Si appoggiò con fare stanco alla balaustra dei ricordi.
Quel volto rugoso e bruciato dal sole per i tanti anni in cui aveva lavorato in campagna, mi apparteneva.
E mi apparteneva in maniera viscerale, non tanto per un legame di sangue quanto per quell’affinità emotiva che in quelle rughe si era posata e depositata come a solcare la traccia di un destino.
Seguivo i suoi occhi quando pensava di non essere visto. Sapeva che solo io potevo osservare la traiettoria dei suoi sguardi interiori e ascoltare parole mai dette.
Mi ha fatto vedere senza volerlo un cielo di dolori, gioie, miserie, guerre, vecchi, bambini, freddo e vita.
Lui viaggiava tra i ricordi e io gli camminavo accanto per raccogliere quello che i suoi occhi avevano visto.
Mi ha addestrato al mondo quando il mondo era per me ancora un gioco da scartare.
E mi piaceva ascoltare le sue risate, le sue storie divertenti che poteva raccontare a tutti mentre solo io ero la depositaria dei racconti mai esternati, delle fotografie mai sviluppate, di stanze buie mai illuminate o di luci troppo intense.
Danzavano i suoi pensieri nei miei occhi, li vedevo riflessi nella mia mente in uno strano gioco di complicità nascosta e mai dichiarata.
Ci sono cose che si sanno senza averne la consapevolezza.
Mi portava con se in campagna o al paese nei giorni di festa e mi piaceva seguirlo, respirare il suo odore che sapeva di vita e fatica, di forza e sudore.
Mi piaceva stringere la mia piccola mano nella sua che era grande e ruvida. Ed era tenero quel contrasto di forza e fragilità. Mi sentivo protetta e al sicuro da quel mondo che avevo visto solo nei suoi occhi e da cui lui mi avrebbe sempre difeso.
Ricordo ancora oggi i suoi ricordi che si sommano ai miei in un album che sfoglio di rado perché ogni pagina ha assorbito negli anni lacrime mai versate.
Ripenso al suo ultimo viaggio, quel dolore in cui ho rischiato di annegare, quella mano che lasciò la mia a fendere il vuoto, senza appigli, senza difese.
Sola, in un mondo che ancora dovevo scartare.
E adesso, nei giorni in cui le nuvole oscurano il sole nelle verdi distese della sua campagna, sento ancora la sua forte mano stringere la mia in un attimo che sa di eternità.
Stefania Lastoria
In memoria di mio nonno Felice Battista