La nomina di 4 senatori a vita da parte di Giorgio Napolitano causa non pochi mal di pancia tra gli schieramenti politici. Chiaro l’invito a Berlusconi e i suoi alleati a non continuare oltre nel tirare l’esile corda della pazienza del Capo dello Stato perché potrebbe spezzarsi e con essa gli equilibri politici raggiunti con le “larghe intese”.
Il cavaliere è disperato e la sua disperazione traspare tutta nella decisione di presentarsi, sabato 31 agosto, al banchetto di Pannella per firmare tutti e dodici i quesiti referendari dei radicali e non, come ci si sarebbe aspettato, soltanto i quesiti referendari inerenti una “giustizia giusta”.
In pochi minuti Silvio Berlusconi firma tutto e il contrario di tutto rinnegando per certi versi le battaglie politiche che aveva portato avanti nel corso della sua ormai ventennale discesa in politica. Come non ricordare ad esempio la contrarietà di Forza Italia prima e PdL poi alla liberalizzazione delle droghe leggere piuttosto che la cancellazione del reato di clandestinità.
E dopo le proposte e le aperture dei giorni scorsi di Luciano Violante con tanto di appello a voler ricorrere alla consulta per congelare di fatto la situazione di Silvio, ha fatto seguito l’immediata puntualizzazione da parte dello stesso Violante che nel corso suo intervento torinese, ha precisato: “Silvio Berlusconi ha diritto di difendersi davanti alla Giunta del Senato come qualunque altro parlamentare […]. Non ho mai pensato a salvacondotti per Berlusconi. Io non sono favorevole a trasformarlo in una vittima”.
Naturali le reazioni di quanti nel PD non vogliono sporcarsi le mani salvando ad oltranza il cavaliere e uccidendo così giorno dopo giorno il proprio partito, a tutto vantaggio del Pdl e del M5S. Rosy Bindi, nel corso del dibattito “Silvio c’è” ha chiesto le immediate dimissioni da senatore dell’ex premier: “Berlusconi è davvero in difficoltà per pensare di andare avanti. In giunta al Senato il 9 settembre faremo tutti gli approfondimenti necessari ma non perderemo tempo”.
E contro la decisione di Silvio, appoggiata almeno ufficialmente da buona parte del PdL, di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo contro la legge Severino votata anche dal partito di plastica ma verso la quale, adesso, vengono sollevati dubbi sulla sua costituzionalità, Sonia Alfano intervenendo in una nota trasmissione radiofonica ha invitato il cavaliere e i suoi consiglieri a desistere dal portare avanti tale azione per evitare all’Italia e agli italiani l’ennesima figuraccia agli occhi del mondo che ha oramai preso atto di una condanna definitiva del politico italiano più in vista degli ultimi due decenni.
Carlo Rubbia, Renzo Piano, Elena Cattaneo e Claudio Abbado sono i senatori a vita freschi di nomina voluti da Giorgio Napolitano che con questo atto si è posto nuovamente come il mossiere sullo scacchiere di una politica italiana sempre più debole e in difficoltà. Le diverse anime del PD sono divise, ma a prevalere sarebbero coloro che non vogliono salvare il frodatore fiscale dalla decadenza dal seggio senatoriale. Il Capo dello Stato intuendo come spira il vento ha voluto cautelare il governo Letta al Senato, dove i quattro nuovi senatori potrebbero giocare un ruolo determinante nell’eventualità di rimpasti e alleanze alternative a queste “larghe intese”.
Sul futuro, il PdL deve pur prendere atto che lottando strenuamente per un salvacondotto a Berlusconi, sarebbe poi difficile costruire o portare avanti le istanze di un partito (dopo Berlusconi) che ingloba in sé i salvatori di un condannato per frode fiscale.
In queste ore di paura e nervosismo, il cavaliere alterna alle dichiarazioni di responsabilità quelle che sanno di spicciolo ricatto: “Non siamo disponibili a mandare avanti il governo se la sinistra dovesse intervenire su di me, sul leader del PdL impedendogli di fare politica”.
In questi anni Berlusconi ha dimostrato di avere mille risorse e assi nella manica, tutto dunque è ancora possibile, anche se stavolta pare proprio disperato come non mai.
Totò Castellana