Nella conferenza stampa di martedì, Putin espone la sua personalissima versione sulla crisi ucraina e l’occupazione della Crimea. Una versione che in alcuni punti tocca il colmo del paradosso e del fantomatico.
Il presidente della Federazione Russa disconosce come proprie le truppe prive di segni distintivi sulle divise che da qualche giorno hanno preso il controllo dei palazzi, delle istituzioni e degli aeroporti della Crimea.
Ma lo zar di Mosca mentre da un lato nega l’invio delle truppe russe in Crimea, dall’altro definisce un colpo di stato la deposizione dell’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich, stigmatizzando la rivolta popolare che in febbraio ha portato le opposizioni al potere, fomentata, secondo lui, da estremisti di destra, “nazionalisti” e “antisemiti” addestrati e foraggiati dall’occidente. Suggella, infine, il suo discorso minacciando il ricorso all’uso della forza qualora fosse necessario per difendere dagli estremisti di destra le proprie installazioni militari e la popolazione russofona presenti in Crimea.
Secondo Putin, quindi degli ignoti individui di lingua russa, in mimetica e armati fino ai denti, si sono “sostituiti” alle forze armate del suo paese, issando le bandiere russe nei palazzi di potere occupati da loro.
Non era mai successo nella storia mondiale che qualcuno gratuitamente rischiasse la vita occupando una nazione sovrana a favore di un’altra nazione e per di più a insaputa di questa.
Forse il presidente russo pensa che la comunità internazionale sia composta da poveri idioti?
Forse. Probabilmente, invece, si fa forte della consapevolezza di tenere in scacco gran parte dell’occidente e in particolare l’Europa che nonostante ipotizzi ritorsioni economiche trema al solo pensiero che Putin possa chiudere i rubinetti del gas da cui dipendono per almeno 1/3 le sue forniture e in toto quelle della stessa Ucraina.
Di una cosa possiamo esserne certi, l’Europa non rischierà di rimanere al freddo e al buio. Un metro cubo di gas al momento è più importante della libertà di un popolo di decidere che tipo di governo darsi e con chi scegliere di intrattenere una partnership economico-politica.
Bisogna, invece, rimproverare all’Europa di aver ingenuamente sottovalutato l’importanza geografica ed economica dell’Ucraina per la Russia, perché questa la lasciasse libera, senza colpo ferire, di decidere la sua adesione all’Ue.
Resta l’America di Obama. Autosufficiente riguardo al gas, ha perso, però, la sua forza deterrente nei confronti della Russia. Sira docet. Significativa a tal proposito è la notizia-beffa che giunge da Oslo della candidatura di Putin al Nobel per la pace proprio “per l’impegno profuso ad evitare la guerra in Siria”.