Su Grandangolo – il giornale di Agrigento – diretto da Franco Castaldo, nell’edizione 30 in edicola domani, viene approfondito con dovizia di particolari il caso Alessandria della Rocca dopo che i carabinieri del reparto operativo di Agrigento e della Compagnia di Cammarata, come è noto, hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di tre persone tutte di Alessandria della Rocca (un quarto provvedimento è in via di esecuzione) perché accusati di associazione di tipo mafioso. L’indagine ha avuto origine dall’omicidio di Pietro Chillura, avvenuto nell’agosto del 2005 nel piazzale antistante il cimitero di Alessandria della Rocca. Gli investigatori, grazie anche alle dichiarazioni di storici collaboratori di giustizia, hanno appurato che l’uomo fu ucciso perchè si rifiutò di obbedire all’ordine di giustiziare una persona, per la manifestata insofferenza alle logiche dell’organizzazione mafiosa e soprattutto per una eventuale collaborazione con la giustizia che la vittima aveva accennato. Ma è tutta l’indagine dei carabinieri che scoperchia santuari inesplorati e consente di fornire chiavi di lettura su una mattanza che ha insanguinato il territorio della Bassa Qusquina e in particolar modo proprio il Comune di Alessandria della Rocca. Omicidi eccellenti, anche di boss di prima grandezza con episodi delittuosi, duplice omicidio mascherato da suicidio, persino in America, nel New Jersey. E nell’indagine si stagliano imperiose le figure di due donne, la madre e la sorella di Chillura, che dopo aver sopportato violenze e sopraffazioni hanno deciso di collaborare con la giustizia. L’età degli arrestati, per tutti molto avanzata, non deve trarre in inganno: gli inquirenti sono convinti che ancora oggi i quattro indagati, insieme ad altre quattro persone per le quali è stata chiesta (non accolta) la cattura avrebbero comandato sino all’altro ieri in paese. E suona come un avvertimento contro il malaffare la dichiarazione del col. Riccardo Sciuto che in conferenza stampa ha ammonito: “La giustizia arriva sempre” Grandangolo vi racconta tutto a pagina tre ricostruendo nel dettaglio una della pagine più tristi della mafia agrigentina.
Ilo giornale pubblica inoltre la consueta intervistona di Diego Romeo con Giuseppe Di Rosa e continua a raccontare delle vicende dell’inquinamento marino e della depurazione in città. C’è spazio anche per il provvedimento dell’Ordine degli avvocati che ha sospeso dalla professione per due mesi Giuseppe Arnone. Provvedimento che, non senza polemiche, viene preannunciato, sarà impugnato