29 Aprile 2024
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8 thoughts on “John Kerry: Assad non vuole una soluzione di pace

  1. Kerry non è pronto a riconoscere che gli USA non sono riusciti, come era riuscito loro con Villeda Morales, con Arbenz Guzmán, Daniel Ortega, Juan Domingo Perón ed altri, a rovesciare con la forza il governo legittimo siriano.
    Conserva qualche speranza e finché non le avrà perse del tutto la guerra andrà avanti.

  2. Gent.mo Pierpaolo,
    si rassegni. L’Iran ha i suoi interessi sul nucleare e sa bene che non può ancora continuare a tirar la corda.
    Non mi sembra che Assad abbia un futuro. Non in Siria…
    Cordialmente
    Gian J. Morici

  3. Lei Morici, appena 2 anni fa prevedeva “solo poche ore” per Assad.
    Non ci ha azzeccato allora e nin credo propio che ci azzeccherà addesso.
    Se vuol continuare ad affabulare, cambi argomento. Sia decente.

  4. Lei Pierpaolo, appena due anni fa, accusava Cia, Mossad e chissà chi altro ancora. Stigmatizzava “l’attività di guerriglia vera e propria”, dopo che in qualche modo era stata “garantita l’acquiescenza dell’opinione pubblica eccitata dai Nayirah contro i ‘macellai’. A tal proposito, non sapendo più cosa inventarsi, accusava me e una dissidente siriana di lavorare per conto dell’intelligence statunitense. Prima, con allusioni che dovevano lasciar intendere come fossimo asset di agenzie come NSA e CIA. Successivamente, citando espressamente la NED, per conto della quale avremmo lavorato come sniper dell’informazione.
    Non mancava un’accurata analisi di tipo strategico-militare, secondo la quale “la guerriglia richiede l’introduzione nel Paese bersaglio di forze armate reclutate, organizzate, addestrate, rifornite e pagate dall’estero”, per arrivare a “quello che è lo scopo di tutta l’operazione: l’invasione del Paese da parte di Forze militari straniere”.
    Ad oggi, non ho assistito ad alcuna “invasione” da parte di forze militari straniere, nè mi risulta che ci siano i presupposti per arrivare ad invadere militarmente la Siria.
    A dire il vero, un po’ di truppe sono arrivate, travestite da pellegrini e provenienti dall’Iran per dare man forte ad Assad, ma non credo lei si riferisse a queste. Sembra comunque che anche quest’ingerenza sia destinata a doversi ridurre…
    I suoi interessanti commenti, ben articolati e che mostravano ottima conoscenza della materia, specie in materia di “diplomazie parallele” e strategie militari, cessarono improvvisamente di essere tali dopo una mia risposta, trasformandosi in sterili discorsi da bar degni di ben altri soggetti che non di un uomo che aveva mostrato cotanta conoscenza della materia e capacità di analisi difficilmente riscontrabili nella maggior parte dei cittadini.
    Oggi, come allora, torno a risponderle con quel commento che la portò a mutare, con mio grande dispiacere, la qualità dei suoi interventi:
    Non comprendo come mai un “uomo di mare” con i piedi a terra (quale è), dall’indiscussa cultura tecnico-professionale (e non solo quella, visti gli aspetti di carattere umano e la conoscenza di una materia di per sè ostica ai più, che la contraddistingue), non intervenga pubblicamente abbandonando l’anonimato.
    Cultura personale, titolo accademico, responsabilità di ruolo in altra materia, fanno di lei un soggetto che potrebbe a buon titolo dare il proprio contributo ad un dibattito, trascurato da una moltitudine non pensante, di sicuro interesse per quanti volessero approfondire la propria conoscenza di aspetti che riguardano la vita di tutti i cittadini a prescindere dalla nazionalità o dall’orientamento politico degli stessi.
    Cordiali saluti
    Gian J. Morici

    p.s. Inutile spiegarle il perchè di “un ‘uomo di mare’ con i piedi a terra (quale è)” e “dall’indiscussa cultura tecnico-professionale (e non solo quella, visti gli aspetti di carattere umano e la conoscenza di una materia di per sè ostica ai più, che la contraddistingue)”. Ha orecchie per intendere e sono certo intenderà…

  5. Egregio Gian J. Morici, ma lei proprio vuole obbligarmi a dirlo: “L’avevo detto io!
    Ma non le do questa soddisfazione.
    Il problema non è essere preveggenti – a chi si tiene informato con l’internet la preveggenza è comunque limitata – ma di analizzare i fatti per quelli che sono e non secondo sogni, velleità, miraggi.
    Dare nel 2012 la caduta di Assad “ad ore” era un’evidente assurdità. Neanche propaganda tout court, ma propaganda specifica per beoti. Non vedere, tra i fatti, la replica del programma libico era, nel 2012, cecità sospetta, ovvero la cecità di chi non vuole vedere.
    Il programma “Libia bis” – non serve, spero, che sia io a dirglielo – è fallito miseramente. Lo “arrivano in nostri” degli USA e dei loro ascari della NATO a Damasco, che avrebbe dovuto essere il gran finale del dramma, è ora impensabile e tatticamente tralasciato.
    Dapprima c’è stata la posizione e della Russia e della Cina al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che non ha avuto uguali in Libia. Nel 2012 ancora gli USA pensavano di poter far retrocedere dalle loro posizioni le due potenze un disaccordo con gli USA ed i loro ascari, gruppo che si presenta con il nome d’arte di “comunità internazionale”.
    Fino al 2013 inoltrato, dopo essersi disillusi sulla prospettiva di un mutamento delle posizioni al CSNU, il piano non aveva abbandonato l’intenzione di arrivare militarmente a Damasco con forze NATO, semplicemente travalicando le Nazioni Unite. Il secondo intoppo è stata la rivolta dei sepoy britannici. Il 30 agosto il Parlamento inglese ha rifiutato la partecipazione di truppe britanniche all’impresa siriana.
    Anche se non vincolante giuridicamente, l’atto del Parlamento è stato la pietra tombale sulla riedizione dell’impresa libica.
    L’ingresso di truppa NATO a Damasco non c’è stata, né è prevedibile nel medio termine. Non è mancata, tuttavia, l’invasione straniera. Al previsto fallimento della sollevazione armata di elementi interni alla Siria si è supplito, comunque, con l’invio dall’esterno di forze nuove. Non truppa inquadrata, ma raccogliticci esaltati raccattati in ogni angiporto dell’area isamico-sunnita.
    Non esattamente come da copione, ma una variante ineludibile, visti gli inciampi incontrati.
    Il problema è che gli attori raccogliticci, presi dalla strada, non sono così docili alla regia: potrebbero anche improvvisare per conto proprio.

  6. Come i terroristi liberati e reclutati da Assad che sembra vogliano arrivare ad una tregua con i ribelli? Senza scontri tra terroristi e ribelli cosa succederà?
    Penso che la durata di questo conflitto abbia smorzato i facili entusiasmi delle parti in causa. Se da un lato è vero che la vittoria da parte dell’opposizione ad oggi non c’è stata, altrettanto vero è il fatto che nonostante la quantità e qualità di mezzi e uomini a disposizione, Assad non ha ancora il controllo della nazione. Come lo spiega?
    Il dittatore la sua guerra l’ha già persa in ogni caso. E ancor più di lui, il popolo siriano…
    Il paese è distrutto, le perdite in termini di vite umane pesantissime e anche sotto il profilo economico il danno è smisurato. In più, l’opposizione non si è arresa.
    Non le dice nulla tutto questo?
    Avere i pozzi di estrazione e non avere il controllo dei territori interessati da oleodotti e gasdotti è impensabile. E questo vale per tutti…
    Rifletta!

  7. La guerra on corso è asimmetrica.
    Da una parte c’è un governo, che continua a funzionare come tale. Intrattiene relazioni con l’estero, ha un seggio all’ONU, stampa moneta, fa pagare le tasse, mantiene in funzione scuola, sanità, poste, sistema pensionistico. Amministra giustizia, tiene elezioni e referendum, modifica la Costituzione.
    Dall’altra parte con enorme difficoltà si raduna una delegazione appena per dire che hanno mandato dei “rappresentanti” ad apposita conferenza indetta dall’ONU. L’estorsione attraverso il sequestro di persona è la regola. L’unica giustizia applicata – quando è applicata – non da alcuna garanzia, è dispotica ed imprevedibile, perché basata su interpretazioni non codificate, ma personali della shaharia. Non esiste un sistema scolastico ed educativo. Non si tengono elezioni; anzi, la sola idea è bandita.
    Quindi il Governo, per il solo fatto di esistere e perdurare vince.
    D’altra parte, ogni semplice distruzione di strutture e/o di infrastrutture, private o pubbliche è un danno che colpisce esclusivamente il Governo.
    Distruggere uno stabilimento manifatturiero è un danno al Governo (che non può più ricavarne tasse) ed al quale le Forze Armate governative non possono replicare distruggendo o saccheggiando un altro stabilimento.
    I contras finché non conquistano il potere hanno perso. Il Governo finché dura vince.
    Il Governo, a differenza di quello di Gheddafi, ha dimostrato di essere moralmente solido. Resiliente.
    Dal punto di vista tecnico, ha mostrato di avere aree di debolezza nel campo dei così detti “servizi segreti”. In buona sostanza, non aveva sufficienti notizie riservate su quello che stava succedendo all’interno del Paese.
    La cooperazione che aveva sviluppato nel passato in questo campo con i servizi criminali degli USA è altamente sospetta. Criminali che hanno estratto informazioni da prigionieri senza processo, né accusa della CIA è dubbio che non siano disposti ad altri crimini, soprattutto se ricattabili per le informazioni che la CIA, proprio in “virtù” della suddetta “collaborazione”, è riuscita ad avere su di loro. In buona sostanza: se collaboravano con la CIA significa che erano marci e, di conseguenza, non perfettamente affidabili.

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