Sereno, disteso ed in campagna, nel verde di Tulle a due mesi dalle elezioni municipali.
Ha parlato dalla Corrèze: il dipartimento che ha conosciuto quasi tutti i suoi mandati. E’ andato a fare gli auguri annuali per il 2014 ed è sembrato molto più a proprio agio che durante il discorso ufficiale alla nazione di martedì scorso. Un discorso che è stato un inno alla ruralità come “risorsa fondamentale della nazione”. E’ passato dall’importanza della campagna a quella delle grandi metropoli francesi fino a quelle mondiali per tornare rapidamente alla ruralità del paese, “non come nostalgia da mantenere ma come atout per il successo della Francia”. La ruralità con le sue aziende agricole senza dimenticare l’attrattività turistica delle campagne francesi.
Quanto improvviso entusiasmo! Forse perché i deputati stanno esaminando il progetto di legge per il futuro dell’agricoltura? Oppure deve sostenere il progetto di riunione di certi dipartimenti per alleggerire le pesanti pratiche amministrative? La prossima legge sulla decentralizzazione sarà sicuramente d’aiuto agli agricoltori confrontati alla crescente complessità del lavoro ed ai labirinti kafkiani.
“La Francia deve far fronte al debito e bisogna ridurre ovunque ridurre i deficit, senza aumentare le tasse. Le nostre collettività possono essere uno strumento al servizio dell’economia nazionale e regionale”.
Ma la posta in gioco è più alta. A di là dell’immagine bucolica delle campagne non va dimenticato che gli agricoltori sono al contempo degli imprenditori in una professione che si sta disumanizzando, schiacciati da una fiscalità omicida. Le prime vittime: gli allevatori. E’ appena stato pubblicato uno studio dell’Istituto nazionale di veglia sanitaria (INVS) che fa venire i brividi e che mostra come il suicidio sia la terza causa di decesso nel mondo agricolo dopo i tumori e le malattie cardiovascolari. Lo studio mostra che il tasso di suicidio tra i proprietari di aziende agricole uomini è superiore del 20% rispetto a quello della popolazione generale francese. Un suicidio ogni tre giorni, in particolare tra gli allevatori che si confrontano con gravi difficoltà economiche. Cinquecento suicidi in tre anni. E non dimentichiamo che ruralità non rima necessariamente con agricoltura. Piccole e medie aziende, commerci ed anche grandi industrie trovano posto nelle diverse regioni alle quali si è rivolto oggi il Capo dello Stato. Quanti sono i disoccupati in queste terre che comunque rientrano nelle statistiche nazionali? Tanti, troppi, e la curva della disoccupazione non è ancora invertita. Tutto questo amore dichiarato alle campagne non deve far dimenticare le manifestazioni di malessere, come la recente protesta degli oppositori alle “Mille Vaches”, una “stalla” per mille mucche in costruzione nel dipartimento della Somme, altra zona rurale e verdeggiante. Quale potrà essere il futuro degli allevatori di fronte a questo genere di allevamento intensivo? Senza contare il destino della qualità.
“Dobbiamo trasmettere un messaggio di speranza” ha detto commosso Hollande. “Esiste una Francia sola, una Francia dalla storia e dal destino che devono essere comuni lottando contro tutti i razzismi, gli estremismi ed i fanatismi…”. Hollande vuole investire sulla gioventù rifiutando i comunitarismi. “Una Francia esemplare in cui ci si senta in armonia e si viva in solidarietà…”. Amen! La France, la Grande France, la Belle France che deve smettere di coltivare il pessimismo. Per questo Hollande ha proposto il Patto di Responsabilità. Ha bisogno dell’aiuto di tutti Hollande perché ha un solo obiettivo: il lavoro. Chiama alla solidarietà. “La Francia di domani si decide oggi e deve riprendere la strada della produttività”. “La Francia è vista all’estero come un paese forte diplomaticamente, militarmente e deve essere più forte anche economicamente”. Un Presidente sentimentale insomma.
Vive la République Vive la France!
Luisa Pace