Una legge inefficace, che non risolverà realmente la piaga della corruzione, realizzata sotto i precisi dettami della politica affinché questa salvi i propri protetti dalla giustizia.
E’ un giudizio netto quello che il presidente del Consorzio agrigentino per la legalità e lo sviluppo Mariagrazia Brandara dà della legge anticorruzione esitata dal Senato.
“E’ curioso che in tempi come questi le iniziative lacrime e sangue del governo tecnico vengano sostenute dalla politica in nome della salvezza dell’Italia e poi si approvi una legge sulla corruzione, fenomeno che ci costa ogni anno 10 miliardi di Pil, che è frutto del compromesso – dichiara -. Un provvedimento che inserisce una serie di principi importati per le pubbliche amministrazioni, gli appalti e i funzionari infedeli ma che nei fatti ha ‘dimenticato’ di agire in modo deciso contro i politici di Roma e che potrebbe essere seguita dalla beffa del testo unico in materia di incandidabiltà che sarà realizzato dall’esecutivo forse addirittura dopo le elezioni nazionali. Questo non consentirà alcuna selezione a monte dei candidati, che per origine latina del termine dovrebbero essere candidi ma che purtroppo spesso non lo sono”.
Grande assente in questa legge è per il presidente Brandara, la possibilità di estendere ai corrotti la confisca dei beni.
“E’ stata fino ad oggi una delle campagne di Libera, che ha raccolto un milione di firme per rendere possibile il riutilizzo sociale di questi beni così come si fa con quelli dei mafiosi, ed è una battaglia di don Luigi Ciotti che ho fatto mia. Purtroppo in tal senso nulla è stato fatto dalla politica, che continua incurante di tutto, a proteggere solo se stessa”.