni con una prospettiva diversa, magari facendo un passo indietro che può salvarci da un triste destino che si avvera. Diamo retta a campanelli d’allarme che a volte ci dicono di stare attenti, prima che diventino campane antincendio.
La storia credo, insegna prima di tutto un prezioso assioma, certi gesti, anche se fatti con amore, possono far male, se sono senza cura e frutto di superficialità. Perchè il decesso di un felino non sia accaduto invano.
Ps. Io ho una passione enorme per i gatti. Ma avreste dovuto sentire come mi fu raccontata la storia. Al dispiacere si mischiava una risata grottesca. Confesso.
Ettore Zanca