Presenti insieme al rappresentante del Governo il presidente del Consorzio agrigentino per la Legalità e lo Sviluppo Mariagrazia Brandara, il responsabile di “Libera” Agrigento Salvo Ciulla e i soci della cooperativa “Rosario Livatino – Libera Terra ”
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Il bene di contrada Robadao non solo presidio di legalità ma anche luogo in cui fare formazione, dove far crescere attraverso il confronto una coscienza nuova.
E in tal senso un’opportunità d’eccezione è stata offerta ai volontari di “Libera” presenti presso la struttura di Naro per i campi di lavoro, che hanno incontrato il Prefetto di Agrigento Francesca Ferrandino, il responsabile di “Libera” ad Agrigento Salvo Ciulla, i soci della cooperativa “Libera Terra – Rosario Livatino” e il Presidente del Consorzio per la Legalità e lo Sviluppo Mariagrazia Brandara.
I giovani, tutti di età compresa tra i 17 e i 25 anni, provenienti da Pisa, Bologna, Genova, Foggia, Roma e Catania, hanno affrontato insieme ai relatori temi come l’avanzare di fenomeni come l’antipolitica, l’importanza della democrazia rappresentativa e temi legati all’immigrazione, che tanto da vicino hanno riguardato il nostro territorio.
Un vero e proprio messaggio di speranza è stato lanciato dal Prefetto Ferrandino, che ha ricordato le figure di Libero Grassi e del generale Dalla Chiesa e ha invitato i ragazzi a non cedere ai compromessi. Il Presidente Brandara, dal canto suo, dopo aver fatto un excursus sulla nascita del Consorzio e la realizzazione del centro di contrada Robadao, ha auspicato che, partendo dai giovani, possa partire un nuovo corso che abbia al centro l’uomo e i suoi bisogni.
Giovedì sera, sempre nella sede della Cooperativa sociale Rosario Livatino – Libera Terra, i giovani volontari avevano partecipato ad un altro incontro inserito all’interno del percorso di formazione su tematiche quali la lotta alla mafia, l’immigrazione clandestina, e approfondimenti sulla figura del giudice Rosario Livatino.
L’occasione è stata data dalla presenza di Giuseppe Ciminnisi, figlio di una vittima innocente di mafia, che ha raccontato la propria esperienza, rispondendo poi alle tante domande dei presenti. Dalla prima emozione di Giuseppe quando venne a conoscenza dell’arresto dei mandanti della strage; alla maniera in cui si è sviluppato il suo impegno di Ciminnisi nella lotta alla mafia nel corso degli anni.
Alla domanda se dopo l’omicidio del padre, Giuseppe avesse mai ricevuto proposte di affiliazione con la promessa di poterlo vendicare, dopo la risposta negativa da parte dell’interessato, ha fatto seguito l’intervento del Presidente dell’Associazione Culturale “Emanuela Loi”, Fabio Fabiano, il quale ha spiegato come vengono adescati soltanto giovani appartenenti alle famiglie mafiose per scatenare e/o appoggiare guerre tra clan.
Un incontro partecipato, che ha visto in Ciminnisi e Fabiano due validi interlocutori in grado di spiegare come la mafia non sia imbattibile e come ogni fenomeno ha un inizio e una fine. Una fine, la cui distanza dipende solo dalla nostra capacità di reagire. Una platea interessata e sensibile verso la problematica, ha accolto con un applauso il messaggio di speranza di un futuro libero dalle mafie.