I segnali più preoccupanti del tenore di una crisi non sono mai evidenti. In ogni rapporto, gesto, azione, non si coglie quasi mai il campanello d’allarme. Suonano tutti dopo. Dal suicidio al divorzio, è tutto un fiorire di ricordi che successivamente testimoniano che si era stati ampiamente avvertiti del disastro imminente. Ma del resto la cecità cardiaca è propria dell’uomo del terzo millennio come del bipede meno evoluto teconologicamente, basti pensare al capitano del Titanic che non si arrese all’evidenza glaciale della cazzata che stava per combinare. Tutti eravamo intenti a gioire per Silvio Berlusconi condannato in primo grado, per un reato che somiglia tanto all’evasione fiscale di Al Capone. Nello stesso momento, un governo che dovrebbe tutelarci e pensare a questa allegra ammucchiata di disperati, senza lavoro e compagnia piangente, che fa? Emana le nuove disposizioni per la sospensione delle rate dei mutui sulle case. Fino a marzo, la richiesta la potevano fare anche i cassintegrati. Erano espressamente chiamati in causa. Questa categoria, nel nuovo provvedimento di giugno è sparita. Soltanto chi ha definitivamente perso il lavoro, può accedere al fondo di solidarietà per la sospensione.
Non sto qui ad annoiarvi sulle cifre della disoccupazione o di color che son sospesi. Come nelle migliori tradizioni, il segnale di sparizione è stato impercettibile, ma c’è stato. C’è da augurarsi che almeno chi non ha un lavoro senza altre parole a fianco (a cottimo, a gettone, nero, come diceva Troisi), possa ancora essere protetto. Ma del resto questo è lo stato in cui anche la mafia si cancella per decreto, alle volte si ripulisce per elezione diretta del popolo e sale in Parlamento. Chi ci governa diventa sordo e noi facciamo la parte del mut(u)o. La Grecia ci guarda e aspetta. Ma questa, come diceva l’Oste del film Irma la dolce, è un’altra storia.
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