Il 22 settembre a Palermo il II Congresso regionale dell’Ugl Sicilia, ore 10:00, hotel Addaura
Interviene il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella
“Tra la crisi economica internazionale, la spending review nazionale e la questione della sostenibilità finanziaria della Regione, in Sicilia ci troveremo sempre più nel vortice di una crisi sistemica che richiede un impegno straordinariamente complesso e sinergico”.
A lanciare l’allarme è il responsabile uscente dell’Ugl Sicilia, Antonio Scolletta, in vista del II Congresso regionale, dal tema ‘La Sicilia che vogliamo’, che si terrà sabato 22 settembre presso l’hotel Addaura di Palermo, a cui interverrà anche il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, e dal quale sarà eletto il nuovo segretario regionale.
“Occorre costruire tutti insieme un nuovo modello di ‘sistema paese’, – spiega il sindacalista – che definisca con chiarezza strategica come perseguire lo sviluppo e quali criticità affrontare con maggiore decisione”.
“L’intera classe politica, sia locale sia nazionale, – aggiunge – deve mostrarsi all’altezza della sfida che le parti sociali e datoriali hanno già dimostrato di voler accogliere, definendo, di comune accordo, un piano industriale attento alle diverse esigenze territoriali, accompagnato da un progetto ad ampio raggio di riqualificazione dei lavoratori che fruiscono degli ammortizzatori sociali e da misure che favoriscano una ‘buona’ occupazione”.
“Bisogna restituire la speranza ai giovani, – prosegue – non solo sostenendo la loro occupazione, anche attraverso i contratti di apprendistato, che riducono la dilagante precarizzazione dei rapporti di lavoro e costano meno all’impresa, ma anche rilanciando le scuole professionali per facilitare l’incontro tra domanda e offerta”.
In merito ai fondi europei, per il sindacalista “in Sicilia più che altrove, risultano impantanati tra artifizi di finanza creativa, manifesta incompetenza sul piano tecnico e progettuale, burocrazia asfissiante, spinte lobbistiche e vero e proprio malaffare. Occorre quindi evitare – conclude – che si ripeta ciò che sta accadendo in questi mesi e cioè che a fronte dei circa 36 miliardi di fondi destinati al Sud nella programmazione 2007-2013, ne risultino impegnati solo il 54 per cento e pagati il 21 per cento, a fronte di una media europea di 83 per cento di impegni e 48 di pagamenti, con il risultato che, a 15 mesi dalla conclusione del programma, alcune regioni, compresa la Sicilia, rischiano seriamente di perdere centinaia di milioni che purtroppo torneranno nel bilancio comunitario”.