Dopo 20 anni il ricordo di Giovanni Falcone, della moglie e degli uomini della scorta ha segnato nel cuore dei siciliani una svolta, un momento di riflessione e di impegno civile, di ribellione, per poter riappropriarsi del proprio spazio e della libertà.
Ecco perché ritengo che tutti i Comuni siciliani debbano ringraziare per i valori che ha trasmesso Giovanni Falcone ,come magistrato, come servitore dello Stato e come uomo, ricordo la speranza e la convinzione del giudice Falcone in una delle ultime interviste: era un messaggio positivo dove dichiarava che come tutti i fenomeni umani la mafia scomparirà e sarà sconfitta.
“Da giovane impegnato nel sociale e in politica da sempre ho seguito un insegnamento: nella vita ognuno di noi può sbagliare ma solo se si ha coraggio delle proprie scelte, delle proprie idee ognuno troverà la forza di uscirne fuori e trovare la giusta strada, Falcone non ha mai chinato il capo, è rimasto fino alla fine leale con la sua missione, servire le Istituzioni.
E ricordo che vent’anni fa dopo le stragi la Sicilia era una Regione dilaniata, dove furono applicate leggi speciali, l’esercito, oggi voglio dire che molto è stato fatto per abbattere la mafia, ma non si deve mai abbassare la guardia, moltissimi boss sono stati arrestati, ma in Sicilia la cultura della legalità deve ripartire soprattutto dalle scuole, dalle piazze, tra le gente; la legalità vince se diventa fondante, principio e regola di vita per una collettività; non è facile ma si è fatto tanto e si può fare tanto altro.
Io posso dire che come vicesindaco alla cultura sto preparando nel ventennale delle stragi una giornata sulla legalità che ripercorre cosa hanno fatto i comuni siciliani in questi quattro lustri per lasciare una traccia di quello che hanno realizzato per le comunità, riferendomi ad opere quali piazze, biblioteche, palazzi ripristinati per la gente, il tutto fa parte di un progetto che vuole scuotere le nuove generazioni a far sempre meglio, perché, non dimentichiamo” le loro idee camminano sulle nostre gambe” come riportato, a perenne ricordo, sul lenzuolo affisso a Palermo sull’albero di Facone.