La recente nomina di Giuliano Amato a Giudice della Consulta Costituzionale la dice lunga sulla volontà di rinnovamento.
È come se il marito dicesse alla moglie che certi ospiti a cena gli stanno sulle balle e lei alla prossima occasione glieli cambia semplicemente di posto, invece che non invitarli più.
La nostra politica non si svecchia, ruota. Fanno il gioco del bastone. Ogni tanto resta senza sedia qualcuno, fino al prossimo giro che ritocca a lui. Ma di rinnovare non se ne parla, fino a che non sono pronti figli e nipoti della vecchia casta
Tutto questo mi fa ricordare una triste storia. Ogni sera, mio padre mi vedeva tornare dagli allenamenti di calcetto. Immediatamente la casa veniva invasa da un olezzo insopportabile.
Lui, ingenuamente, non aveva collegato subito l’odore cadaverico al mio ritornare e si metteva a cercare la causa di tanta fognosa puzza.
Come una talpa priva di vista, poneva il naso all’insù alla ricerca di cosa fosse che scatenava il ribrezzo.
Finchè non capì che la puzza veniva dalla mia borsa. Ovviamente questo lo sconfortò, avrebbe dovuto conviverci, sapeva che nulla avrebbe sconfitto quei vapori mefitici, simili a una scimmia putrefatta incastrata tra le pareti di casa e contornata da una capra, in avanzato stato di decomposizione.
La stessa cosa mi sembra di riscontrare in Italia. Non capiamo da dove viene l’olezzo che ci rovina le narici. E continuiamo a tenercene le fonti ben salde al comando. Rassegnati.
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