Dopo la notizia data dalla stampa indiana che avanzava l’ipotesi che si potesse cambiare il capo d’imputazione nei confronti dei marò marò Massimilano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori indiani il 15 febbraio, chiamandoli a rispondere di omicidio e non più di omicidio colposo (reato che in India prevede la condanna capitale) la National Investigation Agency, a cui èstato chiesto di indagare sull’uccisione dei due pescatori del Kerala dovrebbe non insistere per la condanna a morte contro i due imputati, per onorare una garanzia data in Italia dall’India.
A dichiararlo, un alto funzionario del Ministero dell’Interno indiano, che ha però anticipato come i due militari italiani saranno chiamati a rispondere dell’accaduto ai sensi del codice penale indiano e del codice di procedura penale e della legge NIA. “Non possiamo tornare indietro dall’impegno dato a una nazione sovrana. Se lo facciamo, nessun paese collaborerà con l’India, in futuro, in ogni caso,” ha aggiunto il funzionario.
Nessuna certezza invece su quale tribunale deciderà la sorte dei due marò. In dubbio infatti se gli stessi verranno giudicati da un tribunale speciale che avrebbe potuto emettere una sentenza di condanna ad un massimo di sette anni, o dalla corte NIA di Delhi.
Dopo i tanti dubbi sollevati da più parti – e che noi avevamo avanzato molto prima che la notizia fosse portata a conoscenza dell’opinione pubblica – in merito agli interessi di carattere commerciale che avrebbero spinto il governo italiano alla cautela (puntualmente sollevati anche dall’opposizione indiana che da qualche settimana muove accuse al proprio governo, ritenendo debole la sua posizione, in quanto personaggi di primo piano, sarebbero stati coinvolti negli episodi di corruzione), si parla di un ulteriore accordo tra i due governi che prevede lo scambio dei due militari italiani con i 109 cittadini indiani che si trovano attualmente nelle carceri italiane.
La fonte è un alto funzionario del ministero dell’Interno indiano che ha affermato che in base all’accordo siglato tra l’India e l’Italia lo scorso anno, dopo che la Corte Suprema indiana avrà escluso per i due imputati la pena di morte, i due paesi potranno effettuare uno scambio di prigionieri.
Il senato italiano avrebbe approvato un trattato per scambiare i prigionieri già nel mese di ottobre dello scorso anno, dopo che le polemiche sui due marò erano scoppiate, ma dal momento che i procedimenti giudiziari sono ancora in corso, non sarebbe possibile ottemperare all’accordo.
Il problema dei marò è dunque tutt’altro che risolto, visto che oltre che dagli interessi di carattere economico le loro sorti dipendono dalla situazione politica indiana, che vede la Presidente del Partito del Congresso Indiano, attualmente al governo, Antonia Edvige Albina Maino, detta Sonia, vedova Gandhi, dover fronteggiare le accuse del partito nazionalista che ritiene deboli le posizioni espresse dal governo, riconducendone la responsabilità alla Gandhi che è nata e cresciuta in Italia.
Considerata la debolezza del governo italiano, i retroscena legati alle commesse commerciali con l’India e le difficoltà politiche interne a quel paese, non sono pochi coloro i quali dubitano del fatto che per i marò italiani non si può ancora parlare di un imminente rientro in patria.
Gian J. Morici.