1 Luglio 2025
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1 thought on “Senza stipendio ma costretti a lavorare

  1. L’ennesimo caso di difficoltà finanziaria di una impresa, segnalato da questo articolo, evidenzia come la crisi europea del debito pubblico abbia stravolto i ruoli degli attori economici.
    I lavoratori, da prestatori di forza lavoro si sono mutati (a loro insaputa?) in prestatori di ultima istanza sostituendosi sia al sistema bancario, sia al capitale di rischio dell’imprenditore.
    Non valgono più le nozioni teoriche di impresa, imprenditore e banca, così come le abbiamo conosciute dal XIII secolo in poi.
    Alla classe lavoratrice in genere, l’attuale <> assegna il compito, oltre a quello naturale di prestare la propria opera a favore dell’imprenditore, di farsi carico anche dei deficit di liquidità dell’impresa.
    Occorre quindi una seria riflessione su questo <>.
    Le enormi dosi di liquidità che la BCE ha iniettato nel sistema bancario, sono state giustificate dalla rilevanza sistemica degli istituti di credito: senza la finanza, i capitali non possono allocarsi con efficienza. E’ sempre vero? E ove questo non accada, qual’è il ruolo dello Stato?
    Alle difficoltà incontrate dall’imprenditore nell’ottenere ulteriore credito dal sistema bancario, si associano i vincoli di spesa che impongono precise scelte di politica economica da parte dell’attore pubblico.
    La sopravvivenza dei servizi di pubblica utilità ed il mantenimento dei livelli occupazionali in tempo di crisi, non dovrebbe essere uno dei punti cardini dell’azione pubblica?
    Esistono altri modi per praticare l’austeritità. Senza domanda, esisterebbe l’offerta?
    Chissà cosa penserebbe Marx della solidarietà offerta dai lavoratori al principale che non paga i salari?
    La solidarietà <> dalle famiglie dei lavoratori all’impresa è qualcosa di cui dobbiamo prendere atto per evitare ogni inutile polemica.
    I lavoratori hanno inteso sottolineare che l’azienda ha fatto tutto il possibile per evitare questa triste storia. E che l’imprenditore superata questa frase di crisi, speriamo nel più breve tempo possibile, riconoscerà (anche economicamente) i giusti meriti alla propria forza lavoro.
    Dunque, la palla passa nel campo della politica e delle forze politiche.
    Riportare ad ognuno le proprie naturali responsabilità: allo Stato la responsabilità di incassare – erogare – controllare, all’impresa la responsabilità di rischiare il proprio capitale e produrre, ai lavoratori quella di prestare la loro opera con impegno e serietà.
    Per ora, ci accontentiamo della serietà e dell’impegno dei lavoratori. Putroppo.
    Alfonso Albano

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