“Se l’alternativa a Nicola Gratteri è Andrea Orlando, Renzi mi sembra un po’ confuso”.
Il commento è del giornalista-scrittore Antonio Nicaso, considerato a livello internazionale uno dei massimi esperti di ‘ndrangheta.
Nicaso ha commentato così la mancata nomina del pm Nicola Gratteri a dirigere il dicastero Giustizia. Sul nome di Nicola Gratteri, magistrato impegnato sul fronte delle indagini antimafia, tra i più conosciuti della DDA, secondo quanto riportato dalla stampa avrebbe posto il veto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Gratteri, da molti considerato per le sue qualità erede di giudici come Giovanni Falcone, è un uomo che crede fermamente nella Giustizia e il suo impegno lo ha portato a dover rinunciare ad una vita normale, tanto da dover vivere da anni sotto scorta. Problemi di sicurezza così elevati che non avrebbe potuto assistere al funerale del padre e da obbligarlo ad essere scortato anche quando si reca all’estero.
In passato, è stato anche sventato il progetto di un attentato dinamitardo in suo danno. Nel 2010 il magistrato fu, suo malgrado, al centro di una vicenda assai “curiosa”. In visita a Toronto (Canada), dove era ospite dell’Istituto Italiano di Cultura, per parlare della ‘Ndrangheta, si trovò a dover constatare come nessun servizio di sicurezza fosse stato predisposto.
Un’incredibile leggerezza da parte del Ministero italiano che non aveva chiesto la protezione per il magistrato, mettendone a rischio la vita. Appresa la notizia, molti agenti fuori servizio della polizia della regione di York, hanno fatto a gara per riempire il vuoto di sicurezza nel corso della visita di Gratteri.
Senza voler entrare nel merito della nomina al Ministero di via Arenula di Andrea Orlando (noto alle cronache perchè favorevole all’abolizione dell’ergastolo e del 41bis), restano da comprendere le ragioni che hanno impedito la nomina del Procuratore aggiunto della DDA di Reggio Calabria, ritenuto uno dei magistrati italiani più esposti nella lotta alla criminalità organizzata.
Il 18 giugno 2013 il Presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta lo aveva nominato componente della task force per l’elaborazione di proposte in tema di lotta alla criminalità organizzata.
Tra le sue proposte l’inasprimento della pena per l’associazione a delinquere di stampo mafioso (416bis); togliere il “rito abbreviato” per reati di mafia; bloccare la prescrizione dei processi dopo il primo grado; mantenere il 41bis.
Gratteri poteva essere l’uomo giusto al posto giusto. O, forse, proprio per questo, l’uomo sbagliato al posto sbagliato. Gratteri continuerà a fare il magistrato, ma a noi resta tanto amaro in bocca e non pochi dubbi.
Gian J. Morici